domenica 7 giugno 2020

543 - IL PROCESSO DI ARTEMISIA




Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. La storia di una donna che ha saputo essere una grande artista in un mondo ostile e intollerante. Artemisia Gentileschi nasce a Roma nel 1593. La madre muore quando ha 12 anni, e le lascia 5 fratelli più piccoli da accudire. Il padre Orazio, pisano di nascita, ha aperto a Roma la sua bottega di pittore. La ragazzina ha sempre dimostrato talento artistico, e il padre le fa da maestro e la introduce in un campo all’epoca totalmente precluso alle donne. E’ però (e sarà sempre) un padre-padrone, che le proibisce ogni contatto col mondo artistico esterno.

Comunque nel 1611 Artemisia è già un’esperta pittrice. E per la prima volta il padre le consente di prendere lezioni di prospettiva da un pittore suo amico: Agostino Tassi. Scelta sbagliatissima, visto che si tratta di un furfante avventuriero, conosciuto come “lo smargiasso”. Lui si incapriccia della diciottenne, e ci prova in tutti i modi, ma lei non ne vuol sapere. Finchè un giorno che il padre non c’è, Tassi paga la vicina cui lei è affidata, in modo che lo lasci solo in casa con la ragazza, e la violenta. Artemisia in lacrime racconta tutto al padre, che chiede ragione allo “smargiasso”. Lui, come si usava al tempo, promette un matrimonio riparatore. Per quasi un anno la ragazza sarà costretta a vivere more uxorio col suo stupratore. Finché non scopre che l’uomo è già sposato.

Scoppia lo scandalo, padre e figlia denunciano il Tassi, inizia un processo che durerà 7 mesi. Nel quale Artemisia dovrà tirare fuori tutto il suo coraggio. L’imputato paga testimoni che giurano di aver fatto sesso con la ragazza, descritta come una prostituta. Il ritardo di un anno poi non giova alla credibilità dei denunciatori. Per chiudere la vicenda, la pittrice accetta di testimoniare sotto tortura (una sorta di patteggiamento dell’epoca). E rischia anche di non poter dipingere mai più, perché viene scelta la tortura dei sibilli: i pollici legati con cordicelle sempre più strette sulle falangi da un legno che ruota. Lei tiene duro, conferma tutto. Tassi viene condannato: a scelta, 5 anni di prigione o l’esilio. Opta per il secondo, ma riuscirà con i suoi appoggi a non stare neanche un giorno lontano da Roma. Chi invece deve andarsene è Artemisia, che, bollata da tutti come “puttana bugiarda”, il giorno dopo la sentenza sposa Pierantonio Stiattesi, modestissimo pittore che vive di espedienti. Non è un matrimonio d’amore (anche se nasceranno 4 figli), anzi lui sperpererà fiumi di soldi guadagnati dalla moglie. Che a Firenze diventa famosa, e fa decollare la sua carriera di “pittora” . Lavorerà anche a Venezia, Londra e a Napoli dove morirà nel 1653. Fra i suoi capolavori, spiccano i tanti personaggi femminili (Giuditta, Betsabea, Ester) che lottano contro maschi violenti.



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