Sembra
impossibile ma…
Questa
è una storia vera. La storia di una donna che ha saputo essere una
grande artista in un mondo ostile e intollerante. Artemisia
Gentileschi nasce a Roma nel 1593. La madre muore quando ha 12 anni,
e le lascia 5 fratelli più piccoli da accudire. Il padre Orazio,
pisano di nascita, ha aperto a Roma la sua bottega di pittore. La
ragazzina ha sempre dimostrato talento artistico, e il padre le fa da
maestro e la introduce in un campo all’epoca totalmente precluso
alle donne. E’ però (e sarà sempre) un padre-padrone, che le
proibisce ogni contatto col mondo artistico esterno.
Comunque
nel 1611 Artemisia è già un’esperta pittrice. E per la prima
volta il padre le consente di prendere lezioni di prospettiva da un
pittore suo amico: Agostino Tassi. Scelta sbagliatissima, visto che
si tratta di un furfante avventuriero, conosciuto come “lo
smargiasso”. Lui si incapriccia della diciottenne, e ci prova in
tutti i modi, ma lei non ne vuol sapere. Finchè un giorno che il
padre non c’è, Tassi paga la vicina cui lei è affidata, in modo
che lo lasci solo in casa con la ragazza, e la violenta. Artemisia in
lacrime racconta tutto al padre, che chiede ragione allo
“smargiasso”. Lui, come si usava al tempo, promette un matrimonio
riparatore. Per quasi un anno la ragazza sarà costretta a vivere
more uxorio col suo stupratore. Finché non scopre che l’uomo è
già sposato.
Scoppia
lo scandalo, padre e figlia denunciano il Tassi, inizia un processo
che durerà 7 mesi. Nel quale Artemisia dovrà tirare fuori tutto il
suo coraggio. L’imputato paga testimoni che giurano di aver fatto
sesso con la ragazza, descritta come una prostituta. Il ritardo di un
anno poi non giova alla credibilità dei denunciatori. Per chiudere
la vicenda, la pittrice accetta di testimoniare sotto tortura (una
sorta di patteggiamento dell’epoca). E rischia anche di non poter
dipingere mai più, perché viene scelta la tortura dei sibilli: i
pollici legati con cordicelle sempre più strette sulle falangi da un
legno che ruota. Lei tiene duro, conferma tutto. Tassi viene
condannato: a scelta, 5 anni di prigione o l’esilio. Opta per il
secondo, ma riuscirà con i suoi appoggi a non stare neanche un
giorno lontano da Roma. Chi invece deve andarsene è Artemisia, che,
bollata da tutti come “puttana bugiarda”, il giorno dopo la
sentenza sposa Pierantonio Stiattesi, modestissimo pittore che vive
di espedienti. Non è un matrimonio d’amore (anche se nasceranno 4
figli), anzi lui sperpererà fiumi di soldi guadagnati dalla moglie.
Che a Firenze diventa famosa, e fa decollare la sua carriera di
“pittora” . Lavorerà anche a Venezia, Londra e a Napoli dove
morirà nel 1653. Fra i suoi capolavori, spiccano i tanti personaggi
femminili (Giuditta, Betsabea, Ester) che lottano contro maschi
violenti.

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