lunedì 8 giugno 2020

555 - RAMREE, L'ISOLA DELL'ORRORE



Sembra impossibile ma…
Una battaglia della seconda guerra mondiale si è conclusa con una morte orribile per quasi mille soldati dell’esercito giapponese: sono stati tutti divorati dai coccodrilli.

Gennaio 1942, le truppe giapponesi invadono l’isola di Ramree, vicino alla costa della Birmania, e la vicina isola di Cheduba, strategicamente molto importanti per il controllo dell’area. Tanto che tre anni dopo, nel 1945, sono fra le prime attaccate dagli alleati nella controffensiva che porterà alla sconfitta nipponica. La prima ad essere riconquistata è Cheduba, praticamente sguarnita; gli inglesi che sbarcano a Ramree invece trovano una forte resistenza. Nell’interno dell’isola circa mille soldati giapponesi rimasti tagliati fuori si difendono con tutte le loro forze. Dopo giorni di battaglia, le truppe britanniche aggirano la fortificazione dove si concentrano i nemici, e li costringono a ritirarsi; nel tentativo di ricongiungersi al grosso dei giapponesi sul lato opposto dell’isola, i fuggitivi sono costretti ad attraversare una vasta palude di mangrovie.

Gli inglesi al calar della sera vedono le retroguardie dei nemici che si inoltrano nella palude. I militari in fuga sono allo stremo delle forze, dopo giorni in un ambiente ostile fra insetti e serpenti velenosi. E diventano una preda facile per i coccodrilli marini che popolano la palude. Fra i soldati inglesi c’è lo scienziato naturalista Bruce Stanley Wright, che nel suo libro “Wildlife Sketches Near and Far” racconterà così ciò che successe durante la notte del 19 Febbraio: “fu la cosa più orribile che nessun membro degli equipaggi di motolance abbia mai sperimentato. Dalla palude si udivano spari e urla di soldati, rumore di rettili che mordevano, schiacciavano ossa nelle fauci, si aggrovigliavano tra loro, un frastuono infernale che non può avere uguali sulla terra. Dei quasi mille soldati giapponesi entrati nella palude ne uscirono vivi una ventina”.

Alcuni storici e biologi contestano questa ricostruzione, quantomeno nei numeri: sostengono che un numero così elevato di coccodrilli non potrebbe sopravvivere in un’ecosistema circoscritto come la palude, abitato nel quotidiano da un numero esiguo di possibili prede. E’ vero però, dicono altri, che in quell’occasione centinaia di coccodrilli potrebbero essersi stati spinti nella zona proprio dal frastuono della guerra, e attirati dall’odore dei morti.
 
 

 





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