Sembra
impossibile ma…
Una
battaglia della seconda guerra mondiale si è conclusa con una morte
orribile per quasi mille soldati dell’esercito giapponese: sono
stati tutti divorati dai coccodrilli.
Gennaio
1942, le truppe giapponesi invadono l’isola di Ramree, vicino alla
costa della Birmania, e la vicina isola di Cheduba, strategicamente
molto importanti per il controllo dell’area. Tanto che tre anni
dopo, nel 1945, sono fra le prime attaccate dagli alleati nella
controffensiva che porterà alla sconfitta nipponica. La prima ad
essere riconquistata è Cheduba, praticamente sguarnita; gli inglesi
che sbarcano a Ramree invece trovano una forte resistenza.
Nell’interno dell’isola circa mille soldati giapponesi rimasti
tagliati fuori si difendono con tutte le loro forze. Dopo giorni di
battaglia, le truppe britanniche aggirano la fortificazione dove si
concentrano i nemici, e li costringono a ritirarsi; nel tentativo di
ricongiungersi al grosso dei giapponesi sul lato opposto dell’isola,
i fuggitivi sono costretti ad attraversare una vasta palude di
mangrovie.
Gli
inglesi al calar della sera vedono le retroguardie dei nemici che si
inoltrano nella palude. I militari in fuga sono allo stremo delle
forze, dopo giorni in un ambiente ostile fra insetti e serpenti
velenosi. E diventano una preda facile per i coccodrilli marini che
popolano la palude. Fra i soldati inglesi c’è lo scienziato
naturalista Bruce Stanley Wright, che nel suo libro “Wildlife
Sketches Near and Far” racconterà così ciò che successe durante
la notte del 19 Febbraio: “fu la cosa più orribile che nessun
membro degli equipaggi di motolance abbia mai sperimentato. Dalla
palude si udivano spari e urla di soldati, rumore di rettili che
mordevano, schiacciavano ossa nelle fauci, si aggrovigliavano tra
loro, un frastuono infernale che non può avere uguali sulla terra.
Dei quasi mille soldati giapponesi entrati nella palude ne uscirono
vivi una ventina”.
Alcuni
storici e biologi contestano questa ricostruzione, quantomeno nei
numeri: sostengono che un numero così elevato di coccodrilli non
potrebbe sopravvivere in un’ecosistema circoscritto come la palude,
abitato nel quotidiano da un numero esiguo di possibili prede. E’
vero però, dicono altri, che in quell’occasione centinaia di
coccodrilli potrebbero essersi stati spinti nella zona proprio dal
frastuono della guerra, e attirati dall’odore dei morti.

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