Sembra
impossibile ma…
Questa
è una storia vera.
La storia di Annie Londonderry e della sua rivoluzione in bicicletta.
Annie
Cohen nasce in Lettonia nel 1870. A 5 anni emigra con i genitori a
Boston. Nel 1888 sposa Max Kopchovsky, un venditore ambulante. Nei
successivi 4 anni la coppia ha 3 figli. Annie ha 23 anni quando
decide di tentare un’impresa che la terrà lontana da Boston e
dalla famiglia per 15 mesi: fare il giro del mondo in bicicletta.
Tutto
nasce dalla scommessa fra due ricchi bostoniani sul fatto che una
donna riesca a completare il giro del mondo su una bici, come fece 10
anni prima Thomas Stevens. L’avventura è ritenuta proibitiva per
una ragazza, e se inforchiamo gli occhiali di fine ottocento, ci
rendiamo conto del perché. Le strade non sono certo come quelle
odierne, ma attraversano fiumi e deserti, praterie incolte e sentieri
polverosi, contorti e faticosissimi da percorrere. Le donne in bici
sono più uniche che rare: l’abbigliamento è già un ostacolo, poi
il ciclismo è sconsigliato come attività dannosa per la salute e
gravosa per la corporatura fragile. Addirittura ci sono associazioni
che lo proibiscono denunciando l’eccitazione sessuale che
deriverebbe dalla posizione sul sellino combinata col movimento della
pedalata.
Con
queste premesse, Annie accetta la sfida: dovrà essere di ritorno
entro 15 mesi. Un imprenditore locale sponsorizza con 100 dollari il
viaggio in cambio del marchio Londonderry Spring Water sulla bici. Da
quel giorno Annie Cohen Kopchovsky sarà ricordata come Annie
Londonderry. Il 25 giugno del 1894 parte da Boston. A salutarla c’è
mezza città. Mancano il marito e il fratello.
Annie
parte con un solo cambio di vestiti e un revolver dal manico di
madreperla, in sella a una pesantissima Columbia, adatta ai suoi
abiti. A Chicago la cambierà con una Sterling, più leggera e col
telaio da uomo, che le richiede un cambio di abbigliamento: di lì in
poi indosserà dei calzoncini, una cosa mai vista, una rivoluzione. Pedala
pedala ecco Parigi, Istanbul, Bombay, la Cina, il Giappone, quindi
San Francisco e un durissimo coast-to-coast. Certo, non va sempre in
bici, sale anche su treni e navi. Ma diventa un mito, nelle città
che attraversa i ciclisti le corrono al fianco, la gente applaude e
lancia fiori, riceve 400 proposte di matrimonio.
Per
pagarsi le spese vende le sue foto autografate e si improvvisa
reporter. Sulla strada incontra banditi, cade più volte, rischia di
andare sotto un treno, prende la polmonite, investe un gruppo di
maiali e si rompe un polso, finisce all’ospedale dopo lo scontro
con un cavallo imbizzarrito. Ma non molla: arriva a Boston prima che
siano scaduti i 15 mesi. Il contachilometri della sua Sterling segna
15.455 km. In tutto afferma di averne percorsi 41.841. Riscuote il
premio, di cui non si conosce l’ammontare, e si trasferisce a New
York con la famiglia. Qui pubblica i reportage per il New York World
firmandosi “La nuova donna”. Morirà dimenticata da tutti nel
1947.

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