domenica 3 novembre 2019

114 - ALICE DIETRO LE QUINTE




Sembra impossibile ma...
Se capitate a Lindhurst, paesino della New Forest, nel sud dell'Inghilterra, fate un salto nel cimitero della chiesa di San Michele e cercate la tomba di mrs Reginald Hargreaves. Quello è il nome da sposata: lì riposa Alice Liddell, nata nel 1852, morta nel 1934. Per tutto il mondo solo Alice: sì, quella del paese delle meraviglie.

Perché il capolavoro di Lewis Carroll, forse il più fantastico di tutti i libri, ha solide radici nella realtà. Cominciamo dall'autore: scrittore, matematico e fotografo, il suo vero nome è Charles Lutwidge Dodgson, ma con un gioco di parole basato su una traduzione in latino nel 1856 Charles si trasforma in Carroll e Lutwidge in Lewis.
 
Lo scrittore insegna matematica al Christ Church College di Oxford; il preside è Henry Liddell, e lui inizia a frequentare la famiglia. E si invaghisce (pare in modo del tutto platonico, almeno così speriamo tutti) della piccola Alice, che ha 10 anni. Nell'estate del 1862 durante una gita in barca sul Tamigi inizia a raccontare una storia ad Alice e alle sue due sorelle; in seguito le bambine chiederanno infinite repliche, e lui aggiungerà particolari. Due anni dopo per Natale regala ad Alice un manoscritto che lui stesso ha illustrato. Si chiama "Alice's Adventures Underground"; per la pubblicazione e il nome definitivo bisognerà aspettare ancora un anno, passando per “Alice's Elfland” e “Alice Among the Fairies”.

Molti riferimenti del romanzo, che sembrano nonsense, hanno invece senso per Alice e le sue sorelle: ad esempio il tutor artistico delle bambine diventa il "vecchio grongo che viene una volta alla settimana", e tanti personaggi assurdi, luoghi ed esperienze per le bimbe identificano fatti e persone reali. Loro stesse e l'autore entrano nella storia come gli uccelli sulla barca: Carroll è il Dodo, dal nome Dodgson che essendo lui balbuziente, pronuncia "Do-do-dodgson". Nell’ultimo capitolo di “Attraverso lo specchio” ancora un omaggio ad Alice: un acrostico in cui le prime lettere di ogni riga formano il nome Alice Liddell. Il Cappellaio Matto nasce invece dal modo di dire inglese “mad as a hatter“, un luogo comune nato perché all'epoca i fabbricanti di cappelli impazzivano davvero: era il mercurio con cui lavoravano il feltro ad avvelenarli lentamente e a portarli alla follia.

Alice Liddell conserverà per tutta la vita un ricordo affettuoso di Carroll; nel 1928 l'originale del libro la salverà dalla miseria: rimasta vedova, a 76 anni lo venderà infatti per 15.400 sterline. Manterrà invece fino alla fine, nel 1934, un vasto archivio di articoli, immagini e gadget sul personaggio da lei ispirato.

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