Sembra
impossibile ma...
Se
capitate a Lindhurst, paesino della New Forest, nel sud
dell'Inghilterra, fate un salto nel cimitero della chiesa di San
Michele e cercate la tomba di mrs Reginald Hargreaves. Quello è il
nome da sposata: lì riposa Alice Liddell, nata nel 1852, morta nel
1934. Per tutto il mondo solo Alice: sì, quella del paese delle
meraviglie.
Perché
il capolavoro di Lewis Carroll, forse il più fantastico di tutti i
libri, ha solide radici nella realtà. Cominciamo dall'autore:
scrittore, matematico e fotografo, il suo vero nome è Charles
Lutwidge Dodgson, ma con un gioco di parole basato su una traduzione
in latino nel 1856 Charles si trasforma in Carroll e Lutwidge in
Lewis.
Lo
scrittore insegna matematica al Christ Church College di Oxford; il
preside è Henry Liddell, e lui inizia a frequentare la famiglia. E
si invaghisce (pare in modo del tutto platonico, almeno così
speriamo tutti) della piccola Alice, che ha 10 anni. Nell'estate del
1862 durante una gita in barca sul Tamigi inizia a raccontare una
storia ad Alice e alle sue due sorelle; in seguito le bambine
chiederanno infinite repliche, e lui aggiungerà particolari. Due
anni dopo per Natale regala ad Alice un manoscritto che lui stesso ha
illustrato. Si chiama "Alice's Adventures Underground"; per
la pubblicazione e il nome definitivo bisognerà aspettare ancora un
anno, passando per “Alice's Elfland” e “Alice Among the
Fairies”.
Molti
riferimenti del romanzo, che sembrano nonsense, hanno invece senso
per Alice e le sue sorelle: ad esempio il tutor artistico delle
bambine diventa il "vecchio grongo che viene una volta alla
settimana", e tanti personaggi assurdi, luoghi ed esperienze per
le bimbe identificano fatti e persone reali. Loro stesse e l'autore
entrano nella storia come gli uccelli sulla barca: Carroll è il
Dodo, dal nome Dodgson che essendo lui balbuziente, pronuncia
"Do-do-dodgson". Nell’ultimo capitolo di “Attraverso
lo specchio” ancora un omaggio ad Alice: un acrostico in cui
le prime lettere di ogni riga formano il nome Alice Liddell. Il
Cappellaio Matto nasce invece dal modo di dire inglese “mad as a
hatter“, un luogo comune nato perché all'epoca i fabbricanti di
cappelli impazzivano davvero: era il mercurio con cui lavoravano il
feltro ad avvelenarli lentamente e a portarli alla follia.
Alice
Liddell conserverà per tutta la vita un ricordo affettuoso di
Carroll; nel 1928 l'originale del libro la salverà dalla miseria:
rimasta vedova, a 76 anni lo venderà infatti per 15.400 sterline.
Manterrà invece fino alla fine, nel 1934, un vasto archivio di
articoli, immagini e gadget sul personaggio da lei ispirato.
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