martedì 9 novembre 2021

751 - LA NASCITA DI SANTA CLAUS


 

 Sembra impossibile ma...

Poco più di due secoli fa San Nicola è diventato Babbo Natale. E' noto che la storia di San Nicola di Bari, vescovo greco di Myra vissuto nel quarto secolo, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane ha dato origine alla tradizione di Babbo Natale, grazie alla sua immensa generosità e all’assistenza concreta data ai poveri.  

Ma è solo grazie a una trovata letteraria che nel 1809 dalla storia di San Nicola è nata la leggenda di Santa Claus. E' stato lo scrittore Washington Irving, autore fra l'altro del romanzo “La leggenda di Sleepy Hollow”, a “inventare” Babbo Natale. E' il 1809 quando Irving pubblica il libro intitolato “History of New York”, e nella finzione racconta di aver ritrovato il manoscritto di un fantomatico storico olandese. Nel libro, lo scrittore ironizza sul santo protettore di New Amsterdam (l'antico nome di New York), San Nicola appunto, che gli olandesi chiamavano Sinterklaas e festeggiavano il 6 dicembre. Irving racconta di un certo Oloffe, che una notte sogna il santo, “venuto a cavalcare sulle cime degli alberi, su quel carro nel quale porta i regali annuali ai bambini”, e li mette nelle calze che i piccoli hanno appeso al camino.

Santa Claus avrà immediato successo, e sarà festeggiato il 6 dicembre finché, nel 1823, non sarà pubblicata la poesia (poi trasformata in canzone) sul giornale “New Yorker”, intitolata “Una visita da San Nicola”, che recita: “Era la notte prima di Natale e tutta la casa era in silenzio, nulla si muoveva, neppure un topino. Le calze, appese in bell’ordine al camino, aspettavano che Babbo Natale arrivasse”. Et voilà, il gioco è fatto: il santo venerato dagli olandesi viene associato alla festa del Natale, e per la prima volta compaiono le renne.

Santa Claus, o Babbo Natale, non ha però ancora un aspetto definito. Irving lo descrive come uno spilungone magrissimo vestito di verde che fuma la pipa. Ci penserà qualche anno dopo un disegnatore di origini tedesche, Thomas Nast, nel 1863 a dargli l’aspetto con il quale ancora oggi lo raffiguriamo. Nast si rifà alla tradizione tedesca, e chiude il cerchio ispirandosi alla figura di San Nicola, il vescovo che donò tutti i suoi averi ai poveri. Lo disegna come un grande elfo magico, un vecchio con lunga barba e baffi, dal pancione prominente e dallo sguardo amorevole, con un vestito rosso a calzamaglia e un cappello, con gli orli della casacca in pelliccia. La prima illustrazione del Babbo Natale moderno, pubblicata su Harper’s Weekly, risale al 1863.





750 - L' ALBERO RICICLATO


 

Sembra impossibile ma...

Un insolito albero di Natale ha reso un piccolo borgo australiano famoso in tutto il mondo. Come sarà quest'anno il grande albero di Natale al centro della piazza di Lismore, nel Nuovo Galles del sud? Se lo domanda tutta l'Australia, e le televisioni nazionali sono all'opera per cercare di rubare qualche dettaglio che anticipi la rivelazione del giorno di Natale. Ma fino ad oggi l'albero riciclato del 2021 è top secret.

Tutto è cominciato nel 2015, ma sono bastati pochi anni per avviare una tradizione che ha messo il borgo di Lismore al centro dell'attenzione e della curiosità in tutta l'Australia e non solo. Le cose sono andate così: nel 2014 come ogni anno la cittadina festeggiava erigendo in piazza un grande pino di Cook, usato tradizionalmente come albero di Natale. L'albero ha però un difetto: si inclina verso l’equatore, e il risultato è un po' triste: “non riesce nemmeno a stare dritto”, ironizzava la gente, un po' come accaduto a Roma col famigerato “spelacchio”. Le foto dell'albero "pendente" erano diventate virali, con didascalie del tipo “L'albero di Natale più patetico del mondo?

Poi, a Natale 2015, l'idea: serve nuovo albero che racconti la grande vocazione ecologista della gente di Lismore, paese che è un modello di sostenibilità. Così è nato l'albero di Natale riciclato. In gran segreto gli operai del Comune hanno allestito l'installazione, e al mattino la gente è rimasta a bocca aperta: al centro della piazza, un enorme cumulo di biciclette bianche con le ruote colorate, disposte in modo tale da formare un cono. Da quel momento, ogni anno, all’angolo tra Keen e Magellan road, l’abete di Natale è divenuto una installazione di oggetti riciclati.

Il 2016 è stata la volta di vecchi pneumatici e coprimozzo dipinti dal personale del Comune e dalle loro famiglie. Una struttura alta oltre 5 metri fatta con 150 pneumatici d'auto, 100 coprimozzi, 80 litri di vernice dorata e quasi mezza tonnellata di acciaio. Nel 2017 l'”albero” era alto 7,3 metri, fatto con più di 200 vecchi cartelli stradali e adornato con più di 140 metri di luci e 100 decorazioni fatte dipinte dal personale e dalle loro famiglie. L'anno seguente è stata la volta di una struttura realizzata con centinaia di ombrelli colorati raccolti durante tutto l'anno, illuminati da migliaia di luci. Nel 2019 è sorto una specie di bosco berticale formato da piante in vaso illuminate grazie all’energia solare. Nel 2020 infine l'albero è stato un realizzato come tributo alla comunità rurale: oltre 7 metri di fusti riciclati serviti a immagazzinare i prodotti chimici usati nelle fattorie, con decorazioni srealizzate con sacchetti non più utilizzabili di mangime per animali, a cui sono stati aggiunti tubi e pezzi di metallo di scarto. Cosa porterà il Natale 2021?

 


 


 


749 - LA BAMBINA DELLA CAPPELLIERA


 

Sembra impossibile ma... 

Questa è una storia vera. Vigilia di Natale del 1931. Sono le otto di sera quando la macchina di Ed e Julia Stewart si guasta all'improvviso in mezzo al nulla, sette miglia a ovest di Superior, Arizona. Mentre Ed cerca di capire quale sia il problema, Julia passeggia nervosa nel deserto. E a un centinaio di metri dalla strada si imbatte in una cappelliera abbandonata. Attratta da un rumore, la donna si avvicina; pensa che all'interno ci possa essere un gattino o un cucciolo abbandonato, ma certo non si aspetta di trovare, avvolta in una coperta blu, una bambina dai capelli rossi; abbandonata nel nulla, piangiucchia per il freddo e la fame ma è apparentemente in buona salute. Julia lancia un grido. Accorre il marito, i due si guardano intorno: a perdita d'occhio non c'è nessuno. La coppia raccoglie la piccola, e dopo una veloce riparazione dell'auto, la portano nella città più vicina e la consegnano alle autorità. I medici che la prendono in cura stabiliscono che la piccola non ha più di una settimana.

Tutti i media raccontano l'incredibile storia di Natale, e la "bambina della cappelliera" diventa una celebrità nazionale. Il 16 febbraio 1932 si tiene un'udienza presso il tribunale della contea di Pinal a Florence, Arizona. Diciassette coppie avevano richiesto di adottare la bambina. La scelta cade sulla famiglia Morrow. La madre adottiva Faith la chiama Sharon, la bimba cresce e vive una vita felice, e sana, senza mai sapere di essere stata adottata, né tantomeno di essere la “bambina della cappelliera”.

Solo 54 anni dopo, nel 1986, apprende la verità: i suoi sono genitori adottivi, e lei è la "Hatbox Baby". Sharon inizia a cercare i suoi genitori naturali, appoggiandosi all'associazione "Orphan Voyage". Si apre quello che gli americani chiamano un “cold case”: leggendo gli atti, glim investigatori diventano scettici sulla storia raccontata dagli Stewart. Credono che in realtà siano stati loro a raccogliere la piccola la mattina del 24 dicembre 1931 durante una sosta nella cittadina di Roosevelt. I detective rintracciano gli Stewart e i loro figli: tutti loro ricordavano molto bene l'incidente, ma negano decisamente ogni coinvolgimento. Ed morirà nel 1992, Julia nel 2002. Alla fine gli investigatori si convincono che quella degli Stewart è una falsa pista. Ne seguiranno altre.

La verità viene fuori solo nel 2017: attraverso il test del Dna e ricerche su siti web di genealogia gli investigatori identificano finalmente i veri genitori di Sharon. Sua madre biologica, Freda Strackbein Roth, è morta nel 1991, suo padre,Walter Roth nel 2005, suo fratello James nel 2017. Sharon riesce a mettersi in contatto solo con sua nipote. Si scoprirà che Freda e Walter si erano sposati pochi mesi prima della nascita di Sharon, ma hanno abbandonato la bambina perché era stata concepita prima del matrimonio.

Rimane il mistero sulle modalità dell'abbandono nel deserto. Emerge invece un'incredibile verità: Faith, la madre adottiva di Sharon, sapeva tutto e aveva dei legami con la famiglia Roth. E' stata lei ad aiutarli ad organizzare l'abbandono, attivandosi in seguito con successo per riuscire ad avere la bambina in adozione. Il 1° dicembre 2018 Sharon è morta; aveva 86 anni.

 


 

748 - LA TREGUA

  


Sembra impossibile ma...

Questa è una storia vera. Natale 1914, uno dei più duri e tristi che la storia dell'uomo ricordi; il primo Natale della Grande guerra. Fronte occidentale, le truppe tedesche e britanniche sono schierate nelle rispettive trincee, gli scontri sono incessanti, ogni giorno le vittime si contano a centinaia.

Poi, nella settimana precedente il Natale, un piccolo grande miracolo. I soldati iniziano a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, alcuni di loro attraversano addirittura le linee per portare doni ai nemici schierati dall'altro lato; la vigilia e il giorno di Natale, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche, britanniche e francesi lasciano le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno, fraternizzano, scambiano cibo e souvenir, celebrano insieme cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti. Intrattengono rapporti amichevoli al punto di organizzare improvvisate partite di calcio.

Non è un evento organizzato, ma spontaneo; in diverse zone del fronte i combattimenti proseguono per tutto il giorno di Natale, in altre i due schieramenti negoziano solo tregue momentanee per seppellire i caduti. Gli episodi di fraternizzazione con il nemico saranno giudicati negativamente dagli alti comandi e severamente proibiti per il futuro. L'anno successivo alcune unità organizzarono cessate il fuoco per il giorno di Natale, ma furono episodi assai più sporadici di quelli del 1914; e per il Natale del 1916, dopo le migliaia di morti delle battaglie di Verdun e delle Somme e la diffusione dell'impiego di armi chimiche, nessuna tregua sarà organizzata.

Si calcola che nel corso del Natale 1914, benché nessun accordo ufficiale tra i belligeranti fosse stato pattuito, circa 100.000 soldati britannici e tedeschi furono coinvolti in tregue spontanee. I primi episodi ebbero luogo durante la notte della vigilia, quando nella zona di Ypres i soldati tedeschi presero a mettere candele sul bordo delle loro trincee e sugli alberi, iniziando poi a cantare alcune tipiche canzoni natalizie; dall'altro lato del fronte, i britannici risposero iniziando anche loro a cantare, e dopo poco tempo soldati dell'uno e dell'altro schieramento presero ad attraversare la terra di nessuno per scambiare con la controparte piccoli doni, come cibo, tabacco, alcolici e souvenir.

Gli episodi di fraternizzazione proseguirono anche la mattina di Natale: diversi gruppi di soldati dei due schieramenti si incontrarono nella terra di nessuno per scambiarsi doni e scattare foto ricordo; vennero anche organizzate improvvisate partite di calcio tra i militari tedeschi e quelli britannici. Durante questa fase, furono organizzate anche funzioni religiose comuni per tutti i caduti. In alcuni settori la tregua si prolungò fino alla notte di Capodanno.

 





747 - LA RAGAZZA IN BLU

 


Sembra impossibile ma...

Anno 1933, siamo a Willoughby nell'Ohio, a 20 miglia da Cleveland. Il 23 dicembre di prima mattina una ragazza scende da un autobus della Greyhound. Passa la notte in una pensioncina, poi la vigilia di Natale paga il soggiorno, fa gli auguri alla padrona, e va in giro per il paese. Nei due giorni di permanenza la giovane, viene notata da molti abitanti, anche perché vestita interamente di blu: maglione, gonna, sciarpa, cappotto e borsetta.

Graziosa e gentile, sorride a tutti e augura "Buon Natale!", Arrivata ad un passaggio a livello la giovane sconosciuta si lancia all'improvviso sotto il treno in arrivo. Morirà sul colpo. La polizia recupera il corpo e avvia le indagini per stabilire l'identità della ragazza. Nella borsetta c'è solo un biglietto ferroviario per la Pennsylvania e 90 centesimi. Alla ragazza verrà data degna sepoltura nel cimitero della cittadina, a ricordarla una lapide con una scritta: "In memoria della ragazza in blu uccisa da un treno il 24 dicembre 1933. Sconosciuta ma non dimenticata" Al funerale partecipano più di 3000 abitanti. Nei giorni successivi la città e l'intera regione si mobilità per dare un'identità alla giovane: indagini, volantini, articoli sui giornali. Niente. Per 60 lunghi anni la ragazza in blu resta un mistero.

Anno 1993, il News Herald commemora l'anniversario della morte della ragazza con un articolo. Lo legge un agente immobiliare di Corry, Pennsylvania, che ha per le mani le vecchie carte della vendita di una fattoria; e lì trova il collegamento che gli permette di dare un nome alla ragazza in blu: si chiamava Josephine Klimczak ed era la figlia di Jacob e Catherine Klimczak, immigrati polacchi che arrivarono in Pennsylvania nel 1901. Restano ignote le cause del suicidio.

Nel cimitero di Willoughby alla tomba della ragazza in blu viene aggiunta una targa con il suo nome. Nel tempo l'affetto della cittadina per la giovane non si è spento, anzi: centinaia di persone visitano e curano la tomba, adornata con fiori sempre freschi. Il piccolo cimitero è meta di visitatori che arrivano da tutti gli States per rendere omaggio alla dolcezza e al sorriso della ragazza in blu.

 


760 - DIETRO IL PADRINO

    Un'offerta che non si può rifiutare. A trovarsela davanti è stato Francis Ford Coppola al momento di iniziare a girare I...