sabato 29 febbraio 2020

355 - LA LEGGENDA CORRE SUL FIUME




Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. La storia di Martin Strel che della sua vita ha fatto una sfida infinita, o se preferite una lunga storia d’amore, con i più grandi fiumi del mondo. E li ha domati tutti.

Martin nasce a Mokronog-Trebelno, un villaggio sloveno a una sessantina di chilometri da Lubiana, 67 anni fa. A 6 anni impara a nuotare nelle acque turbinose del ruscello che scorre sotto casa; all'università vince qualche gara in piscina, ma ha più successo come chitarrista. Il richiamo delle acque però si fa sentire, e nel 1992 firma la sua prima maratona percorrendo il fiume Krka (105 km) in 28 ore. Qualche esperienza in mare (nel 1994 da Lignano e Ravenna, 162,5 km di Adriatico in 55 ore, record mondiale di lunga distanza nel nuoto ininterrotto, nel 1997 dalla Tunisia all’Italia, 78 km in 29 ore, primo a fare la traversata Africa-Europa) poi l’amore per i fiumi riesplode forte. E arrivano le imprese da leggenda.

Nel 2000 il Danubio dalla sorgente all’estuario, record per la maggior distanza percorsa a nuoto (3004 km) in 58 giorni. Nel 2001 ancora Danubio, 504 km senza scalo in 84 ore, record di nuoto non-stop . Nel 2002 il Mississippi (3885 km) in 68 giorni. Nel 2003 il Paraná in Argentina (1930 km) in 24 giorni, dalle cascate di Iguazu a Buenos Aires nel Rio de la Plata a una media di 80 km al giorno. Nel 2004 lo Yangtze in Cina: raggiunge Shanghai dopo 51 giorni e 4003 km, un giorno prima di quanto pianificato. Infine il clou: nell'Aprile 2007 in 65 giorni percorre 5268 km del Rio delle Amazzoni, da Atalaya a Belem: un’odissea fra pericoli di ogni tipo nelle acque turbinose del fiume più grande e più infido del mondo.

Durante le nuotate Martin dorme 5 ore al giorno sulla barca appoggio, e ha un coltello legato alla gamba per eventuali attacchi di squali, serpenti o coccodrilli. “Ma con gli animali – dice – ho buoni rapporti”. Ambientalista convinto, da sempre si batte contro l’inquinamento delle acque. “Io nuoto per la pace, l'amicizia e l'acqua pulita” dice. Al suo palmares manca solo un fiume. “Il Nilo? - sorride – certo, è lunghissimo, ma insignificante. Vuoi mettere con l'impetuoso Rio delle Amazzoni?”. Come dire, roba da pensionati. Magari ora che ha passato i 60… Se volete fare una nuotata con lui, ecco il link per la Strel Swimming Adventures, la compagnia che ha fondato nel 2011 e che offre vacanze “a stile libero” in laghi e fiumi di mezzo mondo e nel Mediterraneo.

 
 

 
 

 

354 - L'INARRESTABILE VOLO DI GUY LALIBERTE?




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Il protagonista è Guy Laliberté. Che da mangiafuoco e suonatore ambulante di fisarmonica è diventato uno degli uomini più ricchi del pianeta. Ma questo è solo un dettaglio in una vita nel segno delle sfide impossibili.

Da quando, quattordicenne, se ne va di casa, lassù nel Quebec, per inseguire i suoi sogni. Passa l’oceano, arriva a Parigi e si inventa artista di strada. E in mezzo alla folla comincia a collezionare i sogni della gente, a cercare negli occhi di chi l’applaude lungo i boulevard i desideri più nascosti da realizzare. Poi torna in Canada, l’anno è il 1984, e fonda il Cirque du Soleil, l’astronave con cui affronterà l’universo dell’impossibile per realizzare i sogni che ha collezionato in strada. Il Cirque du Soleil è una vera rivoluzione, cambia il volto degli spettacoli circensi. L’idea, come sempre, è semplice, di quelle che poi uno dice “Perché non è venuta in mente a me?”: numeri di circo con una regia teatrale e musica dal vivo.

Integrando circo, teatro, danza, effetti speciali, musica e colori il “Cirque” conquista Las Vegas e diventa una holding dello spettacolo. Oggi l'azienda è la più importante del mondo nel settore dell'intrattenimento con oltre 4000 dipendenti (fra cui 1300 artisti) che allestiscono 8 spettacoli itineranti in tutto il mondo e spettacoli stabili a Las Vegas, Macao, Montreal, New York, Orlando, Dubai e Singapore. In oltre 30 anni di storia gli spettacoli i suoi show sono stati seguiti da 160 milioni di persone in 330 città di 48 diversi Paesi. Nel 2014 Lalibertè vende il Cirque du Soleil per un miliardo e mezzo di dollari mantenendo però una piccola quota con l’obiettivo di continuare a fornire gli “input strategici e creativi”.

Ma Guy Lalibertè non è solo questo. Difficile raccontare in poche righe anche solo gli highlights di una vita come la sua. Ecco giusto qualche flash, in ordine sparso, per rendere l’idea. Secondo Forbes il suo patrimonio si può stimare intorno ai 2.5 miliardi di dollari. Per il suo cinquantesimo compleanno si regala un viaggio di 39 giorni nello spazio su una navicella Sojuz TMA-1. La fa arredare dalla catena Hilton. Un “viaggio-vacanza” che lui definisce "missione poetica nello spazio". È sua abitudine farsi fotografare con il naso da clown, in quanto nonostante sia tra gli uomini più ricchi del mondo, si definisce ancora un pagliaccio. Possiede 4 Ferrari e due aerei privati ed è uno dei 6 uomini al mondo a possedere una barca a vela Zodiac con postazione di atterraggio per elicotteri. A bordo della sua barca subisce un assalto da una banda di pirati che depredano l’imbarcazione e gli rubano “spiccioli” per 300 000 dollari. E’ un giocatore professionista di poker e assiduo frequentatore del Casino de Montreal. Al tavolo verde è considerato uno dei giocatori più perdenti degli ultimi dieci anni: solamente online ha perso più di 15 milioni di dollari, ma ci tiene a far sapere che sono molti di più i soldi persi giocando dal vivo.

E’ anche un grande filantropo e investe moltissimi soldi in opere di bene e per la tutela dell’ambiente. I suoi megaparty fanno notizia, nel bene e nel male. Sono frequentati da leader politici, manager, star di Hollywood, celebrità come Robert De Niro e Paul McCartney, intrattenuti dagli artisti del Cirque du Soleil. E non solo. «Qualsiasi cosa vuoi, è a tua disposizione nelle feste di Guy. Droga, la musica migliore dei Dj più quotati di Europa e America e il sesso più selvaggio che si possa immaginare» racconta una fotomodella che vi ha partecipato. Dopo aver visto un video di un avvistamento UFO ad Ibiza, costruisce una pista d'atterraggio di 20 metri per velivoli extraterrestri nel giardino di casa sua. Nel 2006 viene designato da Ernst & Young Imprenditore dell'Anno. Per i suoi meriti filantropici ed ecologisti è nominato Cavaliere del Quebec, Grande figlio di Montreal, Ufficiale dell’ordine del Canada. Una vita che è tutta una serie di sfide contro l’impossibile. Tutte vinte? Forse no, ma di certo alla fine Guy Lalibertè potrà dire come Pablo Neruda “Confesso che ho vissuto”.


353 - L'INVASIONE DEL POPOLO BLU




Sembra impossibile ma…
Un esercito di persone completamente nude con il corpo dipinto di blu ha invaso il centro della tranquilla città inglese di Hull nello Yorkshire. Protagonisti dell’incursione, iniziata all’alba del 9 luglio di qualche anno fa e andata avanti per diverse ore, 3200 uomini e donne di tutte le età..

Un bel colpo d’occhio no? Si chiama “Sea of Hull”, l’installazione di Spencer Tunick, cinquantenne fotografo statunitense specializzato in nudi collettivi. Che qui diventano un mare di corpi, uomini e donne pitturati con quattro diverse tonalità di azzurro, una grande onda che scorre in mezzo alle severe architetture edoardiane.

«E’ stato fantastico – dice l’artista - poter intrecciare il patrimonio marittimo della città con lo scenario urbano. E’ vedere gente di tutte le taglie passeggiare nudi e colorati d’azzurro per le strade di una città che ammiro”.

Sea of Hull” è stato commissionato dalla locale Ferens Art Gallery per celebrare la nomina della città a capitale britannica della cultura. E rilanciare l’immagine di Kingston upon Hull (questo il nome completo), 260.000 abitanti, poco toccata dalle tradizionali rotte turistiche e definita un paio d’anni fa dall’Independent “Il secondo posto peggiore dove vivere nel Regno Unito”.

Soddisfatti anche i 3200 del “popolo blu”: “E’ bello far parte di performance collettive come quelle di Tunick dove il senso dell’opera d’arte è determinato dalla presenza di ogni singolo individuo. Il risultato è una straordinaria combinazione fra natura e architettura”. Se non ci credete, date un’occhiata qui.



352 - GIGANTI DI PAGLIA




Sembra impossibile ma…
Una passeggiata nelle campagne di Niigata in Giappone ai primi di ottobre vi farà sentire come Gulliver a Brobdingnag, il paese dei giganti. Ogni anno infatti da queste parti prende vita un incredibile zoo con enormi animali realizzati con paglia di riso.

Da qualche anno non si vedono pagliai nei campi spogli dopo la raccolta del riso. Al loro posto con la paglia e gli scarti della raccolta vengono innalzate gigantesche figure di animali. Così, fra arte e natura, è nato il Wara Art Festival, evento clou del periodo di feste che, un po’ come per la nostra vendemmia, chiude la raccolta. E in breve è diventato una vera attrazione turistica.

Con grande soddisfazione del locale ufficio del turismo, che ha avuto l’idea, e si è affidato per realizzarla agli studenti della facoltà di arte dell'Università di Musashino. Sono loro che nei pochi giorni che separano la raccolta del riso dall’apertura del festival si rimboccano le maniche e con un lavoro intenso e impegnativo realizzano le creature ideate durante l’anno sui banchi dell’università.

Così uno scimmione diventa King Kong, una lucertola Godzilla, e poi ragni e rinoceronti, ratti, tori e coccodrilli. Ogni anno lo zoo viene completamente rinnovato. E i visitatori a caccia di selfie insoliti crescono. Tanto che le colline intorno alla città di Niigata, 400 chilometri a nord di Tokyo, sono entrate a far parte delle tradizionali rotte turistiche. A volte basta poco, giusto un’idea. Nel video in time-lapse la costruzione di un gigante di paglia e una galleria di opere.



351 - FUNERALE COL ROBOT




Sembra impossibile ma…
L’abito non fa il monaco? Lui non ci crede. Si chiama Pepper, è un robot giapponese e sa fare tante cose. E’ in circolazione da un paio di anni, e ha già trovato lavoro in banche, negozi e reception di case di cura. Identifica le persone col suo software di riconoscimento facciale, è in grado di dare informazioni, e anche di sostenere dialoghi piuttosto complessi.

Di recente ha scoperto una nuova vocazione. Indossa gli abiti tradizionali del monaco buddista, recita sutra e intona mantra. E celebra servizi funebri. No, non si è montato la testa, e non ha (ancora) imboccato la strada per la crescita spirituale. L’idea è della Nissei Eco, società che cura le onoranze funebri, che si è rivolta a SoftBank Robotics, i creatori di Pepper, per un insolito servizio.

Il monaco robot infatti consente di dimezzare i costi di un funerale, e l’alternativa tecnologico-economica attira un gran numero di clienti. Che scelgono il rito funebre low-cost e non ci fanno caso se a accompagnare il caro estinto nell’ultimo viaggio è un giocattolone di plastica e metallo con un ammasso di circuiti elettronici al posto del cuore.

350 - LE ONDE SILENZIOSE




Sembra impossibile ma...
Un fotografo americano, Jonathan Nimerfroh, ha documentato un fenomeno naturale rarissimo e spettacolare: le “slurpee waves”, onde ghiacciate che il 2 gennaio per tre ore hanno accarezzato in un silenzio surreale la spiaggia dell'isola di Nantucket nel Massachussets. Ringrazio Enzo Scavo per la segnalazione.

 Avevo già visto qualcosa del genere nel 2015 – racconta il fotografo – e sapevo che con una temperatura esterna bassissima le probabilità di rivedere le slurpee erano buone; di buon mattino ho raggiunto la spiaggia di Nabadeer e ho trovato un paesaggio davvero insolito: sul bagnasciuga la neve mi arrivava alle ginocchia. E in mare le onde modellate dal vento, coperte da una coltre di neve densa e viscosa, si muovevano al rallentatore. Di solito si sente il suono della risacca, ma lì era tutto silenzioso, un'atmosfera incredibile. Ho scattato quante più fotografie possibile”.

La temperatura dell’acqua era di -11°C, molto inferiore alla temperatura di congelamento dell’acqua salata, che è circa -2°C. Un dato anomalo, causato dalla persistenza di un fronte freddo che ha portato nel Massachussets le temperature più rigide degli ultimi 81 anni. Le onde di ghiaccio hanno sorpreso anche la comunità scientifica: “Non ho mai visto niente del genere - commenta Erin Pettit, glaciologa dell'Università dell'Alaska - di solito sono le onde a rompere il ghiaccio marino, e non il ghiaccio a rallentare le onde”. C’è chi lancia l’allarme e sostiene che questi fenomeni causati da eventi meteorologici estremi sono la conseguenza di un cambiamento climatico generalizzato, e chi sostiene che si tratta di eventi perfettamente naturali che fanno parte di un ciclo climatico.

Grandi onde di ghiaccio erano comparse negli inverni scorsi fra il Canada, l’Alaska e le coste della Siberia orientale; in quelle occasioni si trattava però di veri e propri muri di ghiaccio alti più di 4-5 metri. Il caso più eclatante, in Siberia, dove nel 2018 la più grande onda di ghiaccio mai osservata sulla Terra, alta 10 metri e lunga diversi chilometri, dopo essersi formata nel mare dei Čukči si era poi abbattuta sulla costa della Čukotka, colpendo senza causare vittime i villaggi di Inchun e di Uelen.

venerdì 28 febbraio 2020

349 - IL POZZO PIU' BELLO DEL MONDO




Sembra impossibile ma...
Nel bel mezzo di una delle zone più aride dello stato indiano del Rajahstan c'è un incredibile pozzo profondo oltre 30 metri con scalinate e terrazze che sembrano uscite da un libro delle favole.

Si chiama Chand baori, ed è stato costruito nel settimo secolo ad Abhaneri, non lontano da Jaipur. Baori significa pozzo, Chand è il nome del re che ne ha voluto la realizzazione, Chanda Raja del clan Gujara Pratihara, che si dichiarava discendente del fratello minore di del dio Rama, Laxman. La capitale era lontana, a Mandore vicino a Jodhpur, e questo era un luogo particolarmente asciutto, soggetto a lunghi periodi di siccità. Il pozzo è stato costruito per sfruttare le violente ma brevi piogge monsoniche in modo da assicurare l'approvvigionamento idrico nei periodi più secchi sia agli abitanti che alle carovane che transitavano seguendo le rotte commerciali.

Ideato per trattenere più acqua possibile e per rendere comodo raggiungerla, è una vera meraviglia architettonica, con 3500 stretti gradini che collegano 13 piani di scalinate disposte in perfetta simmetria, che scendono fino a 30 metri di profondità. Il livello dell'acqua era legato al periodo dell'anno: nei momenti di siccità era più basso, negli altri periodi bastava fare meno scalini. Sulle pareti, incisioni e raffinate decorazioni raccontano antiche storie; le scale circondano l’acqua su tre lati, mentre il quarto è occupato da un padiglione a tre piani con bellissimi balconi sporgenti intagliati e gallerie sostenute da pilastri. Il pozzo infatti era utilizzato come luogo di ritrovo per la comunità durante i periodi più caldi, e il padiglione ospita camere di riposo con interni freschi che offrono riparo dalla grande calura esterna. Di fronte al pozzo si trova poi il tempio di Harshat Mata, dea della gioia e della felicità, costruito nell'ottavo secolo. L'acqua infatti era utilizzata per le abluzioni rituali eseguite dai fedeli prima di recarsi al tempio.

Due curiosità, per chiudere: la leggenda locale vuole che l'enorme struttura sia stata costruita in una sola notte dagli spiriti. La seconda, più scientifica: il pozzo è così profondo e conformato in modo tale che sul fondo ci sono 6°C in meno che in superficie.

giovedì 27 febbraio 2020

348 - L'INTOCCABILE




Sembra impossibile ma...
La morte della regina consorte del Siam Sunanda Kumariratana, scomparsa nel 1880 con la figlia di 2 anni e il figlio che portava in grembo, e una delle più incredibili e assurde che la storia ricordi.

Sunanda, figlia del re Mongkut, nasce nel 1860 a Bangkok, capitale dell'attuale Thailandia. A 15 anni, come è tradizione, sposa il fratellastro Chulalongkorn, che nel frattempo è salito al trono; del resto il re ha già 4 mogli, tutte sue sorellastre. Ma quella con Sunanda sembra sia una vera storia d'amore, tanto che in breve diventa la sua preferita e consorte ufficiale, e quando nasce una figlia, la principessa Kannabhorn Bejaratana, viene proclamata una settimana di festeggiamenti, cosa assai inconsueta all'epoca per la nascita di una femmina di stirpe reale. Chulalongkorn, sulle orme del padre, è un sovrano illuminato che porta avanti l’opera di modernizzazione del Paese. Le sue riforme non comprendono però l'abolizione di un'antica legge, che sarà fatale all'amata moglie.

Il 31 maggio 1880 la regina, che non ha ancora 20 anni, si trasferisce al Bang Pa-In Royal Palace, il Palazzo d'Estate, con la figlioletta di 2 anni. A scortarle c'è un nutrito gruppo di guardie e domestici, mentre la gente del popolo si inchina davanti al passaggio del corteo reale. Per raggiungere il palazzo, bisogna attraversare il fiume Chao Phraya; l’etichetta di corte prevede che nessuno possa stare sulla barca insieme alla regina, e madre e figlia salgono quindi da sole su una piccola imbarcazione trainata da una più grande. A metà del guado la barca reale finisce in una corrente che la fa capovolgere. Sunanda, che come detto è incinta, non sa nuotare, cerca di afferrare la bambina, le due lanciano disperate grida d'aiuto e passano parecchi secondi prima che i presenti, decine di persone sulla barca grande e sulle rive del fiume, le vedano sparire sott'acqua. Ma nessuno muove un dito.

La tragedia si compie sotto gli occhi di una folla di testimoni immobili e silenziosi. Il capo delle guardie osserva muto la scena, pare anche che fermi chi accenna a prendere iniziative. Il fatto è che la legge prevede la pena di morte per chiunque tocchi un membro della famiglia reale. Senza eccezioni. Il re, distrutto dalla notizia, punisce (non si sa se con la pena di morte) il capo della scorta, che si è attenuto con troppo zelo alle sue leggi, e ordina i funerali più elaborati e costosi mai vista in Siam. I corpi delle vittime, imbalsamati e posti su troni d’oro, vengono bruciati quasi un anno più tardi, le cerimonie funebri durano 12 giorni. Il monumento eretto per commemorare la regina potete vederlo ancora oggi in quel Bang Pa-In Palace dove Sunanda non è mai arrivata.

mercoledì 26 febbraio 2020

347 - AUTOVELOX "RALLENTA E VINCI"




Sembra impossibile ma...
A Stoccolma sono in funzione le Speed camera lottery: multano chi supera i limiti di velocità e sorteggiano un premio in denaro per chi li rispetta. E il premio è finanziato con le multe dei trasgressori.

Il “gioco” funziona così: quando un'automobile transita davanti a un autovelox viene misurata la velocità, e una macchina fotografica scatta una foto. Non solo a chi ha superato il limite, ma a tutti. Se il conducente va oltre il consentito, come dalle nostre parti si vedrà arrivare a casa la relativa ammenda. Il denaro raccolto in questo modo però in Svezia viene utilizzato per arricchire un fondo che sarà poi utilizzato per premiare i conducenti virtuosi. La targa di questi ultimi infatti viene automaticamente inserita fra quelle che partecipano alla lotteria, e il guidatore ha la possibilità di vincere un premio consistente in denaro. Un'idea semplice e, come vedremo, efficace, che però ha un requisito: che l’obiettivo delle multe sia effettivamente la sicurezza sulle strade, e non un modo per riempire le casse delle amministrazioni e trasformare gli automobilisti, visti come limoni da spremere, in involontari contribuenti.

L'idea alla base della Speed camera lottery è stata presentata dall'americano Kevin Richardson ai “The Fun Theory” Awards del 2010, ed è stata prima sperimentata con successo poi concretizzata dalla Swedish National Society for Road Safety. Nei primi tre giorni di monitoraggio su 24.857 macchine fotografate, ha portato ad una riduzione media della velocità del 22%, da 32 a 25 chilometri orari. Il vecchio giochino del bastone e della carota? No, è molto di più. Le leve che spingono gli automobilisti a rallentare sono molteplici: la ricompensa monetaria, la partecipazione a una lotteria che è di per se divertente, la gratificazione personale (il display della velocità mostra un pollice verde verso l’alto per i “buoni” e un pollice rosso verso il basso per i “cattivi”), il consenso sociale col fatto che chiunque dalla strada vede che non stai superando i limiti. Il tutto (e molto di più) ha un nome: Gamification, ovvero l'uso di elementi ludici in contesti diversi dal gioco per raggiungere un obiettivo, buono (motivare, coinvolgere...) o cattivo (manipolare) che sia. E' dimostrato che queste tecniche sono molto efficaci per influenzare il comportamento delle persone. E che se ben usate, possono essere una risorsa potente per raggiungere obiettivi socialmente utili.


martedì 25 febbraio 2020

346 - IL PAESE DOVE A 12 ANNI LE FEMMINE DIVENTANO MASCHI



Sembra impossibile ma...
C'è un villaggio dove le bambine quando arrivano alla pubertà cambiano sesso in modo naturale, senza alcun intervento, e si trasformano in ragazzi. Lo so che fra le tante storie impossibili, questa appare totalmente inconcepibile. Eppure è vera.

Siamo a Las Salinas, nel sud della Repubblica Dominicana; qui intorno ai 12 anni numerose bambine subiscono una graduale trasformazione: cambia la voce e la muscolatura, e l'apparato genitale femminile si trasforma, si forma il pene e scendono i testicoli. Li chiamano "guevedoces", una forma gergale che unisce le parole "uova” (testicoli) a “dodici". Sono il risultato di una rarissima mutazione genetica che a Las Salinas colpisce una bambina su 90, una media totalmente fuori da ogni logica. Nel paese la transizione di sesso è considerata normale, un evento comune che non preoccupa gli abitanti, abituati a conviverci.

Negli anni settanta il medico dominicano Luis Guerrero è il primo a studiare il fenomeno. Con le sue ricerche individua 24 individui affetti dalla sindrome, risale l'albero genealogico per 7 generazioni e scopre che tutti hanno un'antenata in comune, Altagracia Carrasco: la mutazione potrebbe aver avuto origine da lei. Il medico sottopone i risultati alla Cornell University di New York. Gli endocrinologi americani, poco convinti, inviano la dottoressa Julianne Imperato-McGinley che, arrivata sul posto accerta che è tutto vero. E si butta a capofitto nelle ricerche. E' lei a scoprire il modo in cui la mutazione genetica causa il fenomeno: l’assenza di un enzima (il 5-alfa-reduttasi) impedisce la sintesi di un metabolita, il diidrotestosterone, che consente lo sviluppo di organi sessuali in soggetti di sesso maschile; solo quando arriverà la pubertà la produzione di livelli elevati di testosterone farà scendere i testicoli, crescere il pene e sviluppare tutte le caratteristiche maschili.

Nonostante lo sconvolgente cambiamento i guevedoces, forse anche grazie all'accettazione sociale, non sembrano essere particolarmente traumatizzati: in grande maggioranza con preferenze eterosessuali, vivono la propria vita di uomini e il loro apparato sessuale funziona bene, anche se il pene rimane molto piccolo, così come più piccola è la prostata e c'è un rischio elevato di sterilità. Solo una piccola parte sceglie di passare attraverso un'operazione per tornare ad essere donna. La “sindrome dei guevedoces” non colpisce solo a Las Salinas: di recente sono stati segnalati casi anche in Nuova Guinea, Turchia ed Egitto.

lunedì 24 febbraio 2020

345 - SCALINATA PER IL PARADISO




Sembra impossibile ma...
Alle Hawaiii c'è un'incredibile scalinata che sale ripidissima in vetta a una montagna e offre una vista paradisiaca: la chiamano Stairway to Heaven. Ma da qualche anno chi ci sale rischia la prigione.

Chissà se i Led Zeppelin nello scrivere il celebre brano omonimo si sono in qualche modo ispirati a quella che fino agli anni ottanta era una delle più popolari escursioni di Oahu. I 3922 scalini d'acciaio conducono sulla cima del monte Puu Keahi, sull'isola l'isola più popolosa dell'arcipelago, dove sorgono Honolulu e Pearl Harbor. Le vertiginose rampe furono realtà costruite nel 1942 come alternativa alla funivia che portava a una stazione radio della Marina statunitense, di grande importanza nella seconda guerra mondiale. Quando la base fu disattivata negli anni '50 le scale di legno furono sostituite con gradini e rampe di metallo (quelle visibili oggi) che in alcuni punti raggiungono pendenze verticali e altezze tali da bucare le nuvole. Per anni il sentiero escursionistico che comprende la scalinata è stato fra i più battuti dell'isola, ma nel 1987 è stato dichiarato troppo pericoloso, e chiuso al pubblico. Dopo un tentativo di parziale riapertura nel 2003, la violenta tempesta del febbraio 2015 ha causato altri danni alla struttura, e da allora il percorso è ufficialmente chiuso e la salita al monte è diventata illegale. Cosa che non ha fermato i visitatori, anzi: sono tantissimi quelli che tentano di arrivare in vetta lo stesso.

La presenza di un guardiano alla base della salita non li scoraggia, e neanche i frequenti interventi della polizia (anche con l'elicottero); chi viene sorpreso sulla scala oltre a una multa di mille dollari rischia addirittura il carcere. Per un certo periodo poi proprio nel meraviglioso punto panoramico dove si conclude la scalata è stata in funzione un'altalena affacciata sul vuoto costruita da qualcuno con catene di metallo fissate a due pali arrugginiti; i “voli” sono andati avanti parecchi mesi, poi l'altalena è stata rimossa.

Oggi l'associazione "Friends of Haiku Stairs" ha progettato un piano per la riparazione e la messa in sicurezza della scalinata, e sta cercando i fondi per realizzarlo; nel frattempo se passate dalle Hawaii potete salire sulla vetta seguendo un sentiero molto più lungo (circa 18 faticosi chilometri) sul retro della montagna; mentre sull'altro versante salgono quelli (non pochi) che sfidano la polizia sul percorso fuorilegge, voi arriverete in modo legale, in compagnia di guide locali, sulla stessa piattaforma con vista sul paradiso.


domenica 23 febbraio 2020

344 - L'INESAURIBILE FAME DI MONSIEUR TARRARE




Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. Magari disgustosa, non adatta a stomaci sensibili, ma vera e ampiamente documentata. Protagonista è un certo Tarrare, il più grande mangiatore vissuto sul pianeta Terra.

Tarrare nasce nel 1772 nelle campagne di Lione. Fin da bambino mangia in maniera abnorme. I genitori non ce la fanno a mantenerlo, lo cacciano di casa. Lui fa di necessità virtù, e a 17 anni lo troviamo artista di strada a Parigi: la sua specialità? Ingoiare qualunque cibo o oggetto il pubblico gli proponga.

Tre anni dopo la Francia è in guerra, lui si arruola. Le razioni militari non gli bastano mai, anche quando gliene danno 4. Fa di tutto per ottenere cibo, pensa solo a quello, divora avanzi di ogni tipo e rifiuti. Finisce in ospedale. Dove due medici, Courville e Percy, iniziano a studiarlo. Gli danno cibo a volontà, lui va avanti per ore, ne ingerisce quantità incredibili. Eppure è magrissimo, pesa 45 chili. Perché? Gli esperimenti continuano. Gli danno da mangiare un gatto vivo. Lui non batte ciglio, beve anche il sangue, lascia solo le ossa. E allora serpenti, lucertole, un’anguilla che inghiotte intera.

Ecco cosa annotano i due medici: quando mangia, la sua pancia si gonfia come un pallone. Quando è digiuno si sgonfia e la pelle dell’addome gli pende tanto “da gettarsela alle spalle”. In bocca si può stipare fino a dieci mele. Tarrare non assimila, ma suda, suda tanto da creare una nuvola di vapore nauseabondo “miasmi insopportabili a 20 passi di distanza”, e ha intensi attacchi di diarrea, descritti come “fetidi al di là di ogni concezione”.

Dopo uno sfortunato tentativo di sfruttare le sue doti come spia, con i nemici che lo scoprono con una scatola piena di documenti nell’intestino e gliela fanno “restituire”, Tarrare torna in ospedale e pur di guarire si sottopone alle cure più improbabili. Ma la fame aumenta. Arriva a bere il sangue salassato di altri pazienti e addirittura a nutrirsi dei cadaveri dell'obitorio. Sospettato di aver mangiato un bambino, viene espulso dall’esercito. Morirà nel 1798, a 26 anni, ridotto a una larva. Il suo disturbo resta un mistero.



sabato 22 febbraio 2020

343 - L'ISOLA DELLA LUNGA VITA




Sembra impossibile ma…
C’è un’isoletta nel Mar Egeo dove la gente si dimentica di morire. Ricordate la storia di Ulisse e della ninfa Calipso? L’eroe approda sull’isola di Ogigia, lei si innamora e gli offre l’immortalità, ma lui rifiuta. Solo dopo 7 anni riesce a riprendere la strada per Itaca. E non è invecchiato, perché sull’isola omerica il tempo è fermo. Bene, vuoi vedere che Ogigia oggi è conosciuta col nome di Ikaria? Perché ai giorni nostri in questa località, come 2800 anni fa nel buen retiro di Calipso, il tempo sembra seguire leggi tutte sue.

Ikaria è una delle isole meno turistiche (per ora) della Grecia; grande più o meno come l’isola d’Elba, si trova a metà strada fra Samo e Mykonos e ha 8.312 abitanti. Un terzo di questi ha superato i 90 anni, la percentuale più alta del pianeta. In più i casi di cancro sono il 20% in meno e le malattie cardiache il 50% in meno della media mondiale; assente la demenza. In pratica gli abitanti vivono a lungo e muoiono di vecchiaia. Ricercatori di tutto il mondo da tempo cercano di capirne le cause. Un recente libro ha pubblicato i 6 segreti degli icariani per una vita lunga e sana. Eccoli.

1 - Mangiate cibi “a chilometro zero”, di stagione, poco elaborati e senza esagerare. 2 – Rallentate i ritmi (solo pochi icariani hanno un orologio) e godetevi le cose belle della vita. 3 - Dormite molto, almeno 10 ore, indispensabile il pisolino pomeridiano. 4 - Siate accomodanti e tolleranti, “lasciar correre” cancella lo stress. 5 - Usate erbe e rimedi naturali per curarvi e ascoltate il vostro corpo. 6 - Camminate molto, mai meno di mezz’ora al giorno.

Ikaria è una delle Blue Zone, le aree geografiche del mondo in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Le altre sono l'isola di Okinawa in Giappone, la penisola di Nicoya in Costarica), Loma Linda, una comunità della chiesa cristiana avventista in California. E la provincia di Nuoro in Sardegna, l'area con la maggior concentrazione di centenari al mondo. Ma questa è un’altra storia e ve la racconterò un’altra volta.
 
 

 
 
 

 
 

 

342 - LA LUMACA TRANS




Sembra impossibile ma…
C’è una lumaca di mare che nasce con tutte le caratteristiche di un animale e nell’arco della sua esistenza, circa 10 mesi, si trasforma lentamente in qualcosa che somiglia molto a un vegetale. Tanto da produrre clorofilla e sopravvivere grazie alla fotosintesi.

La lumaca “transkingdom”, capace cioè di passare dal regno animale al regno vegetale, è l’Elisia Chlorotica o Elisia dello smeraldo orientale. Una recente ricerca svolta a Cape Cod dagli studiosi dell’Università della Florida ha scoperto che la lumaca, che nasce di colore bruno rosso per diventare di un verde brillante, si nutre di una particolare alga, la Vaucheria. Dopo averne forato la membrana, se la succhia come un sorbetto, ne digerisce una parte ma trattiene i cloroplasti che entrano a far parte delle sue cellule. Il recente studio spiega che i cromosomi della lumaca contengono dei geni in grado di codificare i cloroplasti ingeriti. Per avviare il meccanismo di fotosintesi clorofilliana l’Elisia ha bisogno di mangiare le alghe, ma è già dotata dei geni che faranno funzionare quel meccanismo. In pratica preleva materiale genetico dalle alghe e lo integra nei suoi cromosomi modificando il Dna. E’ un po’ l’anello di congiunzione fra il mondo animale e quello vegetale.

Come un’automobile ibrida, la lumaca, che si alimentava con le alghe, passa all’energia solare. Poi la fotosintesi si rinnova fino alla fine del ciclo vitale. Una volta completato il processo, la lumaca non ha più bisogno di mangiare: grazie ai cloroplasti incorporati stabilmente, sfrutta il sole per produrre l’energia che le serve. E assume anche la forma di una foglia. La scoperta - dicono i ricercatori - potrebbe essere utile nel campo della terapia genetica: tante patologie umane, dal diabete al cancro, dipendono dal malfunzionamento dei geni. Fino ad oggi si pensava che un certo tipo di trasferimenti genetici fossero impossibili. I meccanismi individuati nell’Elisia aprono nuovi orizzonti.

341 - IL KILLER DELLA PLASTICA




Sembra impossibile ma…
A risolvere il problema dell’inquinamento da plastica sarà un bruco. Il polietilene, con cui ogni anno fabbrichiamo mille miliardi delle classiche buste della spesa, fino a ieri era considerato praticamente indistruttibile. Per smaltirlo in natura servono quattro secoli, e anni di ricerche hanno avuto la stessa conclusione: non è biodegradabile. Poi come spesso accade, la scoperta, dovuta al caso. E a una buona dose di intuito.

Federica Bertocchini, ricercatrice italiana dell'Istituto di biomedicina di Santander, ha l’hobby dell’apicoltura. Nel pulire gli alveari vuoti si accorge che sono invasi dai bachi, che raccoglie in una busta di plastica. Poche ore dopo la busta è piena di buchi, e al posto dei bruchi ci sono le larve. Che fine ha fatto la plastica scomparsa? Nessun animale riesce a mangiarla. Questi bachi, a quanto pare, sì. Così l’istituto spagnolo inizia la ricerca, in collaborazione con l’Università di Cambridge. I risultati sono incredibili. Il bruco è in realtà la comune camola del miele, usata dai pescatori come esca. La camola, detta anche tarma della cera, depone normalmente le uova negli alveari, e le larve si nutrono di cera d’api. O in mancanza di meglio, questa è la scoperta, di polietilene. L’azione biodegradante, e questa è un’altra sorpresa, non è frutto della masticazione: il polietilene infatti viene trasformato grazie a un processo chimico. Trasformato in cosa? In glicole etilenico, scoprono gli scienziati, un composto utilizzato negli anticongelanti.

Applicazioni concrete della scoperta: il polietilene potrà essere biodegradato in discariche ecosostenibili, e non dandolo in pasto a milioni di larve, ma “innaffiandolo” con l’agente che degrada la plastica estratto dalle stesse. Con tanti saluti alle discariche oggi intasate e alle isole di rifiuti in plastica nate negli ultimi anni in mezzo agli oceani.

340 - IL FOGLIO CHE GENERA IL FREDDO




Sembra impossibile ma...
Un team di ricercatori del Colorado ha scoperto un materiale che consente di raffreddare gli ambienti domestici senza utilizzare in alcun modo energia elettrica. La temperatura si abbassa grazie ad un processo fisico basato sulla riflessione della luce.

Istruzioni per l’uso: compri un sottilissimo foglio, più fine della carta di alluminio che si usa in cucina, e ci rivesti il tetto di casa. Poi getti nella spazzatura il vecchio condizionatore che ti ha fatto impazzire per estati intere fra rumore, condensa e guasti vari. E ti godi il fresco anche in piena estate. Ah, dimenticavo, senza consumare un filo di corrente elettrica. E a un prezzo assai contenuto: 25 euro bastano a refrigerare una casa di 100 metriquadri. Impossibile, vero? Invece è tutto vero. Si tratta di una nuova scoperta, e non ci sarà che da aspettare di vederla commercializzata.

Più o meno funziona così: alcuni materiali assorbono la luce, altri la riflettono. Gli scienziati hanno studiato materiali formati da strati con proprietà diverse. Così hanno creato un foglio sottilissimo realizzato con il layer trasparente di un polimero (il polimetilpentene) che contiene all'interno microscopiche sfere di vetro. A coprire il tutto, un sottile strato di argento altamente riflettente. Quando il nuovo materiale viene colpito dalla luce, l'argento e le sfere di vetro la riflettono quasi completamente indietro. Al di sotto del materiale si crea così una zona di ombra che determina una temperatura minore anche di 10°C rispetto all’ambiente circostante. Il raffreddamento così prodotto è pari a quello che si ottiene utilizzando l'energia elettrica prodotta da un pannello solare in funzione per 72 ore.

I costi di produzione del nuovo materiale non superano i 25 centesimi al metroquadro, e le applicazioni possibili vanno ben oltre il refrigerio domestico. Dalle centrali elettriche alle fabbriche che necessitano di sistemi di raffreddamento, il nuovo ritrovato che non inquina e non consuma energia potrebbe diventare a breve di uso comune. E come spesso accade ciò che letto al presente è impossibile, declinato al futuro prossimo diventa normale.

339 - L'ETERNA GIOVINEZZA IN PILLOLE




Sembra impossibile ma...
La pillola anti invecchiamento è una realtà. O meglio, con i topi funziona. L’eterna giovinezza, un tema affascinante e antico quanto l’uomo. Impossibile fermare le lancette del tempo? A sentire i messaggi pubblicitari di creme, lozioni, energetici ed integratori no, anzi, usando i prodotti giusti non sarebbe neanche troppo difficile. A smentirli ci sono i miliardari di tutto il mondo, ai quali certo non dispiacerebbe tornare giovani. Eppure, per quanto possano aver investito nell’ambizioso progetto, a conti fatti invecchiano proprio come tutti noi. E qualche volta, fra plastiche e “tiraggi” vari, anche peggio.

Ora però sta per arrivare una pillolina… Ok, anche questa non è una novità. Non passa anno che non venga fuori la notizia del prodotto miracoloso. Qualcuno ricorda ad esempio il Gerovital, che a fine anni cinquanta dalla Romania conquistò il mondo e raccolse un esercito di clienti nel jet set. Tutti poi regolarmente invecchiati e passati a miglior vita. La nuova pillola anti-invecchiamento questa volta arriva dalla University of New South Wales, in Australia. Il farmaco sintetizzato punta a stimolare la riparazione del DNA delle cellule, funzione che col passare degli anni va deteriorandosi. Molto in sintesi, i topi di laboratorio trattati con il prodotto a base di NMN, un precursore del metabolita NAD+, che regola le interazioni tra le proteine che riparano il DNA, dopo due settimane erano ringiovaniti: le loro cellule erano identiche a quelle delle cavie più giovani. Dello studio si sta interessando anche la NASA, che sta cercando di combattere gli effetti della radiazione cosmica sugli astronauti, che accelera l’invecchiamento delle cellule, e in tempi lunghi di permanenza nello spazio, moltiplica le probabilità di sviluppare tumori.

Dall’Australia fanno sapere che fra breve inizieranno le sperimentazioni sugli umani. E se saranno confermati i risultati ottenuti con le cavie, nel giro di pochissimi anni il mito della Fonte della giovinezza - che nasce con la mitologia classica, attraversa il giardino dell’Eden, entra negli antri degli alchimisti, tocca l’Etiopia del prete Gianni e si spinge fino alla Florìda di Ponce de Leon – sarà una realtà. Affrettatevi però, che qui, intanto, si invecchia.

venerdì 21 febbraio 2020

338 - IL MAGICO GALLO NERO




Sembra impossibile ma...
L'Ayam Cemani è una razza di pollo fra le più rare del pianeta. E' completamente nero, sia all'esterno (piumaggio, cresta, bargigli, zampe, occhi, becco) sia all'interno (carne, interiora, ossa e midollo osseo, mentre il sangue è rosso molto scuro). E sull'isola di Giava, da dove proviene, sostengono che abbia grandi poteri magici.

In indonesiano, con scarsa fantasia, Ayam significa pollo e Cemani “completamente nero”. Le sue straordinarie piume, nere come l’inchiostro, brillano con una lucentezza metallica dai riflessi blu e verdi; l'unica cosa di colore diverso sono le uova: quelle nere che si vedono in molte foto su internet infatti sono un fake, in realtà il guscio è color crema chiaro e tuorlo e albume sono normali. La colorazione è dovuta un gene fibromelanistico mutante che deposita un eccessivo pigmento nero determinando un accumulo anomalo di melanina. In Europa questi polli sono arrivati solo di recente, importati per la prima volta dall'allevatore olandese Jan Steverink nel 1998. E hanno riscosso un grande successo: sono animali forti, vivaci e resistenti, non richiedono particolari cure, sono facili da allevare e nei confronti del padrone si dimostrano docili (galli compresi). Il loro aspetto singolare ne fa uccelli ornamentali molto richiesti; e le carni, nonostante l'apparenza poco invitante, sono considerate prelibate. Caratteristiche che hanno determinato costi d'acquisto elevati: 200 dollari un pulcino, 700 un pollastro di 7 mesi, anche 2000 un animale adulto mentre esemplari che rispettano perfettamente gli standard della razza sono stati pagati oltre 5000 euro, anche se con la diffusione degli allevamenti (in Italia oggi ne esistono una decina) i prezzi sono in calo.

In Asia queste galline sono considerate quasi sacre, vengono impiegate in rituali e cerimonie e il sangue e altre parti sono utilizzate nelle preparazioni di medicina tradizionale. Gli indonesiani sono convinti che abbiano poteri magici, facilitino la comunicazione tra il mondo dei viventi e l'aldilà, e portino anche fortuna, e li usano come uccelli sacrificali per compiacere gli dei, mentre la loro carne viene raramente mangiata. Tutte credenze che li rendono molto costosi anche in patria, tanto che i ricchi tengono gli Ayan Cemani come status symbol.

giovedì 20 febbraio 2020

337 - IL SALVAEROPLANI




Sembra impossibile ma...
Un ingegnere ucraino ha di recente inventato un apparato per il salvataggio dei passeggeri in caso di incidente aereo: una cabina staccabile che una volta espulsa plana a terra o in mare grazie a un sistema di paracadute e tubi gonfiabili.

Vladimir Tatarenko ha impiegato 5 anni per ideare un concept potenzialmente rivoluzionario, una di quelle idee che quando le vedi dici “ma come si è fatto a non pensarci prima?”. In caso di avaria, non importa se in volo, in decollo o in atterraggio, al pilota basta premere un bottone, proprio come per i seggiolini eiettabili dei jet, per azionare il meccanismo che espelle la fusoliera coi passeggeri (e perfino i bagagli, nella stiva sotto la cabina). L'apertura di grossi paracadute rallenta poi la discesa, e poco prima di toccare terra entrano in azione i palloni gonfiabili, che in caso di ammaraggio galleggiano. La cabina passeggeri, per quanto saldamente agganciata al telaio dell'aereo, sarebbe così isolata da tutte le zone sensibili: ali, motori, reattori, cabina di pilotaggio: per adesso è solo un progetto, ma il rischio che resti tale è consistente.

Le critiche, più o meno interessate, non hanno tardato ad arrivare. Vediamole. Una volta sganciata, la cabina non è direzionabile, e potrebbe finire ovunque, schiantarsi sui palazzi di una città o contro una parete rocciosa; se l'aereo esplode o è colpito da un missile il sistema è inutile; la cabina rimovibile potrebbe compromettere l'integrità strutturale dell'aereo (ma Tatarenko assicura che i suoi calcoli escludono questa ipotesi); i piloti non si potrebbero comunque salvare. Ma il problema vero è un altro: i costi. Si tratta di costruire e collaudare una nuova concezione di trasporto aereo. Le compagnie aeree già spendono tra 100 e 350 milioni per la sicurezza delle aeromobili, senza contare la manutenzione annuale, e non sono motivate a sostituire una flotta “affidabile” con un concetto tutto da testare. E poi – dicono - negli ultimi 20 anni ci sono stati “solo” 90 incidenti aerei con più di 50 vittime, i morti in totale sono stati 10.443 con una media di 522 l'anno (e nel 2019 i passeggeri sono stati oltre 4 miliardi e mezzo). Se si considera che ogni anno le vittime degli incidenti stradali sono 1.350.000, ecco che – concludono i detrattori – il progetto sarà anche bello, ma il rapporto fra costi e benefici lo rende inutile. Ecco perché con ogni probabilità non se ne farà di niente. Anche se il 95% delle persone intervistate in un questionario non solo lo apprezza, ma si dice disposto a pagare un biglietto più caro per vederlo realizzato.

 

mercoledì 19 febbraio 2020

336 - L'HOTEL MILLENARIO




Sembra impossibile ma...
Quando il cameriere accompagnò nella sua stanza il primo ospite del Nishiyama Onsen Keiunkan, hotel di Hayakawa in Giappone, i musulmani stavano cacciando i Visigoti dalla Spagna, e c'era da aspettare ancora 27 anni prima che Carlo Martello li sconfiggesse a Poitiers: l'albergo più antico del mondo aprì i battenti nell'anno domini 705; oggi è ancora in attività, e in questi 1315 anni, per 52 generazioni, è stato gestito sempre dalla stessa famiglia.

Si tratta di un onsen hotel, dotato cioè di vasche termali immerse nella natura, un posto dove ritemprare il corpo e l'anima: se non l'avete provato credetemi sulla parola, l'onsen è il luogo che più si avvicina al concetto di paradiso. A fondarlo fu Fujiwara Mahito, consigliere del 38° imperatore del Giappone; siamo alle pendici del monte Fuji, tre chilometri sia dalle sorgenti termali di Narada che dal santuario di Iwaya, meta di pellegrinaggi anche da Tokyo, che dista circa 150 chilometri. L'hotel, ristrutturato nel 1997, conserva lo stile architettonico dell'onsen originale. Ha 37 camere con vista sulle montagne o sul fiume ognuna con un piccolo giardino privato, una piattaforma di osservazione della luna, 4 vasche termali all’aperto e 2 al coperto. L'accoglienza è quella tradizionale che la famiglia (che nel tempo ha accolto anche imperatori e shogun) ha tramandato di generazione in generazione; la colazione e la cena vengono serviti in stanza (cucina kaiseki, a detta di molti la migliore del mondo). Il prezzo è di circa 520 euro (una notte per 2 persone in camera doppia, ma bisogna prenotare con molto anticipo perché è sempre pieno: https://www.keiunkan.co.jp/).

Il secondo hotel più antico del mondo si trova sempre in Giappone: è la Hoshi Ryokan, solo 13 anni più giovane del Keyunkan. Nella vecchia Europa il record spetta al Zum Roten Bären di Friburgo, in Germania, che ha accolto il suo primo ospite nel 1120. E in Italia? Al solito, nel Paese dei campanili il primato è rivendicato da diversi alberghi: c'è il Cavalletto e Doge Orseolo di Venezia, che sostiene di ospitare dogi e teste coronate fin dal 1200; di poco posteriori sarebbero la taverna Manschein di Bolzano (oggi Parkotel Luna Mondschein) e l'Orso Grigio di San Candido (Bz), mentre più certa è la data di nascita del bolognese Al Cappello Rosso che nel 1375 aprì per ospitare e proteggere i viaggiatori di origine ebraica.

335 - SULLE TRACCE DI MOWGLI




Sembra impossibile ma...
E’ successo un’altra volta. La realtà, come spesso accade, supera la fantasia. E non una fantasia qualunque, ma quella di scrittori come Rudyard Kipling o Edgar Rice Burroughs. Dalle foreste dell’India è saltato fuori un altro bambino selvaggio, proprio come Tarzan, o come Mowgli. Anzi, stavolta si tratta di una bambina.

A quanto pare, e per quanto impossibile possa sembrare, la piccola, che dimostra più o meno 8 anni, è stata allevata secondo tradizione letteraria da un branco di scimmie. La polizia dell’Uttar Pradesh ha ritrovato la bambina durante un pattugliamento nella Riserva naturale di Katarniaghat. Le condizioni di salute erano buone, anche se mostrava i segni di una lunga permanenza in ambienti selvaggi. Il ritrovamento è avvenuto qualche mese fa. E’ stato il vice-ispettore di polizia Suresh Yadav a scorgerla mentre correva nuda in mezzo a un branco di scimmie. L’uomo ha tentato di avvicinarsi, ma sia le scimmie che la bambina hanno iniziato a gridare per spaventarlo ed aprirsi una via di fuga. La “caccia” si è prolungata per parecchio tempo, finché l’ufficiale è riuscito a prendere la bambina. Che pochi minuti dopo era nelle mani del medici di un vicino ospedale.

Nelle ultime settimane è stata nutrita, assistita e curata. Lo staff di medici che l’ha seguita ha raccontato i dettagli di un incontro che nel terzo millennio sembrava impossibile: “La bimba si comporta come un animale, mangia senza utilizzare le mani, cammina poggiandosi su mani e piedi, emette suoni gutturali, e non parla né capisce alcuna lingua”. Ancora oggi poi, ogni volta che vede un essere umano tenta di fuggire, ma negli ultimi tempi ha mostrato qualche miglioramento, e ha anche iniziato a camminare per brevi tratti in posizione eretta. La piccola indiana non è la prima (e con ogni probabilità non sarà l’ultima) a rinverdire il mito del ragazzo selvaggio: fra i casi più recenti, Alex, il bimbo ritrovato nel 2001 e allevato dai cani a Talcahuano, in Cile, o Natasha, la bambina russa di cinque anni tornata nella società civile nel 2009 dopo esser stata cresciuta da cani e gatti in Siberia.

La speranza è che Natasha, e Alex, e la piccola indiana, una volta compiuta la non facile impresa di integrarsi, non si trovino un giorno a rimpiangere, come Mowgli e Tarzan, la loro infanzia fra gli animali.

334 - LA NECROPOLI DEI GIGANTI




Sembra impossibile ma…
I giganti sono esistiti davvero, vivevano in un villaggio della Cina orientale, erano individui potenti e di alto rango e a tavola si trattavano bene. Lo dicono gli archeologi dell’Università dello Shandong, che di recente hanno scoperto una straordinaria necropoli a Jiaojia vicino alla città di Jinan.

Non immaginatevi però ciclopi e titani alti come palazzi di cinque piani. I giganti che cinquemila anni fa vivevano a Jiaoljia erano alti in media fra un metro e ottanta e un metro e novanta centimetri, con punte oltre il metro e novanta. Lo dicono i resti trovati in 205 grandi tombe, 20 fosse sacrificali e 104 case dagli archeologi. Ora, se approfondite la notizia, non fate caso alle decine di video e foto con scheletri di giganti alti più di 10 metri: sono tutte fakenews. Evidentemente a chi le ha create un metro e novanta non sembrava un'altezza abbastanza interessante. Eppure rispetto alla media dei cinesi del neolitico, inferiore al metro e sessanta, c’è una bella differenza, e la necropoli appena riportata alla luce costituisce una notevole anomalia.

Gli studiosi stanno cercando di spiegarla. L’esame del DNA sulle ossa dirà se gli antichi abitanti di Jiaojia erano geneticamente predisposti ad una crescita anomala. O se l’eccezionale altezza sia dovuta ad una dieta ricca di vitamine e proteine: grazie al microclima favorevole all’agricoltura, con abbondanza di miglio, e all’allevamento di suini, la migliore alimentazione avrebbe modificato lentamente la struttura fisica degli abitanti. Del resto nel 2015 un censimento ha rilevato che gli uomini che vivono nella regione hanno un'altezza media di un metro e settantacinque, superiore alla media nazionale che è di un metro e settantadue. E gli abitanti dello Shandong da sempre vantano l’altezza come una dello loro caratteristiche.

Se poi volete un esempio celebre, pensate che Confucio, nato da queste parti nel 551 avanti Cristo, era alto un metro e novanta.
 

 
 

 


 
 

333 - BLOB A CARACAS




Sembra impossibile ma…
Su un’ autostrada sudamericana da oltre trent’anni si forma una macchia nera e scivolosa. Cos’è? Da dove proviene? Gli studiosi che hanno analizzato la sostanza non ne hanno la minima idea.

Ricordate Blob, cultmovie di fantascienza di fine anni Cinquanta? Bene, il fluido mortale ha fatto la sua apparizione nel mondo reale sull’autostrada che collega Caracas, la capitale del Venezuela, al suo aeroporto. Mortale, certo, perché negli anni sono stati migliaia gli incidenti causate dalla misteriosa “mancha negra” e molte centinaia le vittime. Il primo avvistamento della macchia nera è del 1986: sono gli operai che stanno riparando la strada a segnalarla. Copre una superficie di una cinquantina di metri. Negli anni si espanderà fino a toccare i 13 chilometri, salvo contrarsi e sparire in determinate condizioni atmosferiche. In particolare il caldo e l’umido sembrano favorire la crescita del blob.

L’aspetto è quello di un fluido nero, grasso e oleoso, con uno spessore di un paio di centimetri e la consistenza del chewing gum masticato. Ma è scivoloso come ghiaccio. Dal 1994 il ministero dei trasporti tenta di lavare via la macchia nera con acqua a forte pressione, detergenti e specifiche attrezzature. Ha anche tolto il vecchio asfalto e l’ha rifatto nuovo. Tutto inutile, rifiorisce sempre. La sostanza è stata studiata da esperti di tutto il mondo. Tante le ipotesi sulla sua origine: il prodotto di acque reflue delle vicine baraccopoli, un mix di polveri e fluidi oleosi rilasciati da vecchie auto, un’olio sotterraneo compresso dall’asfalto. Fino agli immancabili alieni, proprio come nel blob cinematografico. Venti anni di studi e milioni di dollari spesi non hanno spiegato il fenomeno. Insomma, “E’ la cosa più orribile che abbia visto in vita mia”, ma a oggi nessuno sa che roba è, da dove proviene e come sbarazzarsene. Date un’occhiata al filmato per vedere il blob venezuelano.


332 - LA GIUSTIZIA DEL CONTADINO




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Non era facile la vita del contadino ai tempi dei nostri nonni: che tu fossi bracciante in una masseria del Tavoliere, mezzadro in una fattoria sui colli di Toscana o colono in un cascinale della bassa padana, ti aspettava poca o punta istruzione, tanto lavoro mal retribuito e la consapevolezza di dover chinare la testa di fronte alle immancabili ingiustizie. Speranze di uscire da questa ragnatela kafkiana: zero.

La chiave di volta per avviare il cambiamento, un secolo fa come oggi, è l’istruzione: l’unica arma capace, magari con sacrificio e in tempi lunghi, di migliorare le cose, di far salire qualche gradino a chi dalla lotteria della vita è uscito perdente. Lo ha capito bene Wang Enlin, 60 anni, contadino cinese che nel villaggio di Yushutun, provincia di Heilongjiang, faceva una vita non molto diversa da quella dei contadini del “Novecento” di Bertolucci. Wang lavorava i campi dasempre, ed aveva avuto la possibilità di frequentare la scuola solo per tre anni. Poi nel 2001 arrivò l’ingiustizia. Era la notte del Capodanno cinese e Wang stava giocando a carte con gli amici quando la casa, come quelle intorno e tutti i terreni della zona per miglia e miglia furono inondati dalle acque di scarico provenienti da una fabbrica vicina dove si produceva PVC. Il territorio fu invaso da materiali di scarico altamente inquinanti che rovinarono il raccolto e resero la terra incoltivabile per anni. Ma un documento ufficiale del 2001 attestò che non vi erano stato effetti a lungo termine. Molti compaesani di Wang chinarono la testa, come avevano fatto da sempre. Lui no: iniziò a frequentare ogni giorno la biblioteca, e si mise a studiare libri di legge, da autodidatta, con l’ausilio solo di un dizionario. Non avendo soldi per comprare i libri, copiò a mano le parti più attinenti al suo caso. Studiò come un pazzo in ogni momento libero, per 14 lunghi anni. Poi fece causa all’azienda che aveva inquinato la sua terra, deciso ad ottenere giustizia per sé e per i suoi vicini.

In questi giorni ha colto il suo primo successo: il giudice gli ha dato ragione. Le famiglie del territorio contaminato potrebbero ricevere circa 96mila dollari di danni. L’azienda ha presentato appello contro la decisione. Non si sa come andrà a finire. "Sapevo che avevo ragione _ ha detto _ ma non sapevo come provarlo. Sono certo che vinceremo. Ma anche se perderemo, continueremo a combattere". Così Wang Enlin continua a studiare. Questa volta però saranno in tanti a seguirlo. Tutti quelli che 15 anni fa dicevano che la sua era una battaglia impossibile.

760 - DIETRO IL PADRINO

    Un'offerta che non si può rifiutare. A trovarsela davanti è stato Francis Ford Coppola al momento di iniziare a girare I...