venerdì 29 novembre 2019

193 - LA NUDA VERITA'






Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Per 30 anni fra il 1940 e il 1970, alcuni fra i più importanti college americani d'elite (fra i quali Harvard, Yale e Princeton) richiedevano a tutte le matricole, uomini e donne, di farsi fotografare completamente nude per essere ammesse ai corsi.

Sono migliaia e migliaia le foto scattate agli studenti, e molti di loro sono diventati figure di spicco ai vertici del Paese, da George Bush a Diane Sawyer, da Meryl Streep a Hillary Clinton. La cosa è andata avanti fino alla fine degli anni '60, quando si sparse la voce che le foto di donne nude del Vassar, uno dei college coinvolti, erano state rubate e circolavano in ambienti ben diversi da quello accademico. Poi nel 1995 è scoppiato lo scandalo, quando il reporter Ron Rosenbaum ha raccontato al New York Times la sua esperienza al primo anno di Yale: "Un pomeriggio poco dopo essere arrivato a Yale, fui convocato in una stanza senza finestre; mi fecero spogliare, mi applicarono delle puntine adesive sul corpo, mi fecero mettere contro un muro e mi fotografarono. Seppi che da molti anni tutte le matricole della maggior parte delle scuole della Ivy League e delle Seven Sisters venivano fatte posare nude."

Ma qual era il motivo? Ufficialmente, misurare il tasso e la gravità di rachitismo, scoliosi e lordosi. La realtà era diversa: un progetto di ricerca di sapore lombrosiano guidato da William Herbert Sheldon. Lo scienziato indagava sulle relazioni tra biotipo e temperamento, le foto servivano a studiare il nesso tra forma del corpo e intelligenza: la stessa teoria sui tipi di corpo e la gerarchia sociale elaborata anche dai nazisti, che avevano archivi simili. Dopo il 1970 di certo molte foto sono state rubate e poi rivendute; a Yale un grosso lotto venne rinvenuto per caso e bruciato, e dopo lo scandalo tutte le università coinvolte distrussero le loro foto. Ma in un magazzino di Boston vennero trovate tantissime foto donate poi allo Smithsonian, e qui nel 1995 Rosenbaum riuscì a vederle per la sua inchiesta.

Così oggi a Washington in una sala del National Museum of Natural History accessibile solo ai ricercatori c'è un ramo dello Smithsonian, l'Archivio nazionale antropologico che conserva i “nudi accademici”. Si sa che le foto sono tante, ma non è mai stato rivelato quante, né chi sono i soggetti ritratti.

(Nel link lo splendido articolo di Rosenbaum sul New York Times).

 
 


 






192 - UNA MODELLA PER LA CONTESSA


 

 

Sembra impossibile ma…

Questa è una storia vera. Ve la faccio raccontare da una delle due protagoniste. “Mi chiamo Maria Pasqua Abruzzesi, ho 52 anni, sono nata a Velletri nel 1856. Mio padre Domenico lavorava la terra e sognava di coltivare vigne tutte sue. Era anche un bell’uomo, e sin da ragazzo posava per famosi pittori. Io ero una bambina con grandi occhi neri e capelli chiari; a 6 anni avevo già posato per nomi come Jalabert, Browne e Salles. La mia vita cambiò totalmente grazie a un quadro che mi raffigurava, il “Ritratto di giovane ragazza italiana” di Ernest Hébert, esposto al Salone di Parigi del 1863.

Una donna molto ricca se ne innamorò, ma non potè acquistarlo: lo aveva già comprato il Barone Rothschild. Lei non era tipo da mollare, fece di tutto per averlo. Inutilmente. Così, non potendo comprare il quadro, pensò bene di comprarsi la modella. Si presentò a mio padre, contrattò a lungo, e alla fine conclusero l’affare. Il prezzo? Due sacchi d’oro - che lui reinvestì nelle sognate vigne – e due condizioni: che io non avrei mai più posato per artisti, e che sarei stata educata nella religione cattolica.

Così fu. E così feci la conoscenza della contessa Helene Coswell di Noailles, che all’epoca aveva 37 anni. Eccentrica, folle, mai banale: per tutti questi anni ho diviso con lei le sue stranezze. Qualche esempio? Appendere cipolle in camera da letto per evitare infezioni; respirare grandi quantità di metano fresco emesso dalle mucche al pascolo in giardino come elisir di lunga vita; dormire con una calza imbottita di scoiattoli morti intorno alla fronte per prevenire le rughe; mangiare chili di uova e aringhe contro la bronchite e bere litri di latte contro l’alcolismo; evitare come la peste le foglie cadute dagli alberi, fonte dei più gravi malesseri; andare a piedi nudi e comunque per nessun motivo calzare scarpe col tacco; mangiare da un lungo imbuto e nascoste dietro un alto schermo di seta per favorire la digestione. Pochi esempi fra le mille stravaganze di una vita fuori dagli schemi. Tutte regole che anch’io ho seguito, e che oggi che lei, a 81 anni, se ne è andata, mi mancano un po’…”.

191 - LA PROVA D'AMORE




Sembra impossibile ma
Per amore può succedere di tutto, anche quello che è accaduto a Ningbo, città cinese alla confluenza fra i fiumi Yuyao e Yongjiang. Mai sentita? Neanche io. Del resto ha solo 7 milioni di abitanti e 4000 anni di storia. Ma questo non è importante per il nostro racconto. Che inizia una sera d’inverno di qualche mese fa in un parco della città orientale.

Qui incontriamo due belle ragazze, la ventiduenne Rong Tsao e Jun Tang, di 2 anni più giovane. Con loro c’è Wu Hsia, lui di anni ne ha 21. E non sa che sta per trovarsi di fronte a una scelta da far tremare i polsi a gente assai più esperta di lui. Che però, per quanto giovane, è un bel rubacuori.

Tre mesi prima, dopo una storia con Jun, ha deciso di lasciarla e si è messo con Rong. Jun non l’ha presa bene e si è rivelata una stalker da primato. Le molestie, anche pesanti, sono andate avanti giorno dopo giorno finchè lui non ce l’ha fatta più, e ha pensato bene di organizzare un bell’incontro a tre per risolvere la situazione. Non l’avesse mai fatto.

Ed eccoci nel parco sul lungofiume di Ningbo. Jun e Rong non gli fanno aprire bocca, iniziano a offendersi e litigano furiosamente mentre lui cerca di dividerle. Poi all’improvviso Jun salta la spalletta e si getta nelle acque turbinose del fiume. “Annego, salvami Wu…”. L’altra vede che il ragazzo sta per lanciarsi ad aiutarla, e non ci pensa due volte: lo precede e si lancia a sua volta nel fiume. “O me o lei!”.

Wu può provare a salvarne solo una, deve scegliere. E’ un attimo. Poi si lancia verso la fidanzata e la riporta a riva. Da dove telefona subito al fratello che chiama i vigili del fuoco. Lieto fine: mezz’ora dopo anche Jun, semiassiderata e disperata viene adagiata sull’argine del fiume e portata poi all’ospedale. E Rong si tiene stretta il suo Wu, a cui ormai può chiedere anche cose tipo “Caro, ma fra me e Scarlett Johansson…?”.
 
 





190 - LA CONTESSA RIBELLE



Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. La storia della Contessa Markievicz. Constance Gore-Booth, questo il suo vero nome, nasce a Londra nel 1868. Il padre è l’esploratore artico Sir Henry Gore-Booth, baronetto e ricco possidente irlandese noto per le sue attività filantropiche e l’attenzione verso i poveri e i lavoratori. Una figura che influenzerà le scelte di Constance. Altra fonte di ispirazione per le idee artistiche e politiche, il poeta Yeats, amico d’infanzia.

Interessata alla pittura, a 24 anni va a scuola d’arte a Londra, poi a Parigi dove incontra Casimir Markievicz, conte polacco. I due si sposano nel 1900 e un anno dopo a Dublino, dove si sono stabiliti, nasce la figlia Maeve. Nel 1913, il marito decide di tornare in Polonia, lei non lo segue. I due si lasciano, ma manterranno buoni rapporti. La contessa Markievicz intanto si fa conoscere, fonda un club di artisti e scrittori, entra nel giro degli indipendentisti del Sinn Fein e guida le “Figlie d’Irlanda”, organizzazione femminile di impronta rivoluzionaria. Sono gli anni più caldi del sanguinoso conflitto con la Gran Bretagna. Eccellente tiratrice con la pistola fin da ragazzina, addestra le donne a sparare e a costruire fortificazioni, e guida la protesta delle suffragette d’assalto per il diritto di voto alle donne e contro l’oppressione britannica. Il suo motto è "Vèstiti in gonna corta e stivali forti, lascia i tuoi gioielli e compra un revolver."

Durante una visita del re Giorgio V, la arrestano. Esce di prigione dopo un mese; Dublino, praticamente sotto assedio, è alla fame, e Constance vende tutti i suoi beni e col ricavato distribuisce provviste e gestisce una mensa per i poveri. Protagonista della ribellione della Pasqua del 1916, organizza la difesa armata e le sue infallibili pistole diventano leggendarie. I ribelli resistono 6 giorni, poi vengono catturati e condannati a morte. Quando la sua pena viene commutata in ergastolo “per la misericordia dovuta a una donna”, lei inveisce contro i giudici: “Abbiate la decenza di uccidermi”. Uscirà dal carcere dopo 13 mesi per un’amnistia. Nel 1919 è di nuovo in prima linea nella rivolta, va negli Stati Uniti e raccoglie denaro e armi per la causa. Di nuovo incarcerata, organizza uno sciopero della fame seguita da 92 donne. Le rilasciano un mese dopo. In seguito sarà la prima donna eletta alla Camera dei Comuni, dove non metterà piede per scelta, e la prima donna ministro del governo irlandese.

Continuerà la sua battaglia fino alla fine, che arriva nel 1927: la contessa è ricoverata in un ospedale pubblico per le complicazioni di un’appendicite. Al suo capezzale c'è il marito Casimir. Constance muore a 59 anni, senza un soldo, "tra i poveri, dove volevo essere". Le autorità le rifiutano il funerale di Stato. Per le strade di Dublino a seguire il feretro ci saranno 250.000 persone.

189 - IL TRONO DI SANGUE




Sembra impossibile ma…
Fra i più terribili e disumani tiranni della storia c’è una donna. E, credetemi, non ha niente da invidiare alla lista di quelli che vi stanno frullando per la mente. Lucrezia Borgia? Macchè, al confronto era santa Maria Goretti. Permettete che vi presenti Ranavalona I, regina del Madagascar.

Nata nel 1778, di famiglia nobile, sposa giovanissima Radama I, re della grande isola africana e suo biscugino. Che muore all’improvviso nel 1828, con ogni probabilità avvelenato dalla moglie. Non ci sono eredi, quindi è lei a salire sul trono. Come primo atto del suo regno fa sterminare tutti i parenti del marito.

Quindi annuncia la sua politica, di segno opposto a quella dei predecessori: chiusura assoluta al resto del mondo. Per cominciare bandisce il cristianesimo, e per chi viene trovato in possesso di una Bibbia c’è la pena capitale. Poi caccia inglesi e francesi dall’isola. Le condanne a morte diventano una pratica quotidiana. E sulle modalità dell’esecuzione la fantasia della regina si scatena.

La più comune consiste nel far calare il prigioniero in un pozzo e rovesciargli addosso catini d'acqua bollente. In questo modo saranno giustiziate 150.000 persone. Per i cristiani, trattamenti particolari: vengono coperti di pelli d'animale insanguinate e dati in pasto ai cani, gettati nel vuoto da alte scogliere o legati in gruppo e lasciati a morire di fame nella foresta. Gli stranieri vengono decapitati e le teste infisse su pali ed esposte lungo la costa. Chi nega le accuse è affidato al giudizio divino, ovvero viene avvelenato, se è sincero lo salveranno gli dei. I colpevoli di reati comuni possono scegliere se essere bruciati, bolliti o sepolti vivi.

Gli storici stimano che nei 33 anni di regno di Ranavalona, che morirà di vecchiaia a 83 anni, le vittime di guerre, malattie ed esecuzioni, sono state 2 milioni e mezzo, più della metà della popolazione dell’intero Madagascar. Al solito, la realtà supera la fantasia: quelli del “Trono di spade” ci fanno la figura dei dilettanti.

188 - NOE' CON LA GIACCA DI SUGHERO




Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. La storia di Henry Freeman, e della sua giacca fatta di sughero che ha salvato la sua vita, e indirettamente quella di oltre 300 uomini.

Freeman nasce a Bridlington nello Yorkshire nel 1835. Muratore e fabbricante di mattoni come il padre, con la crisi del commercio si sposta a Whitby, sul mare, e diventa pescatore. Fa amicizia con un gruppo di marinai guardacoste e gli propone la sua collaborazione. E l’adozione di una bizzarra giacca fatta di sughero, di sua ideazione, che dovrebbe salvarli in caso di naufragio. Ma i marinai non ne vogliono sapere, e l’intero paese lo canzona quando lo vede indossare lo strano indumento ogni volta che sale in barca.

La gente ride meno quando il 9 febbraio del 1861 una catastrofica tempesta flagella il litorale di Whitby. Al termine si conteranno i relitti di oltre 200 navi lungo la costa orientale inglese. Alle 8,30 del mattino i lifeboatmen di Whitby sono già in acqua per soccorrere gli equipaggi delle navi in difficoltà, Henry Freeman è con loro. Per ben cinque volte durante la giornata la lancia con 13 uomini a bordo sfida le onde enormi per soccorrere altrettante navi. Il sesto lancio è fatale: la scialuppa si capovolge, 12 marinai muoiono, Freeman sopravvive. Grazie alla sua giubba di salvataggio in sughero. E’ l’unico ad indossarla, tutti gli altri l’hanno rifiutata.

Il suo coraggio e la sua saggezza vengono premiati con una medaglia e con l’ingresso in pianta stabile nei guardacoste. Ci resterà 40 anni salvando oltre 300 vite. Il suo intervento più famoso è quello del gennaio 1881: Il Brig Visitor sta affondando nel mare in tempesta di fronte agli sguardi impotenti della gente di Robin Hood’s Bay, a 6 miglia da Whitby. Parte un SOS disperato ma la scialuppa non può lasciare il porto per il maltempo. Freeman non ci pensa due volte, fa caricare la lancia su un carro trainato da cavalli. Poi l’intero paese spala la neve per liberare la strada e tre ore dopo a Robin Hood’s Bay, arrivano i nostri. Freeman e compagni, tutti bardati con le giubbe di sughero, salvano l’intero equipaggio.

giovedì 28 novembre 2019

187 - LA NAVE CHE SI FINSE UN'ISOLA




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Ringrazio Roberto Mantovani per la segnalazione e vi porto a bordo del dragamine olandese Abraham Crijnssen nel 1942, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale.

La Crijnssen, varata nel 1936, è in servizio per la Royal Netherlands Navy a Surabaya, nelle Indie orientali olandesi, quando a fine 1941 il Giappone entra in guerra e attacca le isole del Pacifico. L'avanzata giapponese sembra non avere limiti, e ai primi di marzo del 1942 dopo la disastrosa battaglia di Giava arriva l'ordine di ritirarsi in Australia. Ma la fretta gioca un brutto scherzo ai 54 membri dell'equipaggio, perché la nave si incaglia e prima di riuscire a liberarla il resto della flotta è già sparito all'orizzonte. Lenta (non supera i 15 nodi) e male armata (solo un cannoncino da 3 pollici e due da 20 mm) la Crijnssen è la preda perfetta per i bombardieri nipponici che pattugliano i cieli.

La situazione è disperata, nessuno giocherebbe un fiorino sulla salvezza, ed è allora che al comandante, il contrammiraglio Pieter Koenraad, viene un'idea folle per fuggire dalla trappola senza farsi individuare: nascondere la nave travestendola da isola. In fondo in Indonesia di isolette coperte di vegetazione ce ne sono diciottomila, una più una meno. Ma le cose vanno fatte bene: così diversi uomini scendono su uno degli isolotti e tagliano tutti gli alberi le fronde che servono a coprire i 56 metri di lunghezza della nave e a trasformarla in un frammento di jungla. Per completare la mimetizzazione tutti gli spazi che non si riesce a rivestire col fogliame vengono dipinti in modo da farli sembrare rocce e frammenti di scogliera.

Certo, un’isola che si muove darebbe nell'occhio, quindi Koenraad dà l'ordine di spostarsi solo di notte, e di “parcheggiare” al sorgere del sole davanti alla riva in modo da confondersi col fondale boscoso, restando poi fino al tramonto immobili e in silenzio. Lo stratagemma incredibilmente funziona e per 8 giorni la Crijnssen passa inosservata sotto il naso dei giapponesi, poi prende il mare e il 20 marzo approda a Fremantle, nell'Australia occidentale. Negli anni successivi opererà come scorta antisommergibile per la Royal Australian Navy. Finita la guerra, rientrerà in patria e resterà in servizio fino al 1960; dopo esser stata qualche anno nave scuola per i cadetti, viene acquisita dal Museo della Marina olandese a Den Helder, dove oggi è visitabile.

mercoledì 27 novembre 2019

186 - VELENO




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Ringrazio Stefano Paiusco per l'idea e vi porto nell'inquietante mondo di Giulia Tofana.

Giulia nasce a Palermo ai primi del Seicento. La madre Thofania d'Adamo viene giustiziata per aver avvelenato il marito Francesco. Poverissima, ma bella e intelligente, cresce nel quartiere malfamato del Papireto e fino al 1640 fa la prostituta. Poi scopre la sostanza che prenderà il suo nome, e cambierà la sua vita: l'acqua tofana. Un liquido velenoso incolore, inodore e insapore a base di arsenico, piombo e belladonna; ne basta una piccola quantità per procurare una morte priva di sintomi. Propinato quotidianamente all'ignara vittima, aggiunto al cibo in piccole dosi, uccide in pochi giorni senza lasciare traccia. Giulia, che forse ha ereditato la ricetta dalla madre, la fornisce solo a donne disperate, prigioniere di un matrimonio infelice. E ricche. Gli affari vanno bene, finché il marito di una di queste scopre il complotto e la denuncia all'Inquisizione.

Con l'aiuto di un suo amante, frate Girolamo, la Tofana riesce a fuggire da Palermo insieme alla figlia Girolama, e trova rifugio nella Roma di papa Urbano VIII, in una bella casa di Trastevere. Dove cancella il passato: ha soldi e bellezza, migliora la sua istruzione, entra in un giro di amicizie altolocate. Un giorno una nobile sua amica le confida la sua infelicità: “mio marito è un violento, sono disperata”. Può non aiutarla? Così le offre il suo elisir di breve vita. E' un successone, la fresca vedova sparge la voce. E Roma non è Palermo; uno speziale amico di fra Girolamo le procura gli ingredienti, e l'acqua tofana invade l'urbe. Il colpo di genio poi sta nel marketing: Giulia vende il liquido venefico alla luce del sole, come collirio a base di bacche di belladonna o in bottigliette devozionali con l'immagine di San Nicola: chi può sospettare di un’innocente ampolla?

Nei successivi 20 anni la Tofana è la fornitrice ufficiale delle nobildonne romane (e non solo) intrappolate in matrimoni sbagliati, combinati e senza amore. E diventa ricchissima. Poi una sua cliente, la contessa di Ceri, nella fretta di liberarsi del marito non segue le istruzioni per l'uso e svuota l’intera boccetta nella zuppa. La morte istantanea è sospetta, si apre un'indagine, la Ceri confessa. Giulia e la figlia tentano di fuggire, si rifugiano in una chiesa; alla fine, assediata, si consegna alle guardie. Torturata, confessa di aver venduto tra il 1633 ed il 1651 (solo a Roma) veleno per uccidere 600 uomini. Sarà condannata e giustiziata nel 1659 a Campo de' Fiori, insieme alla figlia e ai suoi lavoranti; diverse mogli accusate di aver avvelenato i mariti saranno murate vive nel palazzo dell’Inquisizione, a Porta Cavalleggeri.

L'acqua tofana continuerà ad essere prodotta e a mietere vittime per decenni. Lo stesso Wolfgang Amadeus Mozart nel 1789, due anni prima di morire, confiderà alla moglie “Lo so, morirò presto, qualcuno mi ha dato dell’acqua tofana”.

martedì 26 novembre 2019

185 - L'OASI PERFETTA




Sembra impossibile ma...
C'è un villaggio in Perù che sembra un miraggio: costruito intorno ad un piccolo lago naturale, è completamente circondato dalle alte dune di sabbia del deserto di Sechura. Un piccolo paradiso che i turisti hanno scoperto solo da una ventina d'anni. E rischiano di cancellare nel giro di un'altra ventina.

Si chiama Huacachina, 96 abitanti tutti impiegati nella gestione delle sue strutture ricettive: piccoli hotel, attività termali, negozi e ristoranti. Ci si arriva da Lima in quattro ore e mezza di autobus: si scende nell'antica città di Ica, e da lì in taxi dopo 10 minuti si scorgono le palme dell'oasi. L'atmosfera che si respira è davvero particolare, tra i palmizi, gli eucalipti e le piante di carrube che circondano le tranquille acque del laghetto. Il paese diventò una meta popolare negli anni quaranta quando iniziarono ad arrivare i ricchi peruviani in cerca di pace e di privacy, attratti anche dalle proprietà delle acque, che portano benefici a chi soffre di artrite, reumatismi, asma e bronchite. Dopo una decina d'anni però, i facoltosi ospiti scelsero mete più prestigiose, e l'oasi tornò ad essere un tranquillo villaggio ignorato dal turismo. Nel 1990 a riscoprirlo fu un pool di imprenditori, che videro in Huacachina il luogo perfetto per le nuove tendenze turistiche internazionali. Così da 20 anni l'oasi viene “scoperta” da migliaia di viaggiatori che qui trovano il loro piccolo paradiso fatto di alberghi e ostelli per ogni budget, ristorantini di ogni tipo, cure termali, suggestive escursioni nel deserto a bordo di dune buggy, sandboarding sulle dune. Si può poi fare il tour delle cantine di vino e di pisco (il brandy d'uva locale) nei dintorni, la mezza giornata in barca per vedere foche, pinguini e leoni marini alle isole Ballestas, le "Galapagos dei poveri", il volo fino alle linee di Nazca risparmiando un lungo viaggio in auto.

Fin qui il paradiso, con tanto di leggenda che vuole il laghetto nato dall'acqua caduta dalla brocca di una principessa in fuga da un cacciatore. La realtà è diversa: l'oasi si è formata grazie alle acque della falda sottostante. E di recente il livello è calato, tanto che è necessario ricorrere a fonti esterne per evitare che il laghetto si asciughi. Il problema è dovuto all'eccessivo consumo dell’acqua della falda freatica. Se le cose non cambiano una delle poche oasi naturali rimaste nel nuovo continente, “la più bella d'America”, rischia di sparire. 

 

lunedì 25 novembre 2019

184 - POLLI CONTRO LOCUSTE




Sembra impossibile ma...
Nella guerra millenaria contro la piaga delle locuste che devastano le campagne il governo cinese ha sperimentato con successo una temibile arma di distruzione di massa: un esercito di polli.

Le autorità della regione autonoma dello Xinjiang sono state costrette ad intervenire dopo che negli ultimi tempi 4.000 ettari di praterie e di aree coltivate sono state invase dalle locuste che hanno devastato i pascoli, distrutto piante e radici, compromesso i raccolti di cotone e nei casi peggiori costretto dozzine di famiglie di pastori a evacuare la zona. Il fenomeno in pochi giorni ha causato perdite economiche di oltre 1 milione di yuan. Negli ultimi anni per contrastare l'invasione erano stati utilizzati insetticidi, che però oltre alle locuste hanno spazzato via anche diverse specie benefiche, oltre a danneggiare l'ambiente naturale. Così i funzionari hanno deciso di rispolverare una strategia già utilizzata su larga scala una ventina d'anni fa, quando un incredibile esercito di 700.000 polli e anatre fu addestrato ad inseguire e mangiare locuste al richiamo di un fischio. Una massiccia campagna che in tutta la Cina contrastò efficacemente la più grande invasione di locuste del secolo.

L'esercito di polli schierato nello Xinjiang ha avuto circa un mese per adattarsi all'ambiente locale prima dell'arrivo dei grandi sciami. Circa 2.200 volatili sono stati distribuiti gratuitamente a pastori e contadini di Wushi, istruiti su come allevare il pollame, e sui modi di utilizzarlo per proteggere l'ambiente. "I polli – spiegano le autorità locali - sono eccellenti predatori naturali di locuste. Un pollo può catturarne oltre 600 al giorno e bonificare mezzo ettaro di prati. Nelle contee dove sono stati utilizzati, il numero di locuste è calato del 75%”. I contadini poi sono soddisfatti: “E' un modo ecologico per affrontare il problema che non ci costa niente per alimentare i polli, ghiotti di locuste; le galline poi forniscono uova per la famiglia, e al termine della stagione potremo mangiarle o venderle”.

domenica 24 novembre 2019

183 - LA RIVINCITA DEL PUTTINO




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Leonardo Di Bona, detto il Puttino per la piccola statura, nasce a Cutro in Calabria nel 1542. Giovanissimo talento degli scacchi, studia legge a Roma e nel 1560, saputo dell'arrivo di Ruy Lopez de Segura, confessore di re Filippo II di Spagna, considerato il miglior giocatore al mondo, chiede e ottiene di sfidarlo. La partita dura due giorni, e alla fine l’esperienza dello spagnolo prevale. Leonardo si trasferisce a Napoli, ospite di uno zio
giocatore col quale si addestra per due anni giorno e notte. In casa di un gentiluomo del posto incontra Paolo Boi “il Siracusano”, uno degli scacchisti più forti dell'epoca, in realtà richiamato in città dalla fama del giovane calabrese. Ovviamente i due finiscono davanti alla scacchiera; chiudono in parità con reciproca soddisfazione. E Leonardo si sente pronto per la rivincita con Ruy Lopez.

Torna a Cutro, ma all'arrivo scopre che suo fratello è stato catturato dai pirati saraceni; si prende allora l'incarico di trattare il riscatto. Ricevuto sulla nave saracena, trova il modo di sfidare il capitano a scacchi. Seguono una serie di partite con 50 scudi l'una in palio. Finisce col Puttino che riscatta il fratello e si porta via anche 200 scudi, col capitano incredulo che lo invita a Costantinopoli per arricchirsi insieme col gioco. Ma lui ha un solo obiettivo in testa: Madrid, dove vive Ruy López. Il viaggio in carro insieme ad altri due scacchisti è lungo ed estenuante, Leonardo trova anche il modo di fermarsi per qualche tempo a Genova e fidanzarsi; poi riprende la strada con la promessa di tornare appena avuta la sua rivincita. A Barcellona ha bisogno di soldi, e allora gioca una burla a un ricco locandiere: finge di non aver mai visto prima una scacchiera, e gli vince 700 scudi.

Nell'estate del 1575 arriva finalmente a destinazione, e si fa notare giocando a scacchi grosse somme. In breve la sua fama si diffonde, ed è lo stesso re di Spagna Filippo II a volere la sfida fra monsignor Ruy Lopez e il calabrese di cui tutti parlano. Si gioca a corte, al meglio delle tre partite, in palio mille scudi. Leonardo perde in malo modo le prime due, il re fa per andarsene spazientito. Lui lo ferma: “Ho perso volutamente perché rifulgesse più chiaramente la mia bravura” dice. Tutti ridono. Il Puttino vince alla grande le successive tre partite. Meravigliato, il re gli consegna il premio e tanti altri doni. Lui rinuncia, e in cambio chiede e ottiene il conferimento del titolo di Città alla sua Cutro e l’esenzione dalle tasse per 20 anni per tutti i suoi concittadini. In seguito, sulla via di Genova, prima restituisce i 700 scudi frodati all'oste di Barcellona, poi apprende con gran dolore che la sua fidanzata è morta; si rifugia ancora negli scacchi, e fa rotta su Lisbona dove sconfigge il Moro, il campione del re Sebastiano, che lo nomina “cavaliere errante”. Al rientro in Calabria è un eroe. Al culmine del successo, ospite del principe di Bisignano, muore “avvelenato per invidia”.

Oggi Cutro lo ricorda con una statua, una piazza col pavimento a scacchiera dove il 12 agosto ogni anno i figuranti rievocano la partita di Madrid e un prestigioso torneo internazionale di scacchi.

sabato 23 novembre 2019

182 - LA NAZIONALE TRANSGENDER




Sembra impossibile ma...
In Iran il calcio femminile è molto diffuso e praticato, e la Nazionale è una delle più forti dell'intero continente asiatico. Ma di recente è emerso che almeno 8 delle 11 componenti della Nazionale femminile di calcio non sono in realtà donne ma uomini.

La notizia è stata rilanciata da Al Arabiya. Mojtabi Sharifi, esperto di calcio iraniano, ha citato le conclusioni di un rapporto della Federazione: “La percentuale di giocatori della squadra che sono nati uomini non è conosciuto, ma 8 giocatori che stanno giocando con la nazionale femminile iraniana sono in realtà ancora uomini a tutti gli effetti, avendo in corso operazioni di cambio di sesso non ancora completate”. La Federazione iraniana ha introdotto di recente un test obbligatorio per tutti i tesserati, visitati a sorpresa da medici per accertarne il sesso, e il capo della commissione medica della Federcalcio iraniana ha spiegato che è compito degli stessi club condurre ulteriori accertamenti sulle proprie atlete. La decisione era stata presa dopo un precedente scandalo. Nel 2014 infatti quattro "giocatrici" della nazionale di Teheran furono sospese dalla Federazione perché uomini. Al tempo dirigenti, allenatore e compagne di squadra sostennero di essere state le prime ad essere ingannate dai 4 calciatori. Fu poi il medico della Nazionale a comunicare ai 4 che sarebbero stati sospesi, ma non in maniera definitiva, e che una volta completato l'iter per il cambio di sesso, sarebbero potute tornare a disposizione della Nazionale

L'intervento per cambiare sesso a Teheran è perfettamente legale, considerato in accordo con la legge islamica, a differenza delle rigide norme che regolano la morale sessuale e proibiscono l'omosessualità e il sesso prematrimoniale. Lo Stato rimborsa anche metà delle spese necessarie, e l'Iran è attualmente il secondo Paese al mondo per numero di operazioni.

181 - U MARAVIGGHIUSU FRANK TRE GAMBE




Sembra impossibile ma...
Frank Lentini, nato deforme nel cuore della Sicilia più povera di fine ottocento, ha ribaltato il verdetto che la lotteria della vita sembrava aver scritto per lui, e ha trasformato una tragedia in una favola. Ve la racconto grazie alla segnalazione di Giulia De Falco.

Frank nasce a Rosolini nel 1889, la levatrice lo vede, lo nasconde sotto il letto e fugge urlando. Quando il padre Natale, bracciante, torna dal lavoro nei campi, trova la moglie Giovanna circondata dalle donne di mezzo paese. Piangono tutte: è morto il bambino? Peggio, gli dicono. Quando glielo mostrano, capisce, e si sente castigato da Dio: il piccolo ha tre gambe, un quarto piede atrofico dietro il ginocchio della terza gamba, un totale di 16 dita dei piedi e due organi genitali maschili (entrambi perfettamente funzionanti, racconterà ai curiosi Frank da adulto). All'inizio la coppia non ce la fa, e “Ciccinieddu tri pieri” viene cresciuto da una zia. Ma poi anche loro accettano la malasorte, e dopo averlo sottoposto a una sfilza di visite specialistiche, lo affidano a un istituto per disabili. I medici hanno detto che non c'è niente da fare, le parti in più sono ciò che resta di un gemello siamese; impossibile rimuoverle si rischia la paralisi o peggio.

Frank odia profondamente il suo corpo, ma quando arriva nella casa di cura vede bimbi ciechi, sordomuti, mutilati, si rende conto che a loro è andata peggio. E per lui cambia tutto. Impara a camminare, a correre, salta la corda, va in bici, gioca a calcio. E ha il pieno controllo della terza gamba, che è perfettamente funzionante. Nel 1898 si imbarca con i genitori per l'America. Ha 9 anni. Lo accompagna uno “zio”, che in realtà è un vecchio showman. E' lui che lo propone al Ringling Brothers Circus. Lo scritturano. Ed è successo immediato. Nasce The Three-Legged Wonder, o “U maravigghiusu Frank Tregambe”.

Seguono 40 anni con gli show più famosi, da Barnum & Bailey al Wild West di Buffalo Bill. Col passare del tempo, Lentini attrae la folla con le sue anomalie fisiche, ma la conquista col fascino di una personalità gentile, signorile e dotata di fine umorismo: le sue autoironiche risposte alle continue domande su ogni dettaglio anche privato della sua vita, diventano proverbiali. Nel 1907 Frank sposa Theresa Murray, una giovanissima attrice molto bella, da cui avrà 4 figli, tutti perfettamente sani. Dopo l'addio alle scene nel 1952, si trasferisce in Florida. Muore a Jackson nel 1966, all'età di 77 anni.

180 - LA CALAMITA COSMICA



Sembra impossibile ma...
Nel bel mezzo della chiesa della Santissima Trinità in Annunziata a Foligno, adagiato fra le forme neoclassiche della navata centrale, c'è uno scheletro alto 28 metri del peso di 8 tonnellate.

Ok, le cose non stanno esattamente così: la chiesa è una ex chiesa, di recente restaurata e trasformata in polo museale di arte contemporanea dalla Regione Umbria, e l'incredibile visione che vi trovate davanti si chiama Calamita cosmica, ed è un'installazione di Gino De Dominicis. L'opera rappresenta un grande scheletro umano, preciso nell'anatomia, a parte il becco d'uccello che sostituisce il naso; lo scheletro è steso sulla schiena e regge in equilibrio sul dito medio della mano destra un'asta di ferro dorata: la calamita che mette in contatto l'uomo col mondo cosmico.

Gino de Dominicis, artista marchigiano scomparso nel 1998, è stato fra i protagonisti dell'arte italiana nel secondo dopoguerra. “Pittore, scultore, filosofo e architetto”, come si definiva, amava avvolgere la sua immagine in un alone di mistero, limitava al massimo mostre e apparizioni pubbliche e contrastava la pubblicazione di cataloghi o libri sulle sue opere. In molti lo ricordano per la polemica alla Biennale di Venezia del 1972, quando “espose” un giovane affetto da sindrome di Down seduto in un angolo mentre osservava tre dipinti: solo una delle tante provocazioni di un artista che viveva l'arte non come comunicazione, ma come creazione e magia, tanto da considerare anche lo spettatore superfluo rispetto all'opera.

La stessa Calamita cosmica è stata realizzata in gran segreto nel 1988. Presentata a sorpresa nel 1990 a Grenoble, esposta nuovamente 6 anni più tardi nella reggia di Capodimonte a Napoli, poi nella reggia di Versailles, alla Mole vanvitelliana di Ancona, in piazza del Duomo a Milano, al Museo d'arte contemporanea in Belgio, al Forte di Belvedere di Firenze e infine al MAXXI di Roma, prima di trovare posto nella ex chiesa di Foligno.

 

179 - LA MONTAGNA COL CAPPELLO




Sembra impossibile ma...
Quella che vedete non è un'immagine photoshoppata. E' il monte Fuji in Giappone circondato da una rara nuvola lenticolare. Se cercate sul web, troverete diversi fake della stessa immagine: gli hanno aggiunto altri “cappelli”. E l'hanno peggiorata. Ma perché ritoccare la natura, che è già così incredibilmente straordinaria? Un po' come certe bellissime donne che si rifanno il naso o le labbra, e alterano quelle caratteristiche che le rendevano uniche e belle.

Torniamo alle nuvole lenticolari; si formano ad alta quota, sono più fredde e più dense dell'aria circostante, e stazionarie: finché il tempo non cambia si librano sul posto senza muoversi. Un fenomeno che compare spesso intorno alle vette di vulcani spenti e cime montuose. Si verifica quando la differenza di temperatura tra la cima e la base è molto alta. Ed è proprio questo sbalzo termico a creare il flusso d'aria continuo e simmetrico che si espande contemporaneamente in tutte le direzioni, e consente la formazione di nuvole con la caratteristica forma ellittica. In determinate condizioni si creano stringhe di nuvole lenticolari, formazioni conosciute come nuvole di onde, che assomigliano a una pila di piatti. O se preferite di dischi volanti. Non è raro infatti che le nuvole lenticolari siano scambiate per Ufo (o per "coperture visive" realizzate per nascondere Ufo), e spesso l'effetto è assai suggestivo: immaginate di vedere un disco levigato, magari illuminato e colorato dal sole al tramonto, immobile nel cielo (altra particolarità di queste formazioni). Di lì a pensare agli omini verdi, il passo è breve.

Per saperne (e vederne) di più, seguite il link, e vi ritroverete nel meraviglioso mondo delle nuvole lenticolari: tutte foto genuine, niente photoshop. Date un'occhiata, ne vale la pena.


178 - UNA NOTTE SUL MARE




Sembra impossibile ma...
L'ultima invenzione di una catena di resort è un letto letteralmente sospeso sul mare dove è possibile dormire in una sorta di retone con tutti i comfort di un grand hotel cullati dal rumore delle onde.

Siamo al Grand Park Kodhipparu nell’Atollo Malè Nord delle
Maldive, un lussuoso Resort a 5 stelle a 20 minuti di speed-boat dalla capitale Malé. La struttura ospita 120 villette ognuna dotata di una piscina privata e di una o più reti sospese sul mare. Il design è stato curato da una famosa firma del settore, la Hirsch Bedner Associates, che non ha tralasciato niente per favorire il relax e la tranquillità degli ospiti nelle Beach Villas e Water Villas che si allineano sulla spiaggia e si stendono come un serpente marino su un lungo e sinuoso molo costruito su palafitte.

Ovviamente il pezzo forte sono le straordinarie bellezze naturali delle Maldive, acque color turchese e spiagge di sabbia bianca tanto irreali da farti pensare di esser piovuto su un altro pianeta. E a completare il quadro ci sono tutti i servizi di un resort di prima fascia, ville ampie ed eleganti, spa, ristoranti di lusso, sport acquatici, snorkelling e immersioni subacquee in un mare che è un caleidoscopio di colori. Il tutto per prezzi a partire da 400 dollari a notte. Raccontata la location nella speranza di un invito per una vacanza gratuita da parte dei titolari riconoscenti, torniamo alla specialità della casa, la grande idea che sta avendo notevole successo. Gli architetti che hanno curato l'arredamento hanno
appositamente ideato questi letti sospesi sui quali dormire a cielo aperto a picco sopra l'oceano, con lenzuola di seta sulla rete e, volendo, le tradizionali 5 gocce di Chanel come pigiama, ché qui la privacy è regina. Una formula che piace, visto che vip e presunti tali arrivano da tutto il mondo; pare che fra i maggiori frequentatori ci siano famosi influencer, che puntano sulla location suggestiva per postare su Instagram scatti insoliti da migliaia di like. Insomma, i signori della rete alle Maldive li hanno messi nella rete. 


177 - MONTAGNE RUSSE




Sembra impossibile ma...
Le montagne russe, attrazione regina del luna park, in Europa sono conosciute con questo nome perché sono nate in Russia nel diciottesimo secolo. In America le chiamano roller coaster, e in Russia... amerikànskije gòrki: montagne americane.

Nel sedicesimo secolo compaiono in Russia le prime grandi strutture in legno, alte fino a 30 metri e con una pendenza fino a 50 gradi, rivestite di ghiaccio per scivolaci sopra su slitte che possono toccare anche i 70 chilometri orari. Lo scopo? Puro divertimento; nel 1780 gli scivoli ghiacciati sono una delle attrazioni preferite dall’alta società, e l'Imperatrice Caterina II la Grande se ne fa costruire uno nella reggia di Oranienbaum, la Gorka (piccola montagna) Katalnaya, con le slitte sostituite per la prima volta da carrelli a ruote. I francesi in visita a San Pietroburgo (prima che Napoleone attacchi le Russie) scoprono la novità e l'importano a Parigi, dove nel 1804 viene installata la prima grande struttura, con la cera a sostituire il ghiaccio. Alle slitte vengono poi aggiunte le ruote e nel 1817 esordiscono "Le Montagne Russe di Belleville", due tracciati paralleli con la gente che scommette sulle due carrozze che si sfidano. Misure di sicurezza? Zero, anzi la gente si diverte a vedere gli incidenti che fanno parte dell'attrazione.

E' il 1827 quando in Pennsylvania i proprietari della seconda ferrovia americana, costruita per trasportare carbone, lanciano la "Mauch Chunk Switchback Gravity Railroad", 14 chilometri di discesa affidata alla gravità, dalla montagna al fiume Lehigh, con la risalita dei carrelli trascinati da muli. La gente paga 1 dollaro per scendere giù a 140 km/h: è un successo che andrà avanti fino al 1933. Intanto nel 1886 la Marcus Adna Thompson brevetta il Roller coaster. Che negli anni si arricchisce di decine di evoluzioni, giri della morte e avvitamenti. Coney Island prima (fine otttocento) e Disneyland poi (1955) si affidano a fior di ingegneri che brevettano centinaia di idee per migliorare il divertimento e la sicurezza. E solo nel novecento l'ottovolante riappare oltre cortina, con i russi che scoprono le “montagne americane”.

Nel mondo oggi le montagne russe più veloci (240 km/h) sono negli Emirati Arabi, le più alte (139 metri) nel New Jersey, le più lunghe (2479 metri) in Giappone. In Italia le prima discese risalgono all'Expo di Genova del 1892, e oggi le più veloci (120 km/h), le più alte (60 metri) e le più lunghe (1200 metri) sono tutte a Mirabilandia.

giovedì 21 novembre 2019

176 - IL MONDO IN GIARDINO




Sembra impossibile ma...
Søren Poulsen ha dedicato 25 anni alla cura del giardino della sua casa sul lago Klejtrup in Danimarca, e l'ha trasformato in una gigantesca mappa del mondo fatta di terra, erba e grosse pietre.

Di riproduzioni in miniatura di città, Paesi e continenti è pieno il mondo, ma quella realizzata da Poulsen, “The world map”, ha un fascino tutto suo, proprio perché ideata e realizzata in modo completamente artigianale da un contadino, che ha dedicato gli ultimi 25 anni della sua vita a quest'opera, e ha fatto tutto da solo. Poulsen nasce a Klejtrup, vicino a Viborg in Danimarca nel 1888, trascorre gran parte della sua vita negli Stati Uniti e nel 1943 torna nel villaggio dove è nato. Mentre sta lavorando per creare dei canali di drenaggio per il suo giardino, sulla riva del lago, trova una grande pietra che gli ricorda la forma della penisola dello Jutland. Di lì l'ispirazione, e intorno a quella pietra nasce un mondo intero.

Durante i mesi invernali, con l'aiuto dei suoi normali attrezzi da lavoro e di una carriola, inizia a posizionare con cura grandi pietre sul ghiaccio. Quando arriva la primavera, le pietre possono essere facilmente inclinate nelle posizioni volute: non è un lavoro facile, alcune di queste pesano più di 2 tonnellate. Lentamente, giorno dopo giorno, l'immagine del mondo prende forma. Continuerà a lavorarci fino alla sua morte, nel 1969. La mappa finale misura 45 metri per 90 su un'area di 4.000 metri quadrati, ed è costruita interamente in scala: un grado di latitudine di 111 chilometri corrisponde a 27 centimetri sulla mappa. Ogni Paese è indicato da bandiere in miniatura che vengono aggiornate ogni anno, per il resto tutto viene mantenuto come l'ha lasciato Poulsen.

Oggi, la Verdenskortet ved Klejtrup Sø (“Mappa del mondo al lago Klejtrup”) è la più popolare attrazione turistica nell’area di Viborg, il cuore di un parco che ha tra le altre attrazioni, un'area picnic, una caffetteria e un parco giochi, e attira circa 40.000 visitatori all'anno.

mercoledì 20 novembre 2019

175 - IL DIAVOLO IN CHIESA




Sembra impossibile ma...
Nel pulpito della cattedrale di San Paolo a Liegi è esposta una scultura in marmo bianco che raffigura Lucifero: “Le génie du mal”. E già questo è insolito. Ma l'incredibile è che sostituisce “L'ange du mal”, un'altra statua di Satana rimossa perché giudicata “di una bellezza malsana, troppo sublime, audace e fascinosa”.

Anno 1837, Guillaume Geefs, scultore sulla cresta dell'onda, riceve l'incarico di realizzare il nuovo pulpito della cattedrale di Liegi. Tema del progetto: "il trionfo della religione sul genio del male". Guillaume “subappalta” al fratello minore Joseph l'esecuzione dell'opera principale, la statua del signore delle tenebre sconfitto. “L'ange du mal”, terminato nel 1842, viene inaugurato l'anno successivo. Ma quando la scultura viene scoperta, i presenti restano a bocca aperta. Lucifero sembra tutto fuorché il maligno: l'aspetto umano è piacevole, morbido e aggraziato, quasi androgino. Lo sguardo non è quello di un vinto, l'espressione è "seria, cupa, persino feroce" e dirige l'occhio dello spettatore lungo il corpo fino ai fianchi scoperti e alle ginocchia che si aprono a formare un passaggio verso zone celate dall'ombra del drappo ridotto che copre le nudità. Esplode la polemica, la stampa sottolinea che il lavoro distrae le "belle ragazze penitenti": “L'ange du mal” è "troppo sensuale, una delle opere più inquietanti dei nostri tempi”. Pochi mesi dopo il vescovo Van Bommel ordina la rimozione della statua e Guillaume Geefs deve realizzarne in fretta un'altra per sostituire quella del fratello.

Così nasce “Le génie du mal”, che viene installata nella cattedrale nel 1848. Il modello utilizzato è lo stesso, ma Guillaume affronta le critiche specifiche: il corpo è molto più coperto, le ginocchia chiuse per cancellare le allusioni sessuali. Lo sguardo di Lucifero è rivolto lontano dal corpo, l'espressione è pensosa ed esprime rimorso, vergogna, timore per il castigo divino che il braccio piegato a protezione annuncia imminente; la caviglia è incatenata, una mano regge la corona e uno scettro spezzato, ai suoi piedi c'è il frutto proibito caduto coi segni del morso. E sì, fra i capelli spuntano anche le corna: finalmente un diavolo come Dio comanda.

La scultura di Joseph, nonostante o grazie alle polemiche, ha grande successo: esposta più volte e poi venduta a caro prezzo a Guglielmo II, re dei Paesi Bassi, dopo vari passaggi di proprietà oggi è uno dei pezzi più ammirati del Musées royaux des Beaux-Arts di Bruxelles. Quella di Guillaume è rimasta nella cattedrale, dove il pulpito è sempre pieno di visitatori; gran parte di questi sono satanisti che vengono regolarmente a meditare ai suoi piedi.

174 - IL MEDICO DEI MIRACOLI




Sembra impossibile ma...
La storia del dottor Jacob Bolotin è una delle più incredibili fra quelle raccontate negli annali della medicina. E soprattutto è una vicenda umana che ha del miracoloso. Credetemi, vale la pena di leggerla fino in fondo.

Bolotin nasce nel 1888 a Chicago, è l'ultimo di 7 fratelli di una famiglia molto povera di immigrati ebrei polacchi. Fin dall’adolescenza il suo sogno è laurearsi in medicina, ma la strada per lui è tutta in salita. Lo aiutano però un'intelligenza finissima e un carattere irriducibile. A 14 anni si diploma, poi fa il venditore porta a porta di pennelli e di macchine da scrivere e con i soldi guadagnati paga le rette all’università. Dove entrare è stato assai difficile. Ma nel corso di studi è fra i migliori, e a 24 anni si laurea con lode. Ora però serve la licenza per esercitare la professione, e per lui è un'altra battaglia durissima. Per mesi lavora come volontario in un centro contro la tubercolosi, ma alla fine non solo non lo assumono, ma neanche lo pagano. Si fa notare durante il praticantato al Frances Willard Hospital: i pazienti lo amano e gli altri medici lo stimano e gli chiedono spesso pareri. Come quando salva una ragazza, già visitata da altri a più riprese: per i colleghi i disturbi che accusa sono di natura psicologica. Lui appoggia l’orecchio al petto della paziente e sente un rumore tipico: è una stenosi mitralica. Uno dei tanti episodi che lo mettono in luce. E alla fine gli valgono la licenza tanto sognata. Jacob apre il suo studio medico: per mesi nessun paziente, ma lui non si scoraggia. Poi un giorno bussa un giornalista del Chicago Tribune: vuole intervistare il “povero cieco” a cui qualcuno ha deciso di affidare la vita dei pazienti.

Sì, avete capito bene, il dottor Jacob Bolotin è cieco dalla nascita, il primo medico al mondo totalmente privo della vista in un'epoca in cui il non vedente è solo un povero invalido, senza alcuno dei sostegni tecnologici e sociali che arriveranno un secolo dopo. Ma Jacob ha tre cose: una famiglia forte e amorevole, un intelletto superbo, una perseveranza rara. Fin da ragazzino è uno studente eccellente, con sensibilità straordinariamente accentuate: legge il neonato Braille attraverso tre fazzoletti e riconosce chiunque dall'odore. Per poter lavorare si inventa tecniche per muoversi nel traffico di Chicago, ed è il migliore fra i venditori di macchine da scrivere: è il migliore anche all'università, dove per studiare concepisce e realizza modelli tridimensionali degli organi. E non si arrende mai, non c'è ostacolo che freni la sua corsa.

Alla fine grazie anche alla pubblicità che gli porta l'intervista (e a ciò che nell'intervista racconta) diventa un medico di enorme successo, specialista di fama mondiale per cuore e polmoni; grande oratore, alla professione affianca le battaglie a favore dei non vedenti e della loro integrazione nella società. Ma il fisico non regge all'eccesso di impegni pubblici e professionali: muore nel 1924, a 36 anni, dopo aver visitato pazienti fino agli ultimi minuti di vita. A seguire il funerale del medico cieco ci sono più di 5000 persone.

173 - IL CARNEVALE DELLE JEEP




Sembra impossibile ma...
In Colombia tutti gli anni si svolge un concorso per jeep, che sfilano letteralmente ricolme di oggetti di ogni tipo. Vince quella con il carico più fantasioso e distribuito più armoniosamente.

La Jeep Willis è arrivata in Colombia nel 1946 per scopi militari e ha riscosso subito grande successo: in pochi anni è diventata indispensabile per chi abita nelle zone più interne del Paese, e ha rivoluzionato il sistema del trasporto merci, che prima veniva effettuato su carri a trazione animale o in groppa a cavalli o muli. Non a caso nel dialetto locale sono dette "mulitas mecánicas" (muli meccanici). Oggi spostarsi senza è praticamente impossibile, le si vede ovunque e trasportano oltre alle persone ogni tipo di merce.

Così nel dipartimento di Quindio dal 1988 la gente rende omaggio al prezioso fuoristrada con la Fiesta del Yipao (da “jeepao” come è detta localmente). Incredibile, colorata e divertente come sole lo feste sudamericane sanno esserlo, la kermesse inizia di primo mattino col raduno. Ed è già un caleidoscopio di colori: le jeep anche nei giorni normali sono decorate con ornamenti, icone e accessori appariscenti e kitsch. Per l'occasione i partecipanti caricano a bordo assolutamente di tutto: prodotti agricoli, caffè, frutta, mobili, immagini sacre, persone, animali. E tutto è ammassato e assemblato in quantità esagerata. Le vetture vengono poi suddivise in differenti categorie a seconda del tipo di prodotto trasportato. I fuoristrada quindi sfilano come carri di carnevale per le vie della cittadina, una parata partecipatissima.

Ma la specialità più attesa ed amata di tutta la festa è il “Pique”: le jeep, dopo esser state caricate solo nella parte posteriore, gareggiano nel circolare impennate sulle ruote posteriori. Bisogna essere molto abili per trovare il giusto mix di oggetti da utilizzare per consentire un buon bilanciamento del mezzo quando è in marcia, senza far cadere alcun oggetto, o peggio ribaltarsi. Dal 2006 la Fiesta del Yipao compare nel Guinness Book of Records per la “Longest Jeep Parade”: una carovana di 370 Jeep Willys.


172 - QUEL MISTERIOSO RONZIO




Sembra impossibile ma...
Una coppia spagnola da tempo sentiva un fastidioso ronzio provenire dalle pareti di casa. Aperto il muro della camera da letto, i due si sono trovati di fronte ad un enorme alveare con 80.000 api.

L'inquietante scoperta è stata fatta pochi giorni fa a Granada. Cosa è successo ce lo racconta l'apicoltore Sergio Guerrero della locale società La Colmena Sanadora, chiamato in veste di esperto quando i padroni di casa si sono resi conto che il rumore invece di cessare aumentava, e che non si trattava né del frigorifero né dell'aria condizionata. “In effetti la coppia – spiega Guerrero – già un anno fa aveva notato un numero consistente di api nella loro proprietà, ma polizia e vigili del fuoco interpellati non avevano trovato soluzioni al problema, abbastanza comune in Andalusia. Negli ultimi mesi il rumore era aumentato, certe notti i due non riuscivano a dormire; il ronzio era però più o meno forte a seconda se le api andavano e venivano, o erano tranquille nel loro alveare. Anche per questo hanno atteso molto a chiamarmi. Ma quando le temperature hanno iniziato a salire le cose sono peggiorate”.

L'intervento di Guerrero è da film horror: l'esperto capisce subito che dentro il muro c'è un alveare, ma quando tira giù un pezzo di parete è il primo a restare scioccato: “L'alveare era enorme – dice - così grande che doveva essere lì da almeno un paio d'anni. Ho utilizzato uno speciale sistema di aspirazione per garantire che non rimanesse un singolo insetto. Mi ci sono volute parecchie ore per estrarlo dalla cavità del muro e liberare le api. Credo che sia cresciuto così tanto a causa del gran numero di fiori nelle vicinanze, e anche per le temperature più alte che negli ultimi anni hanno allungato il periodo riproduttivo degli insetti da due a sei mesi. In un normale alveare di api mellifere una singola ape regina in fase riproduttiva è in grado di deporre 1400 uova in un giorno”. Insomma, la buona notizia è che le api, minacciate in tutto il mondo, almeno in Andalusia godono ottima salute. Lo conferma la coppia di Granada, che per un paio d'anni ha vissuto in stretto contatto con loro. E oggi a ogni minimo ronzio salta sul letto.

171 - I GIGANTI CONGELATI




Sembra impossibile ma...
La società di trasmissione elettrica islandese Landsnet ha un progetto per rinnovare la rete dell'alta tensione realizzando tralicci modificati in modo da dargli l'aspetto di giganti in acciaio.

Ringrazio Fabrizio Brancoli per la segnalazione, e vi racconto la storia del progetto Land of Giants. Che inizia nel 2008 quando la Landsnet indice un concorso invitando gli studi di progettazione a rileggere in chiave artistica i tralicci della luce con l'obiettivo di ridurne l'impatto visivo sugli splendidi paesaggi naturali del Paese. Unico vincolo, non discostarsi troppo dalla forma tradizionale per non dover rivedere il sistema di trasmissione via cavo. Lo studio americano “Choi + Shine” vince il bando trasformando gli anonimi tralicci in giganti antropomorfi d'acciaio alti 30 metri, ognuno con una postura diversa, che reggono con le loro braccia i fili elettrici e si inseriscono efficacemente nella maestosa solennità del paesaggio. Lo stesso concetto è applicato alle turbine eoliche, con il progetto gemello “The Giants of the Wind”.

Purtroppo ad oggi l'azienda islandese ha – scusate il gioco di parole – congelato il progetto, pare a causa di scarsi finanziamenti. Il che è strano, perché i costi necessari sono contenuti, in quanto le modifiche da apportare sono minime. Allo studio “Choi + Shine” è rimasto finora solo un premio di consolazione: il loro originale design ha vinto l’Unbuilt Architecture Award assegnato dalla Society of Architects di Boston ai migliori progetti non realizzati.

In attesa che il progetto si sblocchi, le foto dei Giganti riempiono i social, da Facebook a Instagram. E non mancano i resoconti di chi sostiene di essere rimasto incantato davanti alla maestosità di queste sculture durante l'ultimo viaggio in Islanda. Ok, queste strutture non sono mai state realizzate, e le foto pubblicate ovunque non sono altro che i rendering del progetto: ma questo è solo un dettaglio fra i tanti miracoli quotidiani che appaiono sul web.

170 - LA BIBLIOTECA DEL FUTURO




Sembra impossibile ma...
Sta nascendo una biblioteca destinata a lettori che fra un secolo avranno accesso a bestseller scritti da autori che oggi ancora non sono nati. Chiaro no? Se non lo è, continuate a leggere.

Si chiama Future Library il progetto che mira a raccogliere opere originali, una ogni anno a partire dal 2014, di famosi scrittori che accettano di mettere un loro inedito in una capsula del tempo, che sarà aperta solo nel 2114. Nel frattempo i lavori rimarranno inediti, e nessuno potrà leggerli. Ma non finisce qui: sempre nel 2014 sono stati piantati mille alberi nella foresta norvegese di Nordmarka. Fra 95 anni dei 100 manoscritti saranno stampate 3000 copie usando solo carta ricavata da quegli alberi. L'ideatrice del progetto di land art concettuale è l’artista scozzese Katie Paterson, supportata dalla città di Oslo. La biblioteca più segreta del mondo sarà conservata nella Deichman Library, la nuova biblioteca pubblica in fase di completamento a Bjørvika. Qui sta per aprire i battenti la "Silent room", la capsula del tempo costruita usando il legno degli alberi originali abbattuti per far posto alla nuova foresta, che si scorge in lontananza dalle finestre della sala. Le opere saranno esposte e visibili a due persone per volta, ma non disponibili per la lettura.

Gli elaborati possono essere di qualunque lunghezza o genere, è richiesta solo la completa originalità. Ogni anno in autunno viene annunciato l'autore selezionato, e in primavera nella foresta si svolge la cerimonia pubblica di consegna del testo. Finora sono finite nella Silent room opere di Margaret Atwood (Scribbler Moon), David Mitchell (From Me Flows What You Call Time), Sjón (Come My Brow Brushes On The Tunics Of Angels), Elif Shafak (The Last Taboo); quella di Han Kang sarà presentata in primavera. Anche Umberto Eco era stato selezionato e invitato, ma non ha fatto in tempo a presentare il suo lavoro. E' possibile che nel 2114 i libri siano supporti superati, ed è probabile che i lettori abbiano bisogno di una traduzione per i testi più vecchi, perché il linguaggio si sarà notevolmente modificato. Quello che è sicuro invece è che molti degli scrittori non vedranno la realizzazione del progetto, mentre molti dei famosi autori del futuro oggi non sono ancora nati.

760 - DIETRO IL PADRINO

    Un'offerta che non si può rifiutare. A trovarsela davanti è stato Francis Ford Coppola al momento di iniziare a girare I...