Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera. Ringrazio Stefano Paiusco per l'idea e vi porto
nell'inquietante mondo di Giulia Tofana.
Giulia
nasce a Palermo ai primi del Seicento. La madre Thofania d'Adamo
viene giustiziata per aver avvelenato il marito Francesco. Poverissima,
ma bella e intelligente, cresce nel quartiere malfamato del Papireto
e fino al 1640 fa la prostituta. Poi scopre la sostanza che prenderà
il suo nome, e cambierà la sua vita: l'acqua tofana. Un
liquido velenoso incolore, inodore e insapore a base di arsenico,
piombo e belladonna; ne basta una piccola quantità per procurare una
morte priva di sintomi. Propinato quotidianamente all'ignara vittima,
aggiunto al cibo in piccole dosi, uccide in pochi giorni senza
lasciare traccia. Giulia, che forse ha ereditato la ricetta dalla
madre, la fornisce solo a donne disperate, prigioniere di un
matrimonio infelice. E ricche. Gli affari vanno bene, finché il
marito di una di queste scopre il complotto e la denuncia
all'Inquisizione.
Con
l'aiuto di un suo amante, frate Girolamo, la Tofana riesce a fuggire
da Palermo insieme alla figlia Girolama, e trova rifugio nella Roma
di papa Urbano VIII, in una bella casa di Trastevere. Dove cancella
il passato: ha soldi e bellezza, migliora la sua istruzione, entra in
un giro di amicizie altolocate. Un giorno una nobile sua amica le
confida la sua infelicità: “mio marito è un violento, sono
disperata”. Può non aiutarla? Così le offre il suo elisir di
breve vita. E' un successone, la fresca vedova sparge la voce. E Roma
non è Palermo; uno speziale amico di fra Girolamo le procura gli
ingredienti, e l'acqua tofana invade l'urbe. Il colpo di genio poi
sta nel marketing: Giulia vende il liquido venefico alla luce del
sole, come collirio a base di bacche di belladonna o in bottigliette
devozionali con l'immagine di San Nicola: chi può sospettare di
un’innocente ampolla?
Nei successivi 20 anni la Tofana è la fornitrice ufficiale delle nobildonne romane (e non solo) intrappolate in matrimoni sbagliati, combinati e senza amore. E diventa ricchissima. Poi una sua cliente, la contessa di Ceri, nella fretta di liberarsi del marito non segue le istruzioni per l'uso e svuota l’intera boccetta nella zuppa. La morte istantanea è sospetta, si apre un'indagine, la Ceri confessa. Giulia e la figlia tentano di fuggire, si rifugiano in una chiesa; alla fine, assediata, si consegna alle guardie. Torturata, confessa di aver venduto tra il 1633 ed il 1651 (solo a Roma) veleno per uccidere 600 uomini. Sarà condannata e giustiziata nel 1659 a Campo de' Fiori, insieme alla figlia e ai suoi lavoranti; diverse mogli accusate di aver avvelenato i mariti saranno murate vive nel palazzo dell’Inquisizione, a Porta Cavalleggeri.
Nei successivi 20 anni la Tofana è la fornitrice ufficiale delle nobildonne romane (e non solo) intrappolate in matrimoni sbagliati, combinati e senza amore. E diventa ricchissima. Poi una sua cliente, la contessa di Ceri, nella fretta di liberarsi del marito non segue le istruzioni per l'uso e svuota l’intera boccetta nella zuppa. La morte istantanea è sospetta, si apre un'indagine, la Ceri confessa. Giulia e la figlia tentano di fuggire, si rifugiano in una chiesa; alla fine, assediata, si consegna alle guardie. Torturata, confessa di aver venduto tra il 1633 ed il 1651 (solo a Roma) veleno per uccidere 600 uomini. Sarà condannata e giustiziata nel 1659 a Campo de' Fiori, insieme alla figlia e ai suoi lavoranti; diverse mogli accusate di aver avvelenato i mariti saranno murate vive nel palazzo dell’Inquisizione, a Porta Cavalleggeri.
L'acqua
tofana continuerà ad essere prodotta e a mietere vittime per
decenni. Lo stesso Wolfgang Amadeus Mozart nel 1789, due anni prima
di morire, confiderà alla moglie “Lo so, morirò presto, qualcuno
mi ha dato dell’acqua tofana”.
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