domenica 7 agosto 2022

757 - LA RAGAZZA CHE CORREVA

 


La maratona era vietata alle donne, ma lei, travestita da uomo, ha superato divieti e pregiudizi ed è arrivata al traguardo entrando nella storia. Ringrazio Gianfranco Di Mare per la segnalazione, e vi porto alla maratona di Boston del 1966, per fare la conoscenza con Roberta Louise “Bobbi” Gibb.

Bobbi nasce a Cambridge nel Massachusetts nel 1942 e cresce nei sobborghi di Boston, studia al Boston Museum of Fine Arts e alla Tufts University dove suo padre insegna chimica. Fin da ragazzina ha una grande passione per l'atletica, corre ogni giorno per 8 miglia per andare e tornare da scuola. Nel 1962 William, anche lui appassionato di mezzofondo, la vede mentre fa l'autostop, la carica in macchina e... quattro anni dopo i due si sposano e vanno a vivere in California (lui è un ufficiale di Marina).

Lei intanto continua ad allenarsi: corre con scarpe da infermiera della Croce Rossa in pelle bianca, perché all'epoca non esistono scarpe da corsa per le donne. E coltiva un sogno impossibile: partecipare alla famosa maratona di Boston, vietata alle donne. La corsa più lunga autorizzata dall'Amateur Athletic Union per le atlete è infatti di un miglio e mezzo: “le donne – spiega il regolamento - non sono qualificate per correre nelle gare della divisione maschile”.

Gibb si allena per due anni percorrendo fino a 40 miglia al giorno. Poi nel febbraio del 1966 presenta la domanda di iscrizione, anche se immagina già la risposta. Che non tarda ad arrivare: “Le donne – si legge nella lettera del direttore di gara Will Cloney - non sono fisiologicamente in grado di correre una maratona, mi dispiace ma non possiamo prenderci la responsabilità di ammetterla”. Lei ci pensa su, poi parte in autobus da san Diego dove abita e dopo tre notti e quattro giorni di viaggio arriva il giorno prima della gara a casa dei suoi genitori a Winchester. La mattina del 19 aprile sua madre la accompagna alla partenza a Hopkinton.

Abbigliamento della Gibb” come avrebbe scritto Paolo Villaggio: bermuda del fratello, felpa blu con cappuccio, costume da bagno nero a canottiera, scarpe da ginnastica da uomo. Così bardata Bobbi si nasconde tra i cespugli vicino al recinto di partenza. Dopo il via, aspetta che metà del gruppo sia partita, poi si tuffa nel mucchio. Dopo poco ha un gran caldo, ma non si può togliere la felpa per non essere smascherata: “Se mi avessero vista – dirà – pensavo che avrebbero cercato di fermarmi, e anche che mi avrebbero potuto arrestare”.

Ma nonostante il tentativo di mimetizzarsi, Bobbi è una ragazza, e pure bella, coi lunghi capelli biondi che escono dal cappuccio, e i compagni di corsa non tardano ad accorgersene. Ma invece di avvisare i commissari di gara, iniziano a incoraggiarla, a sostenerla. Sollevata, lei si toglie la felpa e corre ancora più forte, fra due ali di spettatori stupiti che la applaudono. La notizia che in corsa c'è una donna si diffonde, la folla attende il suo passaggio ed esulta, davanti al Wellesley College decine di studentesse saltano e fanno il tifo, ci sono ragazze che urlano e piangono. Ma ad attenderla all'arrivo ci sono gli organizzatori. Non l'hanno presa bene, la circondano minacciosi. Ma devono lasciare spazio a John Volpe, il governatore del Massachusetts, che raggiunge Bobbi e le stringe la mano: è la prima donna ad aver mai corso la maratona.

Bobbi Gibb termina la gara in 3 ore, 21 minuti e 40 secondi, davanti a 290 dei 415 partenti. Il mattino seguente la sua impresa è in prima pagina: “Le donne possono correre la maratona" titolano i giornali. La federazione però non ci sta, il direttore di gara mette in dubbio l'autenticità della partecipazione della ragazza alla gara: "La signora Gibb non ha corso nella maratona di ieri. Non esiste una maratona per una donna. Può aver corso una gara su strada, ma non una maratona. Non si trovava in nessuno dei nostri punti di controllo e nessuno dei nostri controllori l'ha vista. Per quel che ne so può esser partita a metà percorso”. Bobbi replica tranquilla: "Se non mi credete, chiedete ai corridori che mi hanno visto. O agli spettatori che mi incitavano. Non voglio polemizzare con il signor Cloney. Se non mi crede, sono affari suoi".

Nel 1967 e nel 1968 Gibb corre di nuovo, e con lei ci sono altre ragazze. Arriva prima fra le donne, con un'ora di distacco dalle seconde. Nel 1972 si corre la prima gara ufficiale di divisione femminile. Nel 1996, in occasione della centesima edizione della celebre maratona, la Boston Athletic Association riconosce ufficialmente le sue tre vittorie nel 1966, 1967 e 1968 e le assegna una medaglia, e il suo nome viene scolpito nel memorial dei vincitori. Nel 2021 a Boston viene inaugurata una statua di Bobbi Gibb chiamata "The Girl Who Ran" (La ragazza che correva).

 


 




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