Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera. Leonardo Di Bona, detto il Puttino per la piccola
statura, nasce a Cutro in Calabria nel 1542. Giovanissimo talento
degli scacchi, studia legge a Roma e nel 1560, saputo dell'arrivo di
Ruy Lopez de Segura, confessore di re Filippo II di Spagna,
considerato il miglior giocatore al mondo, chiede e ottiene di
sfidarlo. La partita dura due giorni, e alla fine l’esperienza
dello spagnolo prevale. Leonardo si trasferisce a Napoli, ospite di
uno zio
giocatore
col quale si addestra per due anni giorno e notte. In casa di un
gentiluomo del posto incontra Paolo Boi “il Siracusano”, uno
degli scacchisti più forti dell'epoca, in realtà richiamato in
città dalla fama del giovane calabrese. Ovviamente i due finiscono
davanti alla scacchiera; chiudono in parità con reciproca
soddisfazione. E Leonardo si sente pronto per la rivincita con Ruy
Lopez.
Torna
a Cutro, ma all'arrivo scopre che suo fratello è stato catturato dai
pirati saraceni; si prende allora l'incarico di trattare il riscatto.
Ricevuto sulla nave saracena, trova il modo di sfidare il capitano a
scacchi. Seguono una serie di partite con 50 scudi l'una in palio. Finisce
col Puttino che riscatta il fratello e si porta via anche 200 scudi,
col capitano incredulo che lo invita a Costantinopoli per arricchirsi
insieme col gioco. Ma lui ha un solo obiettivo in testa: Madrid, dove
vive Ruy López. Il viaggio in carro insieme ad altri due scacchisti
è lungo ed estenuante, Leonardo trova anche il modo di fermarsi per
qualche tempo a Genova e fidanzarsi; poi riprende la strada
con la promessa di tornare appena avuta la sua rivincita. A
Barcellona ha bisogno di soldi, e allora gioca una burla a un ricco
locandiere: finge di non aver mai visto prima una scacchiera, e gli
vince 700 scudi.
Nell'estate
del 1575 arriva finalmente a destinazione, e si fa notare giocando a
scacchi grosse somme. In breve la sua fama si diffonde, ed è lo
stesso re di Spagna Filippo II a volere la sfida fra monsignor Ruy
Lopez e il calabrese di cui tutti parlano. Si gioca a corte, al
meglio delle tre partite, in palio mille scudi. Leonardo perde in
malo modo le prime due, il re fa per andarsene spazientito. Lui lo
ferma: “Ho perso volutamente perché rifulgesse più chiaramente la
mia bravura” dice. Tutti ridono. Il Puttino vince alla grande le
successive tre partite. Meravigliato, il re gli consegna il premio e
tanti altri doni. Lui rinuncia, e in cambio chiede e ottiene il
conferimento del titolo di Città alla sua Cutro e l’esenzione
dalle tasse per 20 anni per tutti i suoi concittadini. In seguito,
sulla via di Genova, prima restituisce i 700 scudi frodati all'oste
di Barcellona, poi apprende con gran dolore che la sua fidanzata è
morta; si rifugia ancora negli scacchi, e fa rotta su Lisbona dove
sconfigge il Moro, il campione del re Sebastiano, che lo nomina
“cavaliere errante”. Al rientro in Calabria è un eroe. Al
culmine del successo, ospite del principe di Bisignano, muore
“avvelenato per invidia”.
Oggi
Cutro lo ricorda con una statua, una piazza col pavimento a
scacchiera dove il 12 agosto ogni anno i figuranti rievocano la
partita di Madrid e un prestigioso torneo internazionale di scacchi.
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