Sembra
impossibile ma…
Fra
i più terribili e disumani tiranni della storia c’è una donna. E,
credetemi, non ha niente da invidiare alla lista di quelli che vi
stanno frullando per la mente. Lucrezia Borgia? Macchè, al confronto
era santa Maria Goretti. Permettete che vi presenti Ranavalona I,
regina del Madagascar.
Nata
nel 1778, di famiglia nobile, sposa giovanissima Radama I, re della
grande isola africana e suo biscugino. Che muore all’improvviso nel
1828, con ogni probabilità avvelenato dalla moglie. Non ci sono
eredi, quindi è lei a salire sul trono. Come primo atto del suo
regno fa sterminare tutti i parenti del marito.
Quindi
annuncia la sua politica, di segno opposto a quella dei predecessori:
chiusura assoluta al resto del mondo. Per cominciare bandisce il
cristianesimo, e per chi viene trovato in possesso di una Bibbia c’è
la pena capitale. Poi caccia inglesi e francesi dall’isola. Le
condanne a morte diventano una pratica quotidiana. E sulle modalità
dell’esecuzione la fantasia della regina si scatena.
La
più comune consiste nel far calare il prigioniero in un pozzo e
rovesciargli addosso catini d'acqua bollente. In questo modo saranno
giustiziate 150.000 persone. Per i cristiani, trattamenti
particolari: vengono coperti di pelli d'animale insanguinate e dati
in pasto ai cani, gettati nel vuoto da alte scogliere o legati in
gruppo e lasciati a morire di fame nella foresta. Gli stranieri
vengono decapitati e le teste infisse su pali ed esposte lungo la
costa. Chi
nega le accuse è affidato al giudizio divino, ovvero viene
avvelenato, se è sincero lo salveranno gli dei. I colpevoli di reati
comuni possono scegliere se essere bruciati, bolliti o sepolti vivi.
Gli
storici stimano che nei 33 anni di regno di Ranavalona, che morirà
di vecchiaia a 83 anni, le vittime di guerre, malattie ed esecuzioni,
sono state 2 milioni e mezzo, più della metà della popolazione
dell’intero Madagascar. Al solito, la realtà supera la fantasia:
quelli del “Trono di spade” ci fanno la figura dei dilettanti.
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