Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera. Juliane Koepcke nasce nel 1954 a Lima, in Perù,
figlia unica del biologo Hans e dell'ornitologa Maria, entrambi
tedeschi, che lavorano a Panguana, sperduta stazione di ricerca nella
foresta amazzonica a un'ora di volo da Lima. E' qui che cresce
Juliane, che apprende dal padre le tecniche di sopravvivenza nella
giungla. In seguito va a fare il liceo a Lima, dove si diploma nel
1971; il 23 dicembre è alla festa di fine anno della scuola, con la
madre che ha rinviato di qualche giorno il rientro per accompagnarla.
Il giorno dopo voleranno insieme a Panguana, ma tutti i voli sono
pieni per il Natale, gli unici posti sono su un Lockheed della Lansa;
il padre le sconsiglia, non si fida della Compagnia aerea, ma loro si
imbarcano lo stesso. Dopo mezz'ora di volo un fulmine colpisce
l'aereo che si spezza in aria, a 3.200 metri dal suolo. “Ho sentito
mia madre che diceva 'Questa è la fine, è tutto finito' –
racconta Juliane – la gente che urlava, poi il rumore fortissimo
del motore ha coperto tutto; subito dopo la calma totale, solo il
suono del vento. Ero ancora attaccata al sedile, in caduta libera,
era come essere in un vortice. Ho perso conoscenza”.
Al
risveglio è nella foresta amazzonica; ci mette ore per rimettersi in
piedi. Ha una ferita profonda al braccio destro, la clavicola rotta,
il legamento del crociato del ginocchio lacerato, profondi tagli sui
polpacci, è miope, la poca vista residua dopo la rottura degli
occhiali è annebbiata dai capillari rotti degli occhi. Si rende
conto in breve di essere l'unica sopravvissuta dei 92 passeggeri.
Avanza a tentoni nella vegetazione fitta, quando trova un ruscello lo
segue verso valle come le aveva insegnato il padre, mangia poco o
niente; dopo 4 giorni trova una fila di sedili con tre passeggeri
morti, conficcati a testa in giù per un metro nel terreno. Scappa.
Vede anche gli aerei di salvataggio volteggiare su di lei, poi li
vede allontanarsi. Perde la cognizione del tempo. Quando scopre una
barca pensa a un'allucinazione. Invece è vera, vicino c'è una
capanna; tlì rova un litro di benzina e lo usa, come aveva imparato,
per medicarsi la ferita infestata da vermi. Ormai semincosciente,
sente delle voci di uomini, chiede aiuto. E' salva. Ad aspettarla
all'ospedale trova il padre. Sono passati 11 giorni dal disastro.
Juliane
oggi ha 66 anni, è biologa, lavora a Monaco. Ha vissuto in Germania
ma è tornata più volte per le sue ricerche in Amazzonia; nel 1998
il regista Werner Herzog ha raccontato la sua storia nel film Wings
of Hope; la conosceva bene, perché nel 1971 quando stava girando
“Aguirre” in Perù, sarebbe dovuto salire sullo stesso volo di
Juliane ma cambiò itinerario e scese dalla scaletta all'ultimo
minuto. Così sono tornati insieme nella giungla amazzonica, hanno
ritrovato i rottami dell'aereo, e hanno girato commossi il loro film.
Guarda i video con la storia dell'incredibile incidente e il film di Herzog "Wings of hope".
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