Sembra
impossibile ma…
La
realtà a volte pare prendere spunto dalla fantasia. Ricordate “Il
barone rampante” di Italo Calvino? Racconta la storia di Cosimo,
figlio primogenito del barone di Rondò, che dopo un litigio col
padre decide di rifugiarsi sugli alberi. E lassù rimane tutta la
vita.
Gilbert
Sanchez ha 47 anni, e vive in un paesino delle Filippine, La Ruz,
nella provincia Agusan. Primogenito di otto figli, è sposato con due
figli, ma la moglie è morta nel 2000 dando alla luce il suo
secondogenito. Gilbert per tre lunghi anni ha vissuto su un albero,
una palma alta 20 metri vicina a casa sua, permettendo solo alla
madre di portargli acqua e cibo. Tutti gli altri venivano respinti
con alte urla e minacce lanciate agitando un vecchio coltello.
Ma
perché Sanchez, che non aveva mai dato segni di scompenso, è salito
su un albero con l’intenzione di non scendere più? Dicembre 2014,
l’uomo è protagonista di una lite furiosa; un certo punto
l’avversario estrae una pistola e gli assesta un colpo in testa con
il calcio. Agustin, stordito, ha paura di essere ucciso, e scappa più
veloce che può; inseguito, non sa dove rifugiarsi e alla fine non
trova di meglio che salire sulla palma più alta e nascondersi nel
fogliame. La sera la madre Winifreda non lo vede rientrare e lo va a
cercare. Lo trova in cima all’albero. Cerca di convincerlo a
scendere, lui non ci pensa nemmeno. Ritenterà inutilmente ogni
giorno nei 3 anni successivi, senza rassegnarsi. Nel frattempo lo
accudisce come può, gli porta acqua, cibo, vestiti, sigarette. Li
mette in un paniere, e lui li tira su con una corda.
Gilbert
non scende mai, neanche per una doccia. Resiste al freddo e a diverse
tempeste, si ripara con le foglie dal caldo terribile, lotta contro
insetti di ogni tipo che non gli danno pace. Tutti in paese conoscono
la situazione, ma nessuno riesce a fare niente. Finché “la storia
dell’uomo sulla palma” diventa virale sui social. Solo allora le
autorità decidono che, volente o nolente, deve scendere dall’albero.
Alla fine decidono di tagliare la palma, con estrema cautela, con una
motosega.
Così
Agustin è costretto a tornare a terra. Sono passati 3 anni.
All’ospedale gli riscontrano vesciche su tutto il corpo, morsi di
insetti, atrofia muscolare, la colonna vertebrale deformata e
soprattutto i segni di una psicosi ormai irreversibile. A pensarci
bene, più che il barone rampante il povero Agustin ricorda il
personaggio interpretato da Ciccio Ingrassia nel film Amarcord. Ma
almeno lui un motivo valido per stare lassù ce l’aveva:
abbarbicato al suo albero gridava a tutta voce “Voglio una
donnaaaa!!!”

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