mercoledì 10 giugno 2020

573 - IL FANTASMA CHE SAPEVA TROPPO




Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. Primavera del 1978, il rapimento Moro sconvolge l'Italia, i telegiornali non parlano di altro. L'indirizzo che tutti cercano è quello del covo dove le Brigate Rosse nascondono il politico. E un giorno viene rivelato. Come? Nel corso di una seduta spiritica. Ma questo non basterà a salvare il rapito.
 
Riavvolgiamo ll nastro fino a raggiungere il D-day degli anni di piombo: è il 16 marzo quando un nucleo armato delle Brigate Rosse rapisce Aldo Moro e uccide tre poliziotti della scorta. Il presidente della Dc sarà ritrovato morto nel bagagliaio di un’auto il 9 maggio. In mezzo, 55 giorni di prigionia in un covo segreto e una caccia all’uomo tanto imponente quanto inutile. Il 2 aprile a Zappolino vicino a Bologna un professore di Economia dell’Università invita 9 colleghi con le famiglie a pranzo. In tutto sono 12 adulti e 5 bambini. Fra i presenti, Romano Prodi, che sarà presidente del consiglio, e altri 5 futuri ministri o viceministri. Alle 15,30 piove. Che si fa? Una seduta spiritica, con le lettere disegnate sul tavolo e il piattino che si muove per rispondere alle domande: per qualcuno un evento paranormale, per altri un trucco ben noto a prestigiatori e truffatori.
 
In quei giorni non si parla che del rapito: “Dove è tenuto prigioniero Moro?”. Il piattino compone alcune parole; fra queste Viterbo, Bolsena. E Gradoli. Che, scopriranno incuriositi i professori, è un paesino vicino appunto a Viterbo. Alle 18 la seduta spiritica si conclude, e i partecipanti sono piuttosto colpiti. Tanto che due giorni dopo Prodi racconta quanto avvenuto, "a costo di sembrare ridicolo", a un alto funzionario politico, che avvisa la polizia. Il paese laziale viene perquisito a tappeto da 24 agenti. Con esito negativo. Due settimane dopo la polizia scoprirà per caso il covo dove era stato tenuto prigioniero Moro. E’ un appartamento di Roma, in via Gradoli. Nei mesi successivi i magistrati interrogheranno più volte i 12 docenti bolognesi. Ancora oggi, tutti confermano alla lettera la versione di Prodi.

Per chi non crede alle coincidenze e neanche ai fantasmi, nel tempo sono state date spiegazioni alternative. La seduta spiritica può esser servita a nascondere fonti che bisognava proteggere: si è parlato di una “soffiata” arrivata a uno dei professori presenti, che poi orientando il piattino per comporre la parola Gradoli, avrebbe rivelato l’informazione nel modo più bizzarro ma anche più sicuro per se e per l’informatore. Sono passati più di 40 anni e gli interrogativi restano. Come tanti altri nel caso Moro. Anzi, basta approfondire un minimo anche solo la vicenda del covo di via Gradoli per scoprire che questo non è che uno (e neanche fra i più importanti) dei misteri in mezzo a una ragnatela di depistaggi e incongruenze. Sapremo mai la verità? Chissà, magari con un'altra seduta spiritica…
 
 

 
 
 

 
 


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