Questa
è una storia vera. Primavera del 1978, il rapimento Moro sconvolge l'Italia, i telegiornali non parlano di altro. L'indirizzo che tutti cercano è quello del covo dove le Brigate Rosse nascondono il politico. E un giorno viene rivelato. Come? Nel
corso di una seduta spiritica. Ma questo non basterà a salvare il rapito.
Riavvolgiamo ll nastro fino a raggiungere il D-day degli anni
di piombo: è il 16 marzo quando un nucleo armato delle Brigate Rosse
rapisce Aldo Moro e uccide tre poliziotti della scorta. Il presidente
della Dc sarà ritrovato morto nel bagagliaio di un’auto il 9
maggio. In mezzo, 55 giorni di prigionia in un covo segreto e una
caccia all’uomo tanto imponente quanto inutile. Il
2 aprile a Zappolino vicino a Bologna un professore di Economia
dell’Università invita 9 colleghi con le famiglie a pranzo. In
tutto sono 12 adulti e 5 bambini. Fra i presenti, Romano Prodi, che
sarà presidente del consiglio, e altri 5 futuri ministri o
viceministri. Alle 15,30 piove. Che si fa? Una seduta spiritica, con
le lettere disegnate sul tavolo e il piattino che si muove per
rispondere alle domande: per qualcuno un evento paranormale, per altri un trucco ben noto a prestigiatori e
truffatori.
In quei giorni non si parla che del rapito: “Dove è
tenuto prigioniero Moro?”. Il piattino compone alcune parole; fra
queste Viterbo, Bolsena. E Gradoli. Che, scopriranno incuriositi i
professori, è un paesino vicino appunto a Viterbo. Alle 18 la seduta
spiritica si conclude, e i partecipanti sono piuttosto colpiti. Tanto
che due giorni dopo Prodi racconta quanto avvenuto, "a costo di sembrare ridicolo", a un alto
funzionario politico, che avvisa la polizia. Il paese laziale viene
perquisito a tappeto da 24 agenti. Con esito negativo. Due settimane dopo la
polizia scoprirà per caso il covo dove era stato tenuto prigioniero
Moro. E’ un appartamento di Roma, in via Gradoli. Nei mesi successivi i magistrati
interrogheranno più volte i 12 docenti bolognesi. Ancora oggi, tutti
confermano alla lettera la versione di Prodi.
Per
chi non crede alle coincidenze e neanche ai fantasmi, nel tempo sono
state date spiegazioni alternative. La seduta spiritica può esser
servita a nascondere fonti che bisognava proteggere: si è parlato di
una “soffiata” arrivata a uno dei
professori presenti, che poi orientando il piattino per comporre la
parola Gradoli, avrebbe rivelato l’informazione nel modo più
bizzarro ma anche più sicuro per se e per l’informatore. Sono
passati più di 40 anni e gli interrogativi restano. Come tanti altri
nel caso Moro. Anzi, basta approfondire un minimo anche solo la vicenda del covo di via Gradoli per scoprire che questo non è che uno (e neanche fra i più importanti) dei misteri in mezzo a una ragnatela di depistaggi e incongruenze. Sapremo mai la verità? Chissà, magari con un'altra seduta spiritica…
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