Una vecchia regola del giornalismo dice che un cane che morde un uomo non fa notizia, un uomo che morde un cane sì. Figuriamoci un bimbo che morde un cobra.
A Mohchi Bankatwa, un pugno di case nella regione del Bihar, in India, il tempo scorre lento, e all’ombra degli alberi o davanti a una tazza di tè speziato da sempre si raccontano storie fantastiche spesso legate a dei ed eroi della mitologia indù. Ma quello che è successo il 24 luglio 2025 ha scosso il villaggio e in pochi giorni è diventato leggenda, richiamando l'attenzione dei media di tutto il mondo
Il 24 luglio è un giovedì e Govind Kumar, un bambino di un anno, sta giocando a pochi passi da casa, mentre la madre zappa il terreno poco distante. La tranquillità viene interrotta dalla silenziosa apparizione di un serpente, un cobra indiano “naja naja”, fra i rettili più temuti al mondo: il suo morso non lascia scampo, spegne una vita in pochi minuti.
La nonna, Matisari Devi, racconta con la voce incrinata quello che è accaduto dopo: “Pensavamo stesse giocando con un ramo. Poi abbiamo visto il corpo del serpente penzolare dalla sua bocca”. Govind, istintivamente o forse solo con l'incoscienza dei neonati che portano tutto alla bocca, ha afferrato il cobra e lo ha morso con forza, tanto da spezzargli la colonna vertebrale.
Quando i familiari accorrono il serpente è già morto. Fra incredulità, ribrezzo e tanta paura la mamma abbraccia Govind, che però le sviene fra le braccia. Lo portano d’urgenza al Government Medical College di Bettiah. Il dottor Kumar Saurabh, il medico che lo prende in cura, racconterà di aver dubitato inizialmente della storia. “Abbiamo pensato fosse il bambino ad esser stato morso. Ma non c’erano segni. I fatti parlavano chiaro: il racconto dei familiari era vero”.
Govind però non sta bene, il suo volto gonfio fa pensare a un’intossicazione. Ma i test non rilevano tracce di veleno nel sangue. La spiegazione arriva dalla biochimica: se un serpente morde un umano, il veleno entra nel sangue. Ma se un umano morde un serpente, il veleno – ammesso che passi – va nello stomaco, dove l’acido gastrico lo neutralizza, a meno che ci siano ferite interne.
Il gonfiore al volto svanisce in poche ore; la probabile causa, si legge nella diagnosi, sarebbe stata il contatto con il veleno nella bocca, o una reazione locale. Dopo 48 ore in osservazione, Govind torna a casa, sano e sorridente, in braccio alla madre, che ora non lo lascia più un istante.
In India, dove sacro e naturale si confondono, qualcuno ha già iniziato a chiamarlo “il bambino del destino”, Govind è diventato un eroe locale, e intorno alla storia vera sono già iniziate a circolare storie leggendarie da raccontare davanti a una tazza di tè speziato.
Mi è tornato in mente un piccolo mausoleo che scoprii per caso qualche anno fa a Chotila, nel Rajahstan. Si chiama Bullet baba temple e conserva in una grande teca solo una vecchia moto, una Royal Enfield Bullet 350 cc, sempre circondata da devoti in preghiera.
Il motivo della venerazione? Nel 1988, si narra, dopo un incidente mortale la moto, ovunque venisse portata, tornava sempre lì, guidata da un motociclista fantasma. Chissà come sono andate le cose in quel caso? Ma questa è un'altra storia, e ve la racconto un'altra volta.
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