Sembra
impossibile ma...
Dora
Ratjen, campionessa di salto in alto nella Germania nazista, dopo
anni di successi a livello mondiale si rivelò essere un uomo.
Dora
nasce ad Ericshof, vicino a Brema, nel 1918. L’ostetrica è la
prima ad essere perplessa: è maschio? Sì, ma... I genitori la
registrano all’anagrafe come femmina e la allevano come una
bambina, con le tre sorelle maggiori. A 10 inizia a capire di non
essere femmina, e decide di nascondere i suoi caratteri maschili (si
depila ogni due giorni, non si mette in costume, non va neanche a
ballare). Solitaria e taciturna, Dora nel 1934 scopre lo sport; in
breve diventa una saltatrice fortissima, ed entra nella squadra
olimpica tedesca. Più forte di lei c'è solo la compagna di stanza,
Gretel Bergmann. Che però è di origine ebrea: estromessa dalla
squadra tedesca, viene richiamata per le Olimpiadi del 1936 su
direttiva del Comitato Olimpico Internazionale; alla vigilia della
gara olimpica però viene esclusa con una scusa. La sostituisce Dora,
che arriverà quarta. Da allora i successi si susseguiranno, fino al
titolo mondiale vinto a Vienna nel 1938. Ma il destino è in agguato.
Di
ritorno in Germania dal successo austriaco (con tanto di record
mondiale), forse dimentica di farsi la barba, e in treno due donne la
notano e chiamano il controllore. Imbarazzata, Dora a Magdeburgo
viene accompagnata alla stazione di polizia. Dove confessa. Un medico
la visita, e conferma che è un maschio, seppur con qualche anomalia
anatomica. I nazisti, a quanto pare, non ne sapevano niente. La
stessa Bergmann dirà di non aver mai avuto sospetti, anche se erano
compagne di stanza. Da Berlino arriva l'ordine di processare l'atleta
per frode sportiva. Tutte le sue medaglie vengono confiscate e
riassegnate alle seconde classificate, i record cancellati e lei
squalificata a vita. Dora si ritira a Ericshof, diventa Heinrich
Ratjen, eredita il bar dei genitori e lo gestisce fino al 2008, anno
della morte. Condurrà sempre una vita molto riservata rifiutando
ogni contatto coi giornalisti. Solo una volta, nel 1957, dichiarerà
di aver partecipato alle olimpiadi in vesti femminili su richiesta
della Gioventù hitleriana. Secondo un articolo di Time Magazine il
partito nazista sarebbe stato a conoscenza fin dall'inizio della
situazione di Ratjen, e l'avrebbe costretto a fare la donna per
avere chance di vittoria alle Olimpiadi anche senza la Bergmann.
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