giovedì 24 ottobre 2019

75 - LA FATA CHE GUIDA IL TAXI



Sembra impossibile ma… 
Questa è una storia vera. Estate 2001, Caterina Bellandi lavora in una grande azienda di Prato, un’impiegata come tante con una vita normale, come tante. Non sa che il destino le sta per portare via Stefano, l’uomo della sua vita. Stefano è un taxista, e la sua lotta contro il tumore che lo devasta si chiude con una richiesta che è anche un dono: «Da domani sarai tu — le dice — Milano 25, il mio taxi». Domani arriva subito, e fa rima con dolore. Ma anche con la voglia di non arrendersi, di ripartire da quel gesto d’amore trovato a due passi dalla morte.

Caterina diventa tassista e per diversi mesi taglia Firenze in lungo e in largo. Serviranno ancora gli occhi di una bambina salita sul suo taxi, triste per aver perso il fratellino, a trasformarla in una fata, in un personaggio di fantasia. Per qualcuno in una santa. Milano 25 diventa un cartone animato, fra colori, pupazzi, fiori e giocattoli, e lei è Zia Caterina, col suo grande cappello fiorito, le vesti variopinte, ninnoli e bracciali che pendono dappertutto: la sorridente amica di tutti i bambini.

Soprattutto di quelli malati, quelli che devono andare a curarsi in ospedale, al Meyer. Per loro e per i loro genitori le corse sono gratuite, sempre. E la cosa non finisce lì: Zia Caterina resta accanto a loro, li va a trovare, allieta i suoi piccoli amici, ne condivide i momenti brutti. E a volte, purtroppo, gli ultimi. Con loro vive fantastiche avventure. Già, perché a Zia Caterina i bimbi raccontano i loro sogni, e lei fa di tutto per renderli reali. Così col suo taxi tocca Eurodisney, o Londra, o l’Albania, o la Sicilia per riportare a casa un bambino o soddisfare il desiderio di un altro. Un giorno poi viaggia fino a Mosca, seimila chilometri per incontrare Patch Adams, sì, quello del film, che l’ha voluta con lui.

La leggenda della fata che realizza i desideri cresce, fra voli in mongolfiera e traversate in nave. E a Firenze il suo taxi diventa un’istituzione. Dopo quasi 20 anni di servizio la conoscono un po' tutti, anche perché spesso lei resta in contatto con i suoi clienti o con i loro familiari. "Tutte le famiglie che perdono un figlio restano nel mio cuore - dice - continuiamo a frequentarci, a sentirci. E non tutte le storie finiscono male. Ci sono tanti ragazzi che grazie al cielo si curano, guariscono. Ogni tre mesi vengono a Firenze per i controlli. Sono i miei figli sparsi per il mondo. Tanta gente che la conosce, dice che lei li ha spiazzati con l'amore. "E' la verità che spiazza: tutti parlano della crisi, dei soldi che non hanno, ma perché non parlano dell’amore che non hanno? Nel dolore scopri che l’amore, la vita sono l’unica risposta".


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