Sembra
impossibile ma...
Un
gigantesco asteroide che si muove fra le orbite di Marte e di Giove è
composto da una quantità tale di metalli preziosi che se fossero
portati sulla Terra l'economia mondiale rischierebbe il collasso
totale. E la Nasa conta di raggiungerlo entro il 2026.
Si
chiama Psyche 16 , è uno dei più grandi asteroidi della Fascia
principale, misura circa 250 chilometri di diametro ed è conosciuto
già dal 1852 grazie all'astronomo italiano Annibale De Gasparis, ma
solo di recente è stato valutato il suo enorme potenziale economico.
Il corpo celeste è costituito per la maggior parte da metalli
solidi: oro, platino, nichel e ferro in quantità così elevate da
far impallidire qualunque giacimento terrestre. La missione Discovery
della Nasa partirà nell'estate del 2022 e dovrebbe raggiungere
Psyche 16 nel 2026. Il suo scopo? L'asteroide, spiegano gli
scienziati, è il risultato di violente collisioni tra pianeti quando
il sistema solare si stava formando, e potrebbe dirci molte cose
sulla struttura del nucleo terrestre. Avete capito bene: l'agenzia
spaziale americana giura che l'operazione avrà solo scopi
scientifici, e non prevede nessuno sfruttamento minerario.
Che
sia vero o no, anche se le intenzioni americane fossero di candore
francescano, la corsa all'oro dello spazio è già partita. E se
Psyche 16 può diventare la nuova California, nella fascia degli
asteroidi ci sono altre opportunità di estrazione molto più vicine
alla Terra. Perfino la nostra luna contiene oro, platino e metalli
rari. Fantascienza? No: dal 2015, infatti, è legale possedere uno o
più asteroidi, ed esistono già delle compagnie minerarie spaziali che
scrutano il cielo in cerca di ricchezze. Due di queste, Deep Space
Industries e Planetary Resources, hanno nel mirino l’asteroide
UW158, grande il doppio della Torre di Londra, con un valore stimato
di 5,7 trilioni di dollari. Gli esperti sostengono che dovranno
passare ancora 50 anni prima di vedere una redditizia attività
estrattiva nello spazio, ma ad accelerare i tempi potrebbe essere la
necessità di primeggiare in una gara che vede già oggi Stati
Uniti, Cina e Giappone in pole position, e il piccolo Lussemburgo che
ha già registrato 10 società minerarie spaziali.
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