lunedì 11 novembre 2019

137 - SILENZIO, ANDIAMO AL BAR




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. All’inizio non è stato facile, è servito parecchio coraggio. Anzi, a dirla tutta per quel gruppo di ragazzi inesperti la decisione di aprire un’attività commerciale, di questi tempi rischiosa per chiunque, era un salto nel vuoto. Oltre al normale rischio di impresa c’era il timore di non essere capiti, di spaventare e allontanare i possibili clienti.

Oggi, a due anni dall’inaugurazione, il “Senza nome”, a due passi dal mercato delle erbe di Bologna, è uno dei locali più frequentati della città . All’ingresso campeggia una grande lavagna con la scritta “Se al bancone vuoi ordinare usa la lingua dei segni, i bigliettini in bacheca, scrivi sui foglietti, gesticola, trova tu una soluzione”.

La scommessa era quella di far interagire sordi e udenti. Solo che qui le regole si rovesciano: sono i secondi a dover trovare il modo di farsi capire, non importa come. Del resto anche i prodotti come vino e succhi di frutta serviti al bancone provengono da aziende gestite da sordi.

Il locale è ormai un punto di riferimento per i sordi di tutta Italia, promuove e realizza iniziative culturali a getto continuo, come solo ai bolognesi riesce, ed è amatissimo e frequentato da chi sordo non è. Insomma, la scommessa è vinta.

Ricordo parecchi anni fa nella mia Livorno fece notizia l’apertura di un bar anarchico. Chiunque poteva servirsi, consumare e pagare se e quanto poteva. Durò poco, alla sera gli scaffali erano vuoti e la cassa anche. Qualche settimana dopo il titolare tirò giù la saracinesca. “Peccato _ disse _ ci ho provato. Non è andata bene, ma pensate come sarebbe stato bello…”.

Una scommessa vinta, una persa. Ma dietro a tutte e due, la forza dei sognatori. E l’impossibile che _ per un giorno o per una vita _ diventa realtà.

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