Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera. All’inizio
non è stato facile, è servito parecchio coraggio. Anzi, a dirla
tutta per quel gruppo di ragazzi inesperti la decisione di aprire
un’attività commerciale, di questi tempi rischiosa per chiunque,
era un salto nel vuoto. Oltre al normale rischio di impresa c’era
il timore di non essere capiti, di spaventare e allontanare i
possibili clienti. 
Oggi,
a due anni dall’inaugurazione, il “Senza nome”, a due passi dal
mercato delle erbe di Bologna, è uno dei locali più frequentati
della città . All’ingresso campeggia una grande lavagna con la
scritta “Se al bancone vuoi ordinare usa la lingua dei segni, i
bigliettini in bacheca, scrivi sui foglietti, gesticola, trova tu una
soluzione”.
La
scommessa era quella di far interagire sordi e udenti. Solo che qui
le regole si rovesciano: sono i secondi a dover trovare il modo di
farsi capire, non importa come. Del resto anche i prodotti come vino
e succhi di frutta serviti al bancone provengono da aziende gestite
da sordi.
Il
locale è ormai un punto di riferimento per i sordi di tutta Italia,
promuove e realizza iniziative culturali a getto continuo, come solo
ai bolognesi riesce, ed è amatissimo e frequentato da chi sordo non
è. Insomma, la scommessa è vinta.
Ricordo
parecchi anni fa nella mia Livorno fece notizia l’apertura di un
bar anarchico. Chiunque poteva servirsi, consumare e pagare se e
quanto poteva. Durò poco, alla sera gli scaffali erano vuoti e la
cassa anche. Qualche settimana dopo il titolare tirò giù la
saracinesca. “Peccato _ disse _ ci ho provato. Non è andata bene,
ma pensate come sarebbe stato bello…”.
Una
scommessa vinta, una persa. Ma dietro a tutte e due, la forza dei
sognatori. E l’impossibile che _ per un giorno o per una vita _
diventa realtà.

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