Sembra
impossibile ma...
Grazie
alle sue intuizioni, e a invenzioni che si chiamano Nutella e Mon
Cherì, Kinder e Esta Thè, Michele Ferrero ha trasformato una pasticceria di provincia in una multinazionale con oltre 35.000 dipendenti..
Nel
1942, a 17 anni, con pochi soldi e tanta voglia di affermarsi iniziò
a lavorare nel laboratorio di pasticceria del padre, ad Alba, che poi
quattro anni dopo in un’Italia ridotta in macerie dalla guerra
trasformò in azienda. Dal 2008 fino alla scomparsa è stato indicato
dalla rivista Forbes come “l’uomo più ricco d’Italia”. Oggi
la Ferrero è una holding del settore dolciario con 20 stabilimenti e 9 aziende agricole in 53 Paesi, e un fatturato annuo di oltre 11 miliardi di euro.
“Il
segreto del mio successo? Pensare diverso dagli altri, avere
fede, tenere duro e mettere ogni giorno al centro la Valeria».
Ovvero il nome con cui era solito indicare la mamma che fa la spesa,
la nonna, la zia, insomma la “casalinga di Voghera” che decide
ogni giorno cosa si compra. “Pensare diverso dagli altri” è il
suo mantra, e lo recita così bene che si inventa dal niente robetta
tipo la Nutella, i Mon Cherì, i Rocher, gli ovetti Kinder,
l’EstaThè, i Pocket Coffee. Ogni prodotto, un’intuizione, e una
storia.
«Quello
che amo di più – racconta in una vecchia intervista - è la
Nutella, ma il Mon Chéri è quello che mi emoziona ricordare. Era
l’inizio degli anni Cinquanta e andammo in Germania. Il Paese era
ancora pieno di macerie, triste, depresso, e gli italiani erano visti
malissimo. Convincerli a comprare qualcosa da noi era una missione
quasi impossibile. La mia idea era di vendere cioccolatini in pezzo
singolo. Volevo qualcosa che risollevasse il morale, che addolcisse
ogni giorno la vita dei tedeschi: c’era il cioccolato, la ciliegia
e c’era il liquore che scaldava in quell’epoca fredda. Pensai a
una carta elegante, lussuosa, di un rosso fiammante, che desse l’idea
di una piccola festa ad un prezzo accessibile a tutti. Poi tanta
pubblicità, e concorsi con in palio una Topolino rossa e dei
diamanti. Fu un successo travolgente. E pensare che la fabbrica era
in una serie di bunker bombardati…».
Ma
l’intuizione più pazza è un’altra. Arriva una ventina di anni
dopo, in Italia. «Pensai all’uovo di cioccolato: perché, mi
chiesi, si deve mangiare solo una volta all’anno, a Pasqua? Però
per tutti i giorni ci voleva qualcosa di più piccolo, che si potesse
comprare a poco prezzo; ma il tipo di esperienza doveva rimanere lo
stesso; e sì, ci voleva anche la sorpresa, ma in miniatura. Pensai
alla Valeria mamma, che così poteva premiare il suo bambino che
aveva preso un bel voto a scuola, alla Valeria nonna o zia che
riuscivano così a strappare un bacio al nipotino. Ma troppo
cioccolato poteva preoccupare le mamme, allora pensai a “più latte
e meno cacao”: quale miglior sensazione per una mamma di dare più
latte al suo bambino? Ordinai 20 macchine per produrre ovetti; in
azienda pensarono di aver capito male o che fossi diventato matto e
non fecero partire l’ordine, dovetti intervenire di persona. Tutti
dicevano che sarebbe stato un flop, che le uova si vendono solo a
Pasqua. Dissi: “Da domani sarà Pasqua tutti i giorni”». Così
nacque l’ovetto più amato dai bambini e tutta la linea di prodotti
Kinder Ferrero. Che oggi rappresenta circa il 50% del fatturato
dell’azienda.
«Ecco
cosa significa fare diverso da tutti gli altri _ racconta ancora
Ferrero _ . Tutti facevano il cioccolato solido e io l’ho fatto
cremoso ed è nata la Nutella; tutti facevano le scatole di
cioccolatini e noi cominciammo a venderli uno per uno, ma incartati
da festa; tutti pensavano che noi italiani non potessimo andare in
Germania a vendere cioccolato e oggi quello è il nostro primo
mercato; tutti facevano l’uovo per Pasqua e io ho pensato che si
potesse fare l’ovetto piccolo per tutti i giorni; tutti volevano il
cioccolato scuro e io ho detto che c’era più latte e meno cacao;
tutti pensavano che il tè potesse essere solo quello con la bustina
e caldo e io l’ho fatto freddo e senza bustina».
Michele
Ferrero, Cavaliere del lavoro dal 1971, se ne è andato a quasi 90
anni il 14 febbraio del 2015. Era il giorno di San Valentino, il più
dolce dell’anno. E non poteva che essere così.

Nessun commento:
Posta un commento