mercoledì 13 novembre 2019

148 - IL COLLEZIONISTA DI RANE


 

Sembra impossibile ma...

Nel museo di una cittadina svizzera è conservata una collezione per molti versi enigmatica: rane imbalsamate. Non ci sono certezze su chi l'abbia realizzata e sul perché le ha usate per comporre singolari tableaux vivants, e sono un mistero le tecniche usate e i trattamenti che le hanno conservate alla perfezione fino ad oggi.

Siamo a Estavayer-le-Lac, borgo medievale di seimila anime sulle sponde del lago di Neuchâtel. In una casa quattrocentesca, ex dimora di Humbert de Savoie detto Humbert le Bâtard è aperto dal 1927 il «Musée d’Estavayer-le-Lac et ses grenouilles», nato come museo delle curiosità della cittadina, con collezione di armi e di lanterne, ma conosciuto per l'incredibile collezione di rane. Ci sono importanti dubbi sull'identità del collezionista, che è più leggenda che fatto storico. Si parla di François Perrier, vissuto dal 1813 al 1860, ufficiale delle Guardie svizzere tornato nella città natale dopo molti anni di servizio in Vaticano. Ma per molti anche soldato di Napoleone, e siccome le date non tornano, ecco che viene fuori un fratello. Comunque sia Perrier, ossessionato dalle rane, inizia a raccoglierle fra i canneti del lago (o secondo altri durante le marce nelle campagne napoleoniche). E a imbalsamarle, pratica all'epoca assai in voga con altri animali. Perrier non è uno del mestiere, ma oggi sono tanti i tassidermisti che si chiedono come abbia fatto: probabilmente dopo una delicata eviscerazione attraverso la bocca ha usato sabbia e fil di ferro per dargli le posture volute. Mistero totale invece sul trattamento per conservarle così elastiche e malleabili. Si parla di processi alchemici segreti e complessi. Tra il 1848 e il 1860 nasce così la collezione, ma ancora più insolito l'uso che ne fa Perrier: costruisce scenette di vita quotidiana estremamente minuziose che riproducono nei dettagli attività umane. Così ecco la classe col maestro e l'alunno-asino, la cena elettorale, i giocatori di biliardo, il tavolo del gioco d'azzardo con tanto di baro, la rana ubriaca che torna a casa e trova la moglie col mattarello, il cavaliere-rana che cavalca uno scoiattolo...

Una vera comedie humaine coeva a quella di Balzac ma senza umani: solo rane. Che danno al tutto un senso ironico fino al grottesco. Il risultato è una caricatura cattiva della quotidianità viziosa della piccola borghesia, coi ricchi più dei poveri impersonati da animali gonfi e ridicoli. Tanto che c'è chi vi ha letto una critica sociale di sapore proto-marxista.

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