Sembra impossibile ma...
Nel
museo di una cittadina svizzera è conservata una collezione per molti versi enigmatica: rane imbalsamate. Non ci sono certezze su chi l'abbia
realizzata e sul perché le ha usate per comporre singolari tableaux
vivants, e sono un mistero le tecniche usate e i
trattamenti che le hanno conservate alla perfezione fino ad oggi.
Siamo
a Estavayer-le-Lac, borgo medievale di seimila anime sulle sponde del
lago di Neuchâtel. In una casa quattrocentesca, ex dimora di
Humbert de Savoie detto Humbert le Bâtard è aperto dal 1927 il
«Musée d’Estavayer-le-Lac et ses grenouilles», nato come museo
delle curiosità della cittadina, con collezione di armi e
di lanterne, ma conosciuto per l'incredibile collezione di rane. Ci
sono importanti dubbi sull'identità del collezionista, che è più
leggenda che fatto storico. Si parla di François Perrier, vissuto
dal 1813 al 1860, ufficiale delle Guardie svizzere tornato nella
città natale dopo molti anni di servizio in Vaticano. Ma per molti
anche soldato di Napoleone, e siccome le date non tornano, ecco che
viene fuori un fratello. Comunque sia Perrier, ossessionato dalle
rane, inizia a raccoglierle fra i canneti del lago (o secondo altri
durante le marce nelle campagne napoleoniche). E a imbalsamarle,
pratica all'epoca assai in voga con altri animali. Perrier non è uno
del mestiere, ma oggi sono tanti i tassidermisti che si chiedono
come abbia fatto: probabilmente dopo una delicata eviscerazione
attraverso la bocca ha usato sabbia e fil di ferro per dargli le
posture volute. Mistero totale invece sul trattamento per conservarle
così elastiche e malleabili. Si parla di processi alchemici segreti
e complessi. Tra il 1848 e il 1860 nasce così la collezione, ma
ancora più insolito l'uso che ne fa Perrier: costruisce scenette di
vita quotidiana estremamente minuziose che riproducono nei dettagli
attività umane. Così ecco la classe col maestro e l'alunno-asino,
la cena elettorale, i giocatori di biliardo, il tavolo del gioco
d'azzardo con tanto di baro, la rana ubriaca che torna a casa e trova
la moglie col mattarello, il cavaliere-rana che cavalca uno
scoiattolo...
Una
vera comedie humaine coeva a quella di Balzac ma senza umani: solo
rane. Che danno al tutto un senso ironico fino al grottesco. Il
risultato è una caricatura cattiva della quotidianità viziosa della
piccola borghesia, coi ricchi più dei poveri impersonati da animali
gonfi e ridicoli. Tanto che c'è chi vi ha letto una critica sociale
di sapore proto-marxista.

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