giovedì 14 novembre 2019

152 - LA SFIDA DI PUCCINI



Sembra impossibile ma...
A un certo punto del lavoro Giacomo Puccini si convinse che sì, forse quella volta aveva fatto la scelta sbagliata, che era impossibile completare il percorso avviato, e decise di mollare tutto. Per fortuna una voce che veniva dal profondo del suo animo gli disse di andare avanti. Così ci ripensò. E nacque la Boheme.

Ma facciamo un passo indietro. Il 19 marzo del 1893, Giacomo Puccini e Ruggero Leoncavallo, vecchi amici, si incontrano a Milano in un caffé del centro frequentato da artisti e letterati. I due non si vedono da tempo, discutono di musica e di teatro. Così scoprono di lavorare sullo stesso testo teatrale per ricavarne un’opera, le “Scene della vita di Bohème” di Murger. E lì finisce bruscamente l’amicizia. Il giorno dopo Leoncavallo racconta al Secolo che sta lavorando alla Boheme. Lo stesso fa Puccini con il Corriere della Sera”.

Ma la sfida con il compositore napoletano, che pure raggiungerà toni aspri, non è l’unico problema nella gestazione dell’opera. Il Maestro lucchese non ha un carattere facile, in più dal punto di vista professionale è estremamente esigente, e la collaborazione con i librettisti Illica e Giacosa, piuttosto permalosi, è un disastro. Tanto che a un certo punto Giacosa si tira indietro. Lo stesso Puccini si scoraggia e molla tutto per dedicarsi a un’altra opera, “La lupa”. Per molti mesi Bohème è solo un nome, un miraggio. Poi il compositore ci ripensa, e cede al richiamo della tragica vicenda di Mimì e Rodolfo. Anche Giacosa torna sui suoi passi, lo attende una “gelida manina” da riscaldar.

Il resto è storia: il primo febbraio del 1896 la Boheme va in scena per la prima volta al Teatro Regio di Torino, interpretata da Evan Gorga, Cesira Ferrani, Antonio Pini-Corsi e Michele Mazzara, e diretta dal ventinovenne maestro Arturo Toscanini. Il pubblico applaude, la critica no: la stampa stronca l'opera pucciniana in modo quasi unanime. E la Bohème di Leoncavallo? Andrà in scena un anno e mezzo dopo alla Fenice di Venezia. Quella sì, sarà un grande successo. Ci penserà poi l tempo, galantuomo e più competente dei critici, a fare giustizia. Oggi la Boheme in tutto il mondo è una sola, l'altra la ricordano in pochi, viene rappresentata raramente.

E' strano oggi pensare che c'è stato un momento nel quale Puccini, di fronte al sentiero che si biforca, ha fatto la sua scelta, e ha ripreso in mano la sua opera. Senza quel momento magico, non avremmo la Bohème. O meglio, ci dovremmo accontentare di quella di Leoncavallo.

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