Sembra impossibile ma...
A
un certo punto del lavoro Giacomo Puccini si convinse che sì, forse
quella volta aveva fatto la scelta sbagliata, che era impossibile
completare il percorso avviato, e decise di mollare tutto. Per
fortuna una voce che veniva dal profondo del suo animo gli disse di
andare avanti. Così ci ripensò. E nacque la Boheme.
Ma
facciamo un passo indietro. Il 19 marzo del 1893, Giacomo Puccini e
Ruggero Leoncavallo, vecchi amici, si incontrano a Milano in un caffé
del centro frequentato da artisti e letterati. I due non si vedono da
tempo, discutono di musica e di teatro. Così scoprono di
lavorare sullo stesso testo teatrale per ricavarne un’opera, le
“Scene della vita di Bohème” di Murger. E lì finisce
bruscamente l’amicizia. Il giorno dopo Leoncavallo racconta al
Secolo che sta lavorando alla Boheme. Lo stesso fa Puccini con il
Corriere della Sera”.
Ma
la sfida con il compositore napoletano, che pure raggiungerà toni
aspri, non è l’unico problema nella gestazione dell’opera. Il
Maestro lucchese non ha un carattere facile, in più dal punto di
vista professionale è estremamente esigente, e la collaborazione con
i librettisti Illica e Giacosa, piuttosto permalosi, è un disastro.
Tanto che a un certo punto Giacosa si tira indietro. Lo stesso
Puccini si scoraggia e molla tutto per dedicarsi a un’altra opera,
“La lupa”. Per molti mesi Bohème è solo un nome, un miraggio.
Poi il compositore ci ripensa, e cede al richiamo della tragica
vicenda di Mimì e Rodolfo. Anche Giacosa torna sui suoi passi, lo
attende una “gelida manina” da riscaldar.
Il
resto è storia: il primo febbraio del 1896 la Boheme va in scena per la prima volta al Teatro Regio di Torino,
interpretata da Evan Gorga, Cesira Ferrani, Antonio Pini-Corsi e
Michele Mazzara, e diretta dal ventinovenne maestro Arturo Toscanini.
Il pubblico applaude, la critica no: la stampa stronca l'opera
pucciniana in modo quasi unanime. E
la Bohème di Leoncavallo? Andrà in scena un anno e mezzo dopo alla Fenice di Venezia. Quella sì, sarà un grande successo. Ci penserà poi l tempo, galantuomo e più
competente dei critici, a fare giustizia. Oggi la Boheme in tutto il mondo è una sola, l'altra la ricordano in pochi, viene
rappresentata raramente.
E' strano oggi pensare che c'è stato un momento nel quale Puccini, di fronte al sentiero che si biforca, ha fatto la sua scelta, e ha ripreso in mano la sua opera. Senza quel momento magico, non avremmo la Bohème. O meglio, ci dovremmo accontentare di quella di Leoncavallo.
E' strano oggi pensare che c'è stato un momento nel quale Puccini, di fronte al sentiero che si biforca, ha fatto la sua scelta, e ha ripreso in mano la sua opera. Senza quel momento magico, non avremmo la Bohème. O meglio, ci dovremmo accontentare di quella di Leoncavallo.

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