Sembra impossibile ma...
Nel
Sud Dakota a poche miglia l'uno dall'altro si sono realizzati tre
sogni impossibile. Sogni americani, quindi nel segno della grandezza.
E come a volte capita, uno tira l’altro.
Il
primo è il più famoso: Mount
Rushmore National Memorial
sul massiccio delle Black Hills, nel Sud Dakota. Il 3 marzo del 1925
il
Congresso degli Stati Uniti approvò la legge che ne autorizzava la
costruzione. Bisognava essere pazzi o giù di lì per sognare di
trasformare un’intera parete rocciosa della montagna in un’enorme
scultura, alta 20 metri. Lo scultore Gutzon Borglum, personaggio per
molti versi controverso, non si sa quanto fosse pazzo, ma determinato
ed egocentrico come pochi sì. Così riuscì ad ottenere il via
libera per rimodellare la montagna con i volti di quattro presidenti
americani, George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e
Abraham Lincoln. La scultura fu iniziata nel 1927, vi lavorarono 400
operai, e dopo la morte di Borglum nel 1941 fu completata dal figlio
Lincoln.
Oggi il monte Rushmore è un’importante meta turistica, frequentata da scolaresche e da schiere di famiglie americane che dopo un picnic nei boschi della zona visitano le “exibitions” del National monument, seguendo il padre. Che si trasforma all’istante in docente di storia americana, nonché miniera di aneddoti su “the sage” George e “honest” Abe. Personalmente non ho un gran ricordo del Memorial: sì, la grandeur colpisce, ma le architetture da mausoleo danno al tutto un’aria assai cimiteriale.
Ma
il monte Rushmore nasconde un sogno (e un segreto) dentro il sogno:
la camera del tempo. Borglum
aveva progettato di realizzare una vasta
stanza dove inserire una teca con i documenti importanti della storia
americana;
i lavori furono quasi completati all’interno della testa di
Lincoln, ma con la morte dello scultore furono sospesi. Per essere
poi ripresi nel 1998 quando fu realizzata una camera di sicurezza in
titanio contenente
una serie di pannelli in smalto porcellanato che raccontano la storia
americana: (Dichiarazione di Indipendenza, Costituzione, Bill of
Rights) e una biografia di Borglum.
Il tutto nascosto e sigillato nella stanza segreta costruita dallo
scultore.
Lo
scopo? Raccontare la storia degli Stati Uniti alle future
generazioni, magari ad un’altra civiltà che fra migliaia di anni
riaprirà la stanza segreta.
Per
due sogni che si sono realizzati, un terzo nato dalla stessa idea,
forse il più bello, che aspetta di essere completato. A una ventina
di miglia dal Monte Rushmore, percorrendo la Statale 16, dal verde
dei boschi si vede spuntare un picco roccioso in parte lavorato, e
nella parte alta si riconosce un’enorme profilo. E’
il Crazy Horse Memorial, il monumento a Cavallo Pazzo, ovvero la
storia vista dai nativi americani, gli “indiani” protagonisti di
mille film western.
Il sogno è quello di realizzare la più grande scultura nella roccia
mai costruita, alta 172 metri (contro i 18 di Lincoln & c.) e
larga 195.
L’idea
è di uno scultore di Boston, Korczak Ziolkowski, assistente di
Borglum nei lavori sul Rushmore. I nativi la videro come un modo di
onorare il capo dei Sioux, e soprattutto come una risposta alla
provocazione dei “visi pallidi” che avevano eretto il loro
monumento in territorio sacro indiano, e nel 1946, dopo 7 anni di
trattative, dettero il via libera. I lavori iniziarono due anni dopo
alla presenza di una decina di anziani reduci della battaglia di
Little Big Horn. Ziolkowski lavorò gratuitamente al progetto, che
pretese essere no-profit. I lavori proseguirono tra mille ostacoli e
numerosi incidenti, e fino ai suoi ultimi giorni, nel 1982, continuò
a costruire il suo sogno impossibile. Portato poi avanti dalla moglie
con l’obiettivo di completare l’opera nel 2000.
Le cose non sono andate così, il memorial è ancora lontano dall’essere completato. Ma se percorri la statale 16 nel Sud Dakota vedi il profilo di Cavallo Pazzo che ti osserva severo dall’alto di un’enorme roccia. E chissà quell’immagine a quali nuovi sogni darà vita.
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