martedì 3 dicembre 2019

202 - QUELLA SAGOMA DEL BOTTICELLI


 Sembra impossibile ma...
Il Botticelli, genio della pittura rinascimentale, era una sorta di Roberto Benigni dell'epoca, sempre pronto alla battuta e alla burla. Lo conferma la storiella scoperta di recente celata in una sua opera .

Il vero nome dell'artista era Sandro Filipepi, Botticelli era il soprannome del fratello Giovanni, che lui ereditò. Il primo a parlare della sua vena goliardica fu il Vasari che lo definì “una persona molto piacevole e faceta, e sempre baie e piacevolezze si facevano in bottega sua, dove continuamente tenne a imparare infiniti giovani, i quali molte giostre e uccellamenti usavano farsi l’un l’altro”. Sempre il Vasari racconta dello scherzo che fece a un altro pittore, il Biagio, che stava per vendere un dipinto; Botticelli concordò con l'acquirente una beffa ai danni dell’autore. Durante la notte ritagliò alcuni cappucci rossi simili a quelli indossati dai Consiglieri della Signoria, e li incollò sulla testa degli angeli dipinti. Biagio quasi svenne quando vide l'opera così ridotta, ma il compratore lo ricoprì di elogi, e lui in un'atmosfera surreale decise di tacere per concludere l’affare. In seguito Botticelli rimosse i cappucci, e con il cliente e i garzoni fece credere al povero Biagio, in puro stile “Amici miei”, di esser stato vittima di un’allucinazione.

Nei suoi “Detti piacevoli” Poliziano narra invece della risposta che dette a messer Thomaso Soderini che lo invitava a prender moglie: Botticelli rispose che aveva sognato di sposarsi, ma era rimasto così spaventato che “andai tutta notte a spasso per Firenze come un pazzo, per non havere cagione di raddormentarmi”, al che messer Thomaso capì che “non era terreno per porvi vigna”. Del resto l'artista fu oggetto di diverse lettere anonime scritte da cittadini che lo denunciavano per il reato di sodomia.

Questi sono esempi tratti dalle cronache dell'epoca, ma la conferma del suo carattere burlone è arrivata di recente quando su una delle sue opere più importanti sono state scoperte frasi scherzose. Nell'affresco “Sant’Agostino nello studio”, dipinto nel 1480 nella Chiesa di Santa Lucia d’Ognissanti, osservando lo scaffale dietro la testa del Santo, si vede un libro di geometria aperto. Qui si legge una filastrocca: ”Dov’è fra Martino? E’ scaphato. E dov’è andato? E’ andato fuor dela Porta al Prato”. Secondo gli studiosi, sarebbe rivolta a un frate che, scoperto dopo una scappatella, si sarebbe poi dato alla fuga fuori dalle vicine mura, o al priore del convento che non pagava i conti, compreso quello dello stesso pittore.



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