Sembra
impossibile ma...
La
storia di Gonzalo Guerrero, che sceglie di vivere con i nativi
americani e combatte i conquistadores con i quali era arrivato dalla
Spagna, è un libro mai scritto, un film mai girato. L' odissea di un
uomo cancellato dai libri di storia per le sue scelte.
Gonzalo
Guerrero nasce in Andalusia nel Contado de Niebla intorno al 1480.
Soldato (fuciliere) e marinaio, nel 1510 è con gli uomini di Juan di
Valdivia in America. Nel 1511 si imbarca da Darien con una spedizione
diretta in Giamaica per catturare schiavi, ma la nave affonda a causa
di un tifone. Con 20 naufraghi va alla deriva senza acqua né cibo
per due settimane; solo 8 di loro approderanno sulla costa dello
Yucatan, dopo essersi cibati dei corpi dei compagni morti. Catturati
dagli indigeni Cocomes, 4 di loro sono uccisi (e poi mangiati)
durante un rito sacrificale Maya; agli altri, rinchiusi in piccole
gabbie, è riservata la stessa sorte in una successiva cerimonia. Con
la forza della disperazione i quattro riescono a fuggire, ma cadono
nelle mani di Taxmar, capo dei Xiues Tutul, nemici dei Cocomes.
Condotti nella città-stato di Mani, vivono
mesi durissimi in schiavitù; con Gonzalo sopravvive solo uno solo
dei naufraghi, Gerónimo de Aguilar.
Le
cose cambiano quando Gonzalo, che nel frattempo ha imparato lingua e
costumi Maya, riesce a farsi accettare come consigliere militare, e
si distingue in vari scontri con le tribù nemiche, vinti grazie alle
sue strategie. Taxmar lo nomina generale dei suoi eserciti, e lui
insegna agli Xiues Tutul il modo di combattere, mostra loro come
costruire forti, trincee e baluardi e a disporsi in formazioni da
battaglia. Le vittorie si succedono, e Gonzalo sposa la cultura Maya,
si lascia fare mutilazioni e tatuaggi rituali, e prende in moglie la
principessa Zazil Há, con la quale ha 3 figli. Nel 1519 sbarca a
Cozumel la spedizione di Hernán Cortés. Che apprende dell'esistenza
di due bianchi con la barba lunga prigionieri di certi cacicchi. Così
invia messaggeri con doni per riscattarli. Pochi giorni dopo vede
arrivare solo un uomo: sembra un selvaggio, ma è Aguilar. Guerrero
- racconta – ha rifiutato la “liberazione”: “fratello Aguilar
– gi ha detto - io sono sposato e ho tre figli, ormai questa è la
mia gente. Cosa diranno invece di me gli spagnoli quando mi
vedranno?”. E' irremovibile, anche quando Aguilar gli ricorda che è
un cristiano e lo ammonisce: “Non perdere l'anima per un’india”.
Cortés
non la prende bene, Guerrero è un traditore e un rinnegato. E tale
resterà nei resoconti storici. Nei 20 anni successivi Gonzalo
Guerrero guida “con strategie indegne” la resistenza dei nativi
contro i conquistadores, ritardando la caduta dello Yucatan. Il 13
agosto 1536 muore trapassato da una freccia di balestra sul fiume
Ulùa, in Honduras. Gli spagnoli cancellano anche il ricordo del
“rinnegato peccatore che ha preso in moglie un'india”; il Messico
lo riscopre di recente e innalza una statua al “Padre del
Meticciato”.
Guarda i video che ricostruiscono la straordinaria vicenda di Gonzalo Guerrero.
Guarda i video che ricostruiscono la straordinaria vicenda di Gonzalo Guerrero.
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