lunedì 9 dicembre 2019

220 - BALLA COI MAYA




Sembra impossibile ma...
La storia di Gonzalo Guerrero, che sceglie di vivere con i nativi americani e combatte i conquistadores con i quali era arrivato dalla Spagna, è un libro mai scritto, un film mai girato. L' odissea di un uomo cancellato dai libri di storia per le sue scelte.

Gonzalo Guerrero nasce in Andalusia nel Contado de Niebla intorno al 1480. Soldato (fuciliere) e marinaio, nel 1510 è con gli uomini di Juan di Valdivia in America. Nel 1511 si imbarca da Darien con una spedizione diretta in Giamaica per catturare schiavi, ma la nave affonda a causa di un tifone. Con 20 naufraghi va alla deriva senza acqua né cibo per due settimane; solo 8 di loro approderanno sulla costa dello Yucatan, dopo essersi cibati dei corpi dei compagni morti. Catturati dagli indigeni Cocomes, 4 di loro sono uccisi (e poi mangiati) durante un rito sacrificale Maya; agli altri, rinchiusi in piccole gabbie, è riservata la stessa sorte in una successiva cerimonia. Con la forza della disperazione i quattro riescono a fuggire, ma cadono nelle mani di Taxmar, capo dei Xiues Tutul, nemici dei Cocomes. Condotti nella città-stato di Mani, vivono mesi durissimi in schiavitù; con Gonzalo sopravvive solo uno solo dei naufraghi, Gerónimo de Aguilar.

Le cose cambiano quando Gonzalo, che nel frattempo ha imparato lingua e costumi Maya, riesce a farsi accettare come consigliere militare, e si distingue in vari scontri con le tribù nemiche, vinti grazie alle sue strategie. Taxmar lo nomina generale dei suoi eserciti, e lui insegna agli Xiues Tutul il modo di combattere, mostra loro come costruire forti, trincee e baluardi e a disporsi in formazioni da battaglia. Le vittorie si succedono, e Gonzalo sposa la cultura Maya, si lascia fare mutilazioni e tatuaggi rituali, e prende in moglie la principessa Zazil Há, con la quale ha 3 figli. Nel 1519 sbarca a Cozumel la spedizione di Hernán Cortés. Che apprende dell'esistenza di due bianchi con la barba lunga prigionieri di certi cacicchi. Così invia messaggeri con doni per riscattarli. Pochi giorni dopo vede arrivare solo un uomo: sembra un selvaggio, ma è Aguilar. Guerrero - racconta – ha rifiutato la “liberazione”: “fratello Aguilar – gi ha detto - io sono sposato e ho tre figli, ormai questa è la mia gente. Cosa diranno invece di me gli spagnoli quando mi vedranno?”. E' irremovibile, anche quando Aguilar gli ricorda che è un cristiano e lo ammonisce: “Non perdere l'anima per un’india”.

Cortés non la prende bene, Guerrero è un traditore e un rinnegato. E tale resterà nei resoconti storici. Nei 20 anni successivi Gonzalo Guerrero guida “con strategie indegne” la resistenza dei nativi contro i conquistadores, ritardando la caduta dello Yucatan. Il 13 agosto 1536 muore trapassato da una freccia di balestra sul fiume Ulùa, in Honduras. Gli spagnoli cancellano anche il ricordo del “rinnegato peccatore che ha preso in moglie un'india”; il Messico lo riscopre di recente e innalza una statua al “Padre del Meticciato”.
Guarda i video che ricostruiscono la straordinaria vicenda di Gonzalo Guerrero.






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