Sembra
impossibile ma...
Jadav
Payeng a 16 anni ha piantato un albero. Il giorno dopo un altro, poi
un altro e un altro ancora. Ha continuato a piantare un albero al
giorno per 40 anni, e oggi quello che era un luogo arido e
semidesertico si è trasformato in una foresta di 550 ettari.
Jadav
nasce nel 1963 a Majuli, l’isola fluviale più grande del mondo; fa
parte della tribù indiana dei Mising, nell'Assam. Nel 1979 sulle
sponde del fiume Brahmaputra vede un gran numero di animali morire di
fame per la siccità. In particolare su un grande banco di sabbia
senza alberi l'eccesso di calore uccide centinaia di serpenti.
Colpito e dispiaciuto, pianta una ventina di piantine di bambù nel
terreno arido. Decide poi di piantare un alberello ogni giorno, e
inizia con quelli più facili da coltivare, come il bambù e il
pioppo nero. Dopo qualche mese, le autorità locali lanciano un
programma di riforestazione e Jadav inizia a lavorare per loro. Il
progetto dura 5 anni, dopodiché lui torna al suo lavoro: alleva
bufali e mucche e ne vende il latte. E continua a piantare i suoi
alberi.
La
gente lo considera un po' pazzo, ma nel 2007 un giornalista scopre
per caso il “Forest Man of India” e racconta la sua storia. Jadav
diventa un eroe civile per il governo e un ambientalista modello a
livello internazionale. Oggi continua a vivere nella sua capanna
nella foresta con la moglie Binita e i suoi 3 figli, alleva
bestiame
e si mantiene vendendo il latte; di recente ha ricevuto il dottorato
honoris causa da due università. I suoi alberi sono diventati la
foresta Molai: grande come 800 campi da calcio, ospita rinoceronti,
oltre 100 elefanti, conigli, scimmie, decine di cervi, cinghiali,
rettili, diverse varietà di uccelli e anche alcune tigri del
Bengala. Payeng ha perso il conto degli alberi che ha piantato, ma
ritiene siano molte decine di migliaia. “Non l'ho fatto da solo –
dice -
piantate
uno o due alberi e loro faranno i semi; poi il vento sa come
piantarli, gli uccelli sanno come seminarli, le mucche sanno, gli
elefanti sanno, persino il fiume sa. L’intero ecosistema sa cosa
fare e come farlo. Io continuerò a piantare alberi fino al mio
ultimo respiro. Spero di lasciare 2.000 ettari di foresta”.
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