venerdì 10 gennaio 2020

256 - I FILI DI DIO




Sembra impossibile ma...
A Nuoro tempo fa arrivò perfino una troupe della BBC per scoprire i segreti della pasta più rara del mondo: “su filindeu”, i fili di Dio. Solo tre donne, tutte della stessa famiglia, custodiscono l'antica ricetta, una tecnica tramandata di madre in figlia da almeno tre secoli.

Non è un problema di ingredienti, e neanche di proporzioni: è la lavorazione ad essere estremamente complessa, difficile e laboriosa. La base è normalissima: farina di semola, acqua e sale che vanno impastate a lungo. Quanto? Lo dice la consistenza, ma lo dice solo a chi ha sviluppato la giusta sapienza tattile. Ma se fin qui possono arrivare parecchie massaie all'antica, dopo comincia il difficile. Perché l'impasto, trasformato in una sorta di lungo cilindro, viene lavorato con le dita delle mani, ripiegato su se stesso e tirato dividendolo ad ogni ripiegamento in un numero maggiore di fili sempre più sottili, una progressione geometrica al raddoppio che dopo otto passaggi trasformerà un etto di impasto in 256 sottilissimi filamenti. Questi vengono poi stesi su un canestro rotondo di foglie di asfodelo: tre strati, incrociando i fili ad ogni strato, fino a formare una fitta ragnatela. Una volta essiccati al sole, i filindeu si compatteranno in attesa di essere spezzati in frammenti irregolari, cotti in brodo di pecora e serviti col pecorino grattato.

Le depositarie del segreto preparano i filindeu solo in occasioni rare: in ottobre per il pellegrinaggio al Santuario di San Francesco di Lula, quando il paese accoglie più di 1500 pellegrini offrendo loro un piatto di brodo coi filindeu, tutti fatti dalle donne (50 chili di pasta a testa lavorando 5 ore al giorno per un mese); e la grande festa di 9 giorni che si tiene in maggio.

Nonostante Carlin Petrini ne abbia fatto un presidio Slow Food,
l'antica arte dei filindeu rischia di scomparire, perché figli e nipoti delle depositarie non ne vogliono sapere di portare avanti la tradizione. Le donne hanno cercato anche di insegnare a persone di fiducia le loro tecniche, ma gli allievi dopo i primi tentativi sono fuggiti: troppo lavoro. Hanno permesso allora di essere filmate durante la lavorazione, in modo da lasciare una testimonianza concreta. Barilla, che ha visionato i filmati, ha rinunciato a ogni progetto di replica. E il famoso cuoco inglese Jamie Oliver, dopo vari tentativi, ha chiuso dicendo: “E' una vita che faccio la pasta, ma non ho mai visto niente del genere”.

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