Sembra
impossibile ma...
A
Nuoro tempo fa arrivò perfino una troupe della BBC per scoprire i
segreti della pasta più rara del mondo: “su filindeu”, i fili di
Dio. Solo tre donne, tutte della stessa famiglia, custodiscono
l'antica ricetta, una tecnica tramandata di madre in figlia da almeno
tre secoli.
Non
è un problema di ingredienti, e neanche di proporzioni: è la
lavorazione ad essere estremamente complessa, difficile e laboriosa.
La base è normalissima: farina di semola, acqua e sale che vanno
impastate a lungo. Quanto? Lo dice la consistenza, ma lo dice solo a
chi ha sviluppato la giusta sapienza tattile. Ma se fin qui possono
arrivare parecchie massaie all'antica, dopo comincia il difficile.
Perché l'impasto, trasformato in una sorta di lungo cilindro, viene
lavorato con le dita delle mani, ripiegato su se stesso e tirato dividendolo
ad ogni ripiegamento in un numero maggiore di fili sempre più
sottili, una progressione geometrica al raddoppio che dopo otto
passaggi trasformerà un etto di impasto in 256 sottilissimi
filamenti. Questi vengono poi stesi su un canestro rotondo di foglie
di asfodelo: tre strati, incrociando i fili ad ogni strato, fino a
formare una fitta ragnatela. Una volta essiccati al sole, i filindeu
si compatteranno in attesa di essere spezzati in frammenti
irregolari, cotti in brodo di pecora e serviti col pecorino grattato.
Le
depositarie del segreto preparano i filindeu solo in occasioni rare:
in ottobre per il pellegrinaggio al Santuario di San Francesco di
Lula, quando il paese accoglie più di 1500 pellegrini offrendo loro
un piatto di brodo coi filindeu, tutti fatti dalle donne (50 chili di
pasta a testa lavorando 5 ore al giorno per un mese); e la grande
festa di 9 giorni che si tiene in maggio.
Nonostante
Carlin Petrini ne abbia fatto un presidio Slow Food,
l'antica
arte dei filindeu rischia di scomparire, perché figli e nipoti delle
depositarie non ne vogliono sapere di portare avanti la tradizione.
Le donne hanno cercato anche di insegnare a persone di fiducia le
loro tecniche, ma gli allievi dopo i primi tentativi sono fuggiti:
troppo lavoro. Hanno permesso allora di essere filmate durante la
lavorazione, in modo da lasciare una testimonianza concreta. Barilla,
che ha visionato i filmati, ha rinunciato a ogni progetto di replica.
E il famoso cuoco inglese Jamie Oliver, dopo vari tentativi, ha
chiuso dicendo: “E' una vita che faccio la pasta, ma non ho mai
visto niente del genere”.
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