Sembra impossibile ma...
In
Giappone ogni anno 100.000 persone scompaiono nel niente senza
lasciare traccia: sono i johatsu, gli evaporati.
I
muri delle metropoli giapponesi sono coperti di annunci con foto di
persone e scritte traducibili con “Chi l'ha visto?”. Gente che è
uscita di casa la mattina, ha salutato i suoi cari e non ha fatto più
ritorno, uomini
e donne che decidono di sparire, di scivolare nell'ombra. Cambiano
nome, residenza, lavoro, vita, come nei programmi di protezione
testimoni, novelli Mattia Pascal. Il motivo? Fallimento sociale,
perdita del lavoro, problemi economici, matrimoni in fumo. E la
conseguente, temutissima riprovazione sociale, la perdita dell’onore.
Un fenomeno misterioso e inquietante, tutto giapponese. Tormentati
dalla vergogna, si dissolvono senza lasciare traccia. Una scomparsa
amministrativa favorita dalle leggi sulla privacy che (se non si
commettono reati) danno grande libertà nel mantenere segreti i
movimenti e impediscono ai parenti di consultare i dati finanziari.
Un fenomeno che ha radici antiche: già 3 secoli fa le hinin erano
“non-persone”, vagabondi e prostitute che non venivano censiti,
non potevano sposarsi nè avere figli: non esistevano.
A
Tokyo c'è un quartiere che è scomparso dalle mappe: Sanya. I
taxisti lo evitano; ufficialmente i suoi confini sono stati
incorporati nei quartieri adiacenti, in realtà è uno dei luoghi che
ospita la "società nascosta". Arrivano qui, affittano
stanze di alberghi di quarta categoria, anche in 10 per camera, e
lasciano che il mondo si dimentichi di loro. Ce li portano i
“traslocatori notturni”, operatori di agenzie che organizzano le
fughe, curano le variazioni anagrafiche necessarie e i servizi di
trasporto notturno; un business fiorito negli ultimi anni: Yonigeya
TS Corporation è una di queste agenzie. Per una “sparizione”
completa prende dai 500 ai 3.000 dollari secondo la complessità.
Ogni giorno le sue efficienti squadre permettono di “morire
sopravvivendo” a una decina di johatsu.
Appena
un passo oltre ci sono i karoshi, suicidi dettati da cause
lavorative. Una recente inchiesta ha stabilito che in Giappone
avvengono il 60% di suicidi in più rispetto al resto del mondo. La
maggior parte sono uomini e donne stremati dal lavoro: oltre il 20%
per cento dei dipendenti giapponesi supera di parecchio le 80 ore di
straordinario mensili, mentre il 50% rinuncia alle ferie retribuite.
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