Sembra
impossibile ma…
All’età
di 23 anni Elizabeth Cochran si finse pazza e per 10 giorni condivise
la vita disumana delle malate di un manicomio-lager. La terribile
esperienza fu raccontata in un’inchiesta pubblicata dal New York
World: la prima realizzata dalla giovane cronista d’assalto che,
sotto lo pseudonimo di Nellie Bly, nei 10 anni successivi è stata la
prima reporter investigativa e ha cambiato la storia del giornalismo.
Elizabeth
nasce a Burrell in Pennsylvania il 5 maggio 1864, tredicesima
di15 figli del giudice Michael Cochran, che muore quando lei ha 6
anni; la madre si risposa ma il patrigno è alcolizzato
e violento. Appena adolescente, lei lascia gli studi e fugge a
Pittsburgh. Il direttore del giornale locale la convoca dopo aver
letto una sua lettera in risposta a un articolo dal titolo “A cosa
servono le ragazze”, e dopo un breve periodo di prova la assume. Un
articolo sulla condizione delle lavoratrici in fabbrica le mette
contro gli industriali; inviata come corrispondente in Messico, è
costretta a rimpatriare dopo un reportage sulla situazione del Paese
sotto la dittatura di Porfirio Diaz. Finisce a scrivere di moda e
giardinaggio sulle pagine femminili. Ma per poco.
Nel
1887 lascia il Pittsburgh Dispatch e va a New York. Si presenta a
Joseph Pulitzer, direttore del New York World. Che per metterla alla
prova le affida l’inchiesta sulle condizioni di un discusso
manicomio femminile, il Women's Lunatic Asylum nell'isola di
Blackwell. Lei si finge pazza, si fa arrestare: nel giro di poche ore
tre visite mediche confermano la malattia mentale e ne decretano
l’internamento a vita. Quello che scopre è allucinante. Le
condizioni di vita delle pazienti, molte delle quali sane di mente,
sono disumane, la clinica è un lager. Dopo 10 giorni Elizabeth esce
grazie all'intervento del giornale, e la sua inchiesta fa scalpore.
L’indagine e le ispezioni che seguono confermano quanto scritto, e
la situazione viene normalizzata. E’ il primo di una serie di
reportage “da infiltrata”: Nellie Bly si finge una ragazza madre
che vuol vendere il suo bambino e racconta le dinamiche del commercio
di neonati, poi lavora come operaia in uno scatolificio e denuncia lo
sfruttamento del lavoro femminile in nero, e così via.
Nel
1888 Pulitzer le lancia una sfida: emulare il Phileas Fogg di Verne
per un giro del mondo da sola in 80 giorni. Lei accetta, e ci riesce
in 72 giorni, compresa una tappa ad Amiens per un’intervista a
Verne. E’ un record assoluto. Nel 1895 lascia il giornalismo e si
sposa col miliardario Robert Seaman, che muore nel 1904. Lei riprende
a scrivere. Dal 1914 è corrispondente di guerra dal fronte. Tornata
a New York, muore il 27 gennaio 1922 per una polmonite. Il Wall
Street Journal la definisce "la madre di tutte le giornaliste”.
Ringrazio mia figlia Valentina per avermi segnalato la storia.
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