martedì 3 marzo 2020

364 - IL SIGNORE DEI LINGUAGGI PERDUTI


Sembra impossibile ma...
Riccardo Bertani diCaprara vicino a Reggio Emilia, e negli ultimi 70 anni si è dedicato – sempre da autodidatta – allo studio di lingue dimenticate e idiomi scomparsi. Bertani nasce in una famiglia di contadini della bassa padana. La guerra lo costringe ad abbandonare la scuola al termine delle elementari, ma lui frequenta la biblioteca dove si appassiona alla letteratura russa. Così decide di imparare la lingua di Tolstoj. Sarà la prima delle oltre cento che arriverà a parlare.

Ho iniziato a tradurre a 18 anni – dice – ero attratto dalla Russia e dall’Oriente. Da sempre, mi sveglio alle due del mattino e mi preparo all’arrivo del sole. In quelle ore il mio cervello non sta fermo, ho la mente limpida: sono le ore in cui studio”. Col tempo si appassiona ai linguaggi dimenticati. Oggi parla il mongolo e l’eschimese, l’etrusco e il siberiano, il basco e tutti gli idiomi slavi. Ma non ha mai imparato né l’inglese né il tedesco. Scrive decine di libri, che trattano di idiomi scomparsi, dai linguaggi degli sciamani all’antologia epica dei popoli siberiani fino al dizionario rutulo-italiano. 
 
Bertani non ha mai smesso di fare il contadino, e fra una semina e un raccolto collabora con atenei e prestigiose istituzioni culturali. Nelle sue lezioni racconta il suo amore impossibile per i linguaggi antichi e gli idiomi perduti e ammonisce: “Tutte le lingue antiche andranno a estinguersi per sempre, e non ha più senso insegnare il dialetto a scuola: per parlare il dialetto bisogna pensare in dialetto. E i bambini non lo fanno più”. Per questo lui da buon contadino coltiva i linguaggi perduti e ne conserva i semi preziosi.

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