Sembra
impossibile ma…
Leone
Jacovacci, straordinario boxeur, campione italiano ed europeo dei
medi nel 1928, è stato cancellato dall’albo d’oro e dalla storia
del pugilato. Motivo: la sua pelle nera.
Jacovacci
nasce nel 1902 a Sanza Pombo, nell’attuale Angola. Il padre è un
ingegnere romano, la madre di etnia Babuendi. A 3 anni si trasferisce
nel viterbese dove viene cresciuto dai nonni. A 16 anni scappa a
Taranto e si imbarca come mozzo su una nave inglese. A Londra
esordisce nel pugilato con lo pseudonimo di John Walker, vince
numerosi incontri e si trasferisce in Francia. Pugile di enorme
potenza fisica, ma agile e dotato di un’ottima tecnica, infila una
serie di 25 vittorie consecutive. Ma il suo sogno è tornare in
Italia.
Lo
fa nel 1922, quando affronta il campione italiano Bruno Frattini a
Milano. Domina il match, ma per i giudici vince ai punti
l’avversario.
Ripreso
il suo vero nome, Jacovacci si trasferisce a Roma e avvia l’iter,
che sarà lungo e tormentato, per farsi riconoscere la nazionalità.
Nel frattempo passa di vittoria in vittoria, e “er nero de Roma”
diventa un idolo per il popolo della capitale. Il 24 giugno 1928 il
match che deciderà la sua vita: di fronte a quarantamila persone
nello stadio Nazionale sfida Mario Bosisio, milanese, bianco, biondo,
il “toro fascista”; in palio ci sono i titoli italiano ed
europeo. Balbo, Bottai e D’Annunzio sono in prima fila. Jacovacci
domina, la sua vittoria è nitida. La gente canta ''Non ti
arrabbiare, caro Bosisio, se Jacovacci ti ha rotto il viso''. I
giudici danno verdetto pari. Poi ci ripensano e gli assegnano a
malincuore la vittoria. Chi se lo aspettava? Il “negro” di Roma
che batte il bianco lumbard davanti alle massime autorità in camicia
nera.
Non
glielo perdoneranno. E’ l’inizio della fine. Non esiste una sola
foto che testimonia il successo, e nei cinegiornali dell'epoca
vengono eliminate le sequenze finali del match: quel che resta del
filmato dell’Istituto Luce finisce di colpo, mancano gli ultimi
minuti. Verrà trasmesso sì nei cinegiornali, ma col commento di
Bosisio, lo sconfitto, che sostiene di essere lui il vero vincitore.
Jacovacci,
ostracizzato dalla federazione del pugilato, non trova più un ring
per combattere. Dopo qualche triste incontro di catch, si ritira e
lavora fino agli ultimi giorni a Milano come portiere di un
condominio. La sua storia sarà ricostruita da Mauro Valeri nel libro
“Nero di Roma: storia di Leone Jacovacci: l'invincibile mulatto
italico” e da Tony Saccucci nel docufilm “Il pugile del duce”.
Leone Jacovacci muore nel 1983. Quattro anni dopo Sumbu Kalambay
diventa campione del mondo. E’ il primo italiano con la pelle nera.
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