Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera. Mariya Oktyabrskaya nasce nel 1905 in Crimea,
ultima di 10 figli di una famiglia che nella russia zarista vive in
condizioni di estrema povertà, veri e propri servi della gleba. La
rivoluzione del 1917 è accolta come una liberazione, Mariya può
andare a scuola, poi trova lavoro prima in una fabbrica dove si
confeziona il latte, poi come operatrice telefonica. Nel 1925 sposa
Ilya Oktyabrsky, ufficiale dell'esercito sovietico, e in ambito
militare diventa infermiera e impara a usare le armi e guidare
veicoli. Nel 1941 i nazisti invadono la Russia; lei si rifugia a
Tomsk in Siberia, mentre Ilya va al fronte. Dopo pochi giorni muore
in battaglia vicino a Kiev, ma la moglie lo saprà soltanto molti
mesi dopo.
Sconvolta
dalla notizia, ha un solo obiettivo: vendicare la morte del marito.
Così vende tutto ciò che possiede e impiega il ricavato, 50.000
rubli, per costruire un carrarmato T-34. Poi riesce a farsi ricevere
da Stalin, gli mette a disposizione il mezzo corazzato e lo convince:
andrà al fronte e sarà lei a pilotarlo. Cinque mesi dopo, finito
l'addestramento, la donna si aggrega alla ventiseiesima Brigata
carristi come pilota meccanico, e nel settembre 1943 parte per
Smolensk. In mezzo ai corazzati ce n'è uno strano, che spicca per la
torretta decorata con su scritto il nome, voluto da Mariya: la
Fidanzata combattente. I commilitoni la guardano storto, per molti è
una sorta di trovata pubblicitaria. Ma tutti si ricredono il 21
ottobre. Per il T-34 è il battesimo del fuoco. La donna è un
ciclone, da mesi attendeva quel giorno: il corazzato attacca le
postazioni tedesche e distrugge diversi nidi di mitragliatrice,
finché viene colpito. Mariya esce fuori sotto il fuoco nemico,
riesce ad aggiustare il guasto e riporta a casa la Fidanzata
combattente. Gli uomini ora la guardano con occhi diversi, viene
anche promossa sergente. La scena si ripete dopo un mese in un'altra
durissima battaglia notturna a Novaje Siało, e anche qui la
Oktyabrskaya è una furia vendicatrice. Ormai al fronte tutti parlano
di lei. Il 17 gennaio 1944 Mariya e il suo equipaggio sono in prima
linea nell'offensiva Leningrado-Novgorod, e fanno il vuoto fra le
truppe tedesche; quando un colpo d'artiglieria rompe un cingolo del
carrarmato, la donna ancora una volta esce all'aperto coperta dal
fuoco dei compagni per ripararlo. I frammenti di una granata però la
colpiscono alla testa; la trasportano priva di sensi in un ospedale
militare sovietico a Fastiv. Il 15 marzo, dopo due mesi di coma,
muore.
A
fine guerra Mariya Oktyabrskaya sarà proclamata Eroina dell'Unione
Sovietica. E il suo T-34? Prima di perdere conoscenza aveva fatto in
tempo a riparare i cingoli, così era riuscito a tornare alla base. E
il 2 maggio 1945 fra i primi mezzi che sono entrati a Berlino
spiccava la Fidanzata combattente.
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