giovedì 16 aprile 2020

437 - LA "DUE CAVALLI" CHE DIVENTO' UNA MOTO




Sembra impossibile ma…
Un viaggiatore che attraversava il deserto del Sahara su una Citroen 2CV dopo un incidente è riuscito a salvarsi da morte certa trasformando i resti della sua auto in una motocicletta. Ringrazio Simonluca Cavallini per la segnalazione della storia.

Anno 1993, Emile Leray, elettricista francese di 44 anni esperto viaggiatore con una passione per l’Africa, che ha attraversato diverse volte, è a Tan-Tan, cittadina affacciata sul deserto del Sahara come le città costiere lo sono sul mare: qui si arriva superando chilometri di piste polverose, ma oltre, a sud e a est, c’è solo l’infinita distesa del Grande Erg. Emile è alla guida della sua inseparabile Citroën 2CV, un’auto leggendaria che per la sua resistenza è diventata sinonimo di avventura. E’ pronto ormai alla partenza quando le guardie gli dicono che le piste sono chiuse: c’è tensione con il vicino Sahara Occidentale, e lui non può lasciare la città. L’elettricista annuisce, saluta, imbocca una stradina laterale e si lancia verso il deserto in direzione sud. Con se ha acqua, provviste e viveri per 10 giorni. Dopo una giornata di guida nell’immensa solitudine, ormai lontanissimo da qualsiasi centro abitato, l’auto sbatte con violenza su una roccia e si ferma.

Emile scende e si mette le mani nei capelli: il semiasse è spezzato, una ruota rotta, la corsa della 2CV finisce lì. A piedi non si va da nessuna parte, sarebbe morte certa: serve un mezzo di trasporto. Restano 10 giorni per trovare una via d’uscita. L’elettricista ha qualche nozione di meccanica, e pochissimi attrezzi. Decide di utilizzare le parti sane della Citroen per costruire una moto. La carrozzeria diventa la sua tenda nel deserto. Lo sarà per i giorni successivi, nei quali Emile lavora senza sosta sotto il sole africano, in mutande per il calore terribile, ma cercando di non bruciarsi. Le provviste sono razionate al massimo. Quando il mezzo a due ruote è pronto, sono passati 12 giorni.

Il telaio portante è ritagliato da quello della 2CV, la ruota anteriore sterza con un rudimentale sistema; motore, batteria e cambio sono sotto il sellino costruito con un paraurti, e la ruota posteriore struscia su un tamburo e gira solo per attrito. La moto si muove ingranando la retromarcia. Non è una Harley Davidson, ma è l’unica speranza; quando si mette in moto verso ovest i viveri sono finiti, e rimane solo mezzo litro d’acqua. La marcia, senza sospensioni, è lenta e accidentata, Emile nelle 24 ore successive cade più volte e si rimette in sella. Poi incontra una pattuglia di polizia marocchina; i gendarmi non credono ai loro occhi, lui è salvo. Lo portano nella città più vicina, e lo multano per guida di veicolo difforme da quanto riportato sull’assicurazione. Lui paga felice, e torna in Francia. Oggi ha quasi 70 anni, e mostra orgoglioso ai curiosi che lo vanno a trovare quello che chiama affettuosamente "mon chameau du désert". 
 
 

 




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