Sembra
impossibile ma...
C'è
una sostanza che gli alchimisti hanno usato per secoli per scopi
magici e rituali, e che la gente comune ha sempre guardato con timore
e deferenza perché considerata misteriosa e malefica. Nel Medioevo
si pensava che fosse tessuta con lana filata dalla pelle della
salamandra; per altri era di origine vegetale, una canapa rara
(no, non quella a cui state pensando) dai poteri prodigiosi.
La
resistenza agli agenti corrosivi dei tessuti di lana di salamandra è
conosciuta da tempi antichissimi: Persiani e Romani ci tessevano
sudari per avvolgere i cadaveri “importanti” da cremare, allo
scopo di ottenere ceneri più pure e chiare, non contaminate. In
molti templi, sicuramente in quelli delle vergini vestali, con la
sostanza si ricavavano stoppini per le lampade perpetue, e la loro
inestinguibilità per il popolo era un prodigio. Fra storia e
leggenda, si racconta che di questa lana fosse fatta la tovaglia che
Carlomagno, al termine dei banchetti con ambasciatori stranieri,
lanciava nel fuoco del camino per impressionarli quando dopo un po'
la estraeva intatta. Gli arabi la utilizzavano fra le componenti per
le armature, e il Gran Khan ci avvolgeva i gioielli per proteggerli.
Sarà
Marco Polo nel Milione a sfatare la leggenda della lana di
salamandra, raccontando che nella provincia cinese di Chingitalas tessuti
di questo tipo venivano ottenuti filando un minerale. Nel Seicento il
medico naturalista Boezio la utilizza in una ricetta per “un
unguento miracoloso per il lattime e per le ulcerazioni delle gambe
col quale si unge il capo del fanciullo per farlo rapidamente
guarire”, e come medicinale sarà presente nei farmaci fino a 50
anni fa: in una polvere contro la sudorazione dei piedi e in una
pasta dentaria per le otturazioni. Bisognerà aspettare l'Ottocento
per l'uso della sostanza su scala industriale, negli Stati Uniti.
Oggi
ne sappiamo un po' di più: sappiamo che riguardo alle proprietà
infauste, quelli che consideravano malefica la lana della salamandra
non avevano torto ad evitarla; e forse lo facevano perché le persone
che la lavoravano morivano in giovane età. Già, perché noi che la
chiamiamo Amianto, sappiamo che se inalato o ingerito è
cancerogeno, la sua nocività per la salute è accertata e l'uso è
vietato in molti Paesi. Insomma l'intuito degli antichi aveva colto
nel segno, e a noi ci sono voluti centinaia di anni e migliaia di
vittime di asbestosi e tumori polmonari per rendercene conto.
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