giovedì 16 aprile 2020

440 - IL DETENUTO KARL




Sembra impossibile ma...
Karl Gorath è una delle migliaia di persone che hanno vissuto l'orrore dei campi di sterminio per il fatto di essere omosessuale. E' sopravvissuto, ma l'incredibile è ciò che gli è successo dopo.

Karl nasce a Bad Zwischenahn nel 1912. Da ragazzo non ha grossi problemi, il codice penale tedesco punisce l'omosessualità, ma gli anni della Repubblica di Weimar vedono una certa tolleranza, e quasi sempre si chiude un occhio. Le cose cambiano nel 1933 con l'ascesa del nazismo: tolleranza zero, locali “gay friendly” chiusi coi proprietari obbligati a fornire i nomi degli avventori, arresti a raffica: nel giro di 12 anni sono 100.000 le persone processate con l’accusa di essere gay. Reato punito col carcere in base all'articolo 175 del codice penale tedesco del 1871, con le pene inasprite dalla modifica del 1935. Karl viene arrestato e poi rilasciato una prima volta nel 1934; nel 1938 lavora come infermiere quando un fidanzato geloso lo denuncia. Processato a Brema dal giudice Rabien, viene internato nel campo di Neuengamme. Lo attende la divisa col triangolo di stoffa rosa che identifica gli omosessuali. Come infermiere, viene trasferito nell'ospedale di un sottocampo. Qui si rifiuta di diminuire la già scarsa razione di pane giornaliera ai pazienti polacchi, e viene trasferito ad Auschwitz, dove il suo triangolo cambia da rosa a rosso: prigioniero politico. Questo paradossalmente gli salverà la vita: gli omosessuali qui subiscono continue torture, nessuno si salverà. Arrivano le truppe sovietiche, e Karl viene spostato dai nazisti in fuga a Mauthausen, un altro inferno. L'arrivo degli Alleati lo troverà quasi morto di fame e dissenteria.

A guerra finita lui è uno dei tanti disperati che si aggirano fra le macerie del Reich. Nel 1947 viene arrestato. E finisce di fronte allo stesso magistrato che 9 anni prima lo aveva condannato. Si, il giudice Rabien è ancora lì. Lo riconosce, e ha il coraggio di chiedere a lui: “Sei ancora qui?”. L'articolo 175 del Codice penale è sempre in vigore. Lo condanna di nuovo: 5 anni di carcere. Quando esce, nel 1952, ha 12 anni di reclusione alle spalle. Nessuno gli dà lavoro per il suo passato di “criminale”. Allora chiede il sussidio come ex internato nei campi di concentramento: solo nel 1989 otterrà 500 marchi al mese. Karl Gorath muore nel 2003 a 91 anni. Le sue memorie sono narrate dal documentario “Paragraph 175”.






Nessun commento:

Posta un commento

760 - DIETRO IL PADRINO

    Un'offerta che non si può rifiutare. A trovarsela davanti è stato Francis Ford Coppola al momento di iniziare a girare I...