venerdì 17 aprile 2020

449 - L'ULTIMA NAVE DI SCHIAVI




Sembra impossibile ma...
Una tempesta ha di recente riportato alla luce il relitto dell'ultima nave che ha trasportato nel 1860 schiavi dall'Africa all'America.

I resti della goletta Clotilda sono riemersi dai fondali del fiume Mobile in Alabama. La nave fu affondata nel 1860, un anno prima che scoppiasse la Guerra Civile, per nascondere le prove dei suoi traffici illegali. Nel suo ultimo viaggio, da febbraio a luglio 1860, aveva trasportato 116 schiavi dall'attuale Benin all'Alabama, nonostante la legge lo vietasse già da più di mezzo secolo. Il relitto è tornato alla luce ed è stato identificato solo in questi giorni.

Dopo la guerra civile i sopravvissuti della Clotilda si riunirono a Mobile in una comunità chiamata Africatown. Qui gli ex schiavi conservarono per generazioni la loro lingua e le loro tradizioni. Una ricerca condotta dall'Università di Newcastle ha rivelato che una delle donne trasportate dalla Clotilda è stata l'ultima sopravvissuta delle navi schiaviste che hanno attraversato l'Atlantico. Si chiamava Redoshi, all'arrivo in Alabama aveva 12 anni e fu ribattezzata Sally Smith; i negrieri l'avevano rapita 6 mesi prima nel suo villaggio natale nel Benin. A Mobile nel 1860 fu acquistata dai proprietari di una piantagione e lì visse in schiavitù fino alla liberazione del 1865. Successivamente continuò a lavorare nella stessa proprietà. Anche suo marito era un reduce della Clotilda e la coppia aveva una figlia. Redoshi è morta nel 1937; due anni prima se ne era andato ormai novantenne Oluale Kossola, un altro ex schiavo che aveva attraversato l'atlantico insieme a lei; in una foto del 1914 compare con Abache (Clara Turner), un'altra ex schiava. A quel tempo si sa con certezza che erano ancora in vita otto sopravvissuti del gruppo imbarcato sulla goletta. Il cui relitto è stato poi cercato inutilmente per anni, tanto che ormai la Clotilda era entrata nella leggenda; ci voleva una tempesta per farla rivivere, con le sue dolorose storie, così lontane e così vicine. Perché in fondo 160 anni dopo non è che sia cambiato molto: solo la lunghezza dei tragitti.
 

 

 

 

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