Sembra
impossibile ma…
Se
dopo qualche decina di chilometri sulla statale 316 che da Maceiò
porta a Belem traversando il Sertão vi trovate di fronte a un’enorme
statua di san Francesco. al centro di una piscina rotonda su un colle
che domina la pianura arsa dal sole, beh, non è un miraggio. Siete
arrivati a Canindé de São Francisco. Il centro abitato è a pochi
chilometri, una cittadina con meno di 25.000 abitanti uguale a tante
altre sorte nel cuore arido del Brasile. Uguale alle altre per 355
giorni l’anno, perché se capitate qui dal 24 settembre al 4
ottobre vi troverete in mezzo a due milioni di persone che danno vita
a un’incredibile kermesse, una festa dove fede cattolica, folklore
e tradizioni si mescolano per celebrare il santo.
Canindè
è la seconda casa del patrono d’Italia, il sacrario francescano
più grande al mondo dopo quello di Assisi. L’imponente immagine
del santo, alta più di 30 metri, una delle più grandi statue sacre
al mondo, è stata eretta nel 2002. Ma la costruzione di una prima
cappella dedicata al santo risale al 1758, ad opera del portoghese
Francisco Xavier de Medeiros, membro dei Terziari francescani. La
devozione popolare arriva subito dopo, grazie a una serie di miracoli
attribuiti al santo già durante la costruzione della cappella. La
fama del luogo miracoloso si sparge in tutto il Brasile, e cominciano
i pellegrinaggi. Nel 1910, Frei Mathias da Ponteranica avvia la
costruzione del santuario, e si affida all'architetto italiano
Antonio Mazzini. Cinque anni dopo si inaugura un edificio imponente
con torri con finestre gotiche alte 32 metri e una cupola a 35 metri:
una vera e propria cattedrale nel deserto. Un locale annesso alla
chiesa, la “casa dei miracoli”, raccoglie gli ex voto di
ringraziamento, che nel frattempo sono diventati centinaia.
In
città decine di artigiani producono piedi, gambe, braccia e mani in
legno, oggetti votivi offerti al santo in cambio della guarigione.
Canindè, città-santuario, ha una sua piccola florida economia
basata sul turismo religioso. E San Francesco lassù, dall’alto dei
suoi più di 30 metri, sta a guardare.
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