giovedì 11 giugno 2020

578 - L'ORRIBILE "AFFARE JAMESON"




Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. Avete presenti quelli che si fanno un selfie sul luogo di un incidente, in mezzo a gente che agonizza? Niente di nuovo sotto il sole. James Sligo Jameson nasce nel 1856 ad Alloa in Scozia. Erede della Jameson Irish Whiskey, produttori di Whiskey ancora oggi fra i più importanti, nel 1886 si reca in Africa a capo di una missione esplorativa inviata dal re Leopoldo II del Belgio per ampliare gli insediamenti coloniali. La spedizione parte da Zanzibar il 25 febbraio; il giornalista Henry Morton Stanley che la raggiungerà in un secondo tempo parla del pessimo stato di salute della maggior parte dei portatori e degli uomini di servizio, trattati come schiavi e costretti a vivere in condizioni disumane.

Ma questo è niente in confronto a ciò che succederà a Ribakiba, l’attuale Lokandu nel Congo; lasciamolo raccontare all’interprete di Jameson, il siriano Assad Farran, nella testimonianza resa due anni dopo al processo in contumacia all’esploratore, evento che calamita l’attenzione dell’opinione pubblica inglese. “Jameson era curioso sulla pratica del cannibalismo, che riteneve cosa comune tra i nativi. Mi chiese di vedere con i propri occhi un rito in cui una persona veniva mangiata. Pagò sei fazzoletti per acquistare una bambina di 10 anni, che fu poi portata in un villaggio di cannibali. Mi fece riferire che quello era un regalo dell’uomo bianco, e che desiderava vederla mangiata“. Cosa che avverrà subito dopo. Vi risparmio i dettagli, minuziosi e raccapriccianti. Farran racconta poi che lo scozzese disegnò sei tavole per descrivere l’episodio.

Jameson, che è ancora in Africa, muore prima della sentenza. Nel 1890 il New York Times pubblica una sua lettera postuma che la moglie dice di aver ricevuto. E che a suo dire lo giustifica. Nella lettera l’esploratore conferma gli eventi, ma li descrive come se non fossero stati sotto il suo controllo. “Non volevo credere al cannibalismo, ma un mercante di schiavi mi chiese 6 fazzoletti per dimostrarmi il contrario. Pensavo che l'intera faccenda fosse un trucco che la tribù voleva giocarmi, e volevo vedere come andava a finire. Poi è successo tutto troppo in fretta, e non mi restò che assistere alla cerimonia. La cosa più straordinaria - conclude con la freddezza di un entomologo - è che la ragazza non ha mai emesso un suono, né ha lottato. Quando sono tornato a casa ho fatto alcuni schizzi della scena ancora fresca nella mia memoria”. Come detto, Jameson dopo una serie di disavventure e l’insuccesso della sua missione, morirà il 17 agosto 1888 a Bangala, l’attuale Makanza sul fiume Congo, per una malattia tropicale, ed è sepolto su un’isola di fronte al villaggio. Sarà solo un caso, ma da quelle parti 11 anni più tardi Joseph Conrad ambienterà il suo “Cuore di tenebra”.
 
 

 
 
 

 

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