venerdì 11 aprile 2025

761 - IL SEGRETO DI GIBILTERRA


 

  A Gibilterra, fra le storie che il vento soffia attraverso le gole della Rocca, ce n’è una che per decenni ha bisbigliato nel buio di un tunnel. Non è una storia da libri né da medaglie quella della *Stay Behind Cave*, la caverna dei fantasmi viventi, uno dei piani più folli e straordinari della Seconda Guerra Mondiale.

Il nome ufficiale è Operazione Tracer, ma per chi ha occhi per leggere tra le righe, era un patto con la morte, un’ultima candela accesa, nel caso in cui tutto il resto si fosse spento.

Anno 1941. L’Europa ansima sotto il tallone del Terzo Reich. I porti bruciano, i cieli urlano di sirene, e Gibilterra — minuscola, strategica, incrollabile — diventa l’ago della bilancia sul Mediterraneo. I tedeschi hanno un piano: si chiama *Felix*. E prevede che Gibilterra cada. Gli inglesi, dal canto loro, ne hanno uno assai più strano. Prevede che Gibilterra cada... ma non del tutto.

Il contrammiraglio Godfrey — un uomo di idee così bizzarre che Fleming ne farà il modello per il suo “M” — prevede di lasciare una manciata di uomini dentro la Rocca. Sigillati vivi. Con viveri, acqua, radio, e una sola missione: guardare, ascoltare, riferire.

Così sceglie sei volontari. Nessuno di loro, per contratto morale, potrà tirarsi indietro. Medici, tecnici, uomini con la mente salda. La caverna intanto viene scavata in segreto, rivestita di sughero per non lasciar filtrare nemmeno un sussurro. Due feritoie per scrutare il mare. Una bicicletta per generare energia. Un bagno, un serbatoio d’acqua.E la consapevolezza che, una volta dentro, la porta si richiuderà alle spalle dei sei. Senza chiave.

Il loro addestramento è affidato a un sopravvissuto dell’Antartide, George Murray Levick. Uomini che insegnano a vivere a chi deve imparare a morire. Si studiano le calorie, la disciplina, la decomposizione lenta della psiche umana nella prigione del silenzio. E nessuno si tira indietro.

Nel settembre del ’42, tutto è pronto. Ma la storia, come spesso accade, sterza. Gli alleati conquistano il Nord Africa, e poi la Sicilia. Gibilterra non serve più a nessuno, se non ai gabbiani e ai ricordi. Così il 24 agosto del 1943 arriva l’ordine: sigillare tutto, dimenticare tutto. Le pareti della *Stay Behind Cave* restano mute per oltre mezzo secolo.

Poi, nel 1997, alcuni speleologi del Gibraltar Caving Group sentono un alito d’aria che arriva da dietro un muro di mattoni. Lo sfondano, trovano una porta, e dietro una stanza dimenticata dal tempo, con resti di biciclette, un’antenna, e pareti silenziose come un voto.

Ci vorranno dieci anni per confermare che sì, è proprio lei: la grotta degli invisibili. L’antro degli uomini disposti a diventare memoria senza mai essere stati storia.

Nel 2008, uno di loro — il medico Bruce Cooper — torna a Gibilterra. Ottantasei anni e un volto che sembra scolpito nella roccia. Racconta tutto: i compagni, la preparazione, la claustrofobia studiata a tavolino. Gli occhi fissano il vuoto, pronti a vederlo riempirsi di tedeschi.

Morirà due anni dopo, nel 2010. Nessun monumento. Nessuna targa in bronzo. Solo la voce roca della Rocca, che ogni tanto, quando il vento è giusto, sembra sussurrare i nomi che nessuno ha mai conosciuto. E forse va bene così. Alcune storie, come certi amori, si custodiscono meglio nel buio.



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