venerdì 11 luglio 2025

788 - IL MEDICO MALEDETTO

 


Aveva mani piccole e precise, da orafo. Eppure non forgiava metalli preziosi, ma conservava fegati, cuori, bile e frammenti di cervello umano come fossero cammei.

Efisio Marini nasce a Cagliari nel 1835, e già da ragazzo, nei laboratori dell’università di Pisa, sussurra ai cadaveri: "Io vi salverò dal tempo". La sua formula — gelosamente custodita fino alla morte — non mummifica, non essicca. Pietrifica.

Ma il corpo, dopo il trattamento, resta morbido, con la pelle intatta e il colore simile a quello della vita. Una pietra che sembra carne, una carne che ha smesso di marcire. Marini ha creato l’illusione dell’immortalità organica. E ci riesce già nel 1861, quando mostra al pubblico un braccio umano pietrificato, iniettando un misterioso liquido nelle vene.

Tornato in Sardegna, cerca di insegnare la sua tecnica all’università. Ma la cattedra non arriva mai. La scienza ufficiale lo snobba, la gente comune ha paura di lui. A Bonaria, però, alcune famiglie gli affidano i corpi dei loro bambini morti. Vogliono che restino belli come quando vivevano. E lui li accontenta, come un artista del lutto. Ma la città borbotta: lo chiamano “su duttori malu”, il medico maledetto.

Allora parte per Napoli. Più tollerante, più caotica, più pronta ad accogliere un visionario. Lì trova lavoro come assistente all’Anatomia Patologica, e comincia a costruire la sua collezione: mani, piedi, intestini pietrificati, raccolti in ampolle o sistemati come suppellettili. Fa scalpore la notizia che è riuscito a pietrificare il piede di una mummia egizia: lo porta all’Esposizione Universale di Parigi del 1867, dove è ammirato anche da Napoleone III.

Un giorno dona a Garibaldi un medaglione contenente il suo stesso sangue pietrificato. Il Generale, colpito, lo definisce “più artista che scienziato”. E in effetti, per Marini la dissezione è arte. In casa sua, a Napoli, riceve visitatori offrendo vino e una vista sul suo tavolino decorato con un fegato pietrificato.

Ma nonostante le onorificenze — perfino la Legion d’Onore francese — muore povero e dimenticato nel 1900. Con lui spariscono per sempre le sue formule per pietrificare. Non le ha mai pubblicate, né ha lasciato appunti completi. Nessuno decifrerà mai con certezza come facesse.

Oggi, nel Museo Anatomico di Napoli, si possono ancora vedere le sue creazioni. E a Sassari è custodita la celebre "mano di donna", perfetta, fragile, marmorea: una reliquia laica.

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