sabato 9 agosto 2025

805 - LA STREGA NERA DI WALL STREET


 

Shylock? Pantalone? Arpagone? Dilettanti rispetto a Hetty Green, la donna più ricca d’America che trasformò la diffidenza in un’arte e l’avarizia in leggenda.

Nata nel 1834 a New Bedford, tra le nebbie dell’Atlantico e il profumo acre e salmastro delle baleniere, cresce in una comunità quacchera dove la sobrietà è legge e i conti tornano sempre. A sei anni legge il giornale economico del padre; a tredici tiene la contabilità di famiglia. Mentre le coetanee sognano crinoline e carrozze, lei rivende i vestiti nuovi per comprare titoli di Stato.

Quando il padre e due zie muoiono, eredita un patrimonio immenso. E fa ciò che nessuna donna aveva mai neanche pensato di osare: varca le porte severe di Wall Street, di nero vestita, passo risoluto e sguardo d’acciaio.

Gli uomini la osservano a bocca aperta, dandosi di gomito, e la battezzano subito “la strega nera di Wall Street”. Lei, con ironia tagliente, se ne fa un vanto. Compra per pochi dollari proprietà a Chicago ridotte in macerie dal grande incendio del 1871, presta milioni a New York in tempi di crisi, siede al tavolo con i magnati convocati da Roosevelt per salvare l’economia americana.

E vive come una mendicante: mangia torte da due centesimi, dorme in case fredde come magazzini, indossa un’unica sottoveste consunta cucita da ragazza. Si dice che cerchi ossi gratis per il cane e che si faccia curare alle cliniche dei poveri, che litighi con la servitù per un centesimo. La storia più crudele riguarda suo figlio Ned: quando si rompe una gamba, lei passa giorni a cercare un ospedale gratuito; quando alla fine si decide a pagare, è troppo tardi. L’infezione impone l’amputazione.

Fra pubblico e privato è lei stessa ad alimentare il mito dell'avara: è la sua cifra espressiva, la sua corazza in un mondo di uomini che non rispetta lei ma solo i suoi soldi. E che fatica ad accettare il confronto con una mente lucidissima, metodica, inflessibile che, in due occasioni presta somme decisive per evitare il collasso dell'intera città.

Non sono una donna dura – lascia scritto - ma non avendo una segretaria che testimonia per me tutto ciò che faccio di gentile, mi tacciano di essere chiusa, meschina e avara. Sono una quacchera e sto cercando di essere all'altezza dei principi della mia fede. Ecco perché mi vesto in modo semplice e vivo in tranquillità. Non mi piacerebbe vivere in nessun altro modo”.

Morirà nel 1916, a 81 anni, per un ictus fulminante dopo una lite con una cameriera sulle virtù del latte scremato . Il Guinness la registra come la persona più avara di sempre.

La figlia Sylvia appare insieme a lei in una foto sbiadita del 1909, il giorno del suo matrimonio con un rampollo della dinastia Astor. L'espressione della madre è arcigna e lievemente disgustata, la sua, per una volta nella vita ben vestita e agghindata a festa, rassegnata. Subito dopo la sua morte Sylvia fa costruire a sue spese un grande ospedale gratuito per i poveri. Nonostante tutto sotto cumuli di monete è germogliato un seme di tenerezza.

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