L’ultima tigre della Tasmania non morì libera nei boschi né fu uccisa da un colpo di fucile. Morì nella notte gelida del 7 settembre 1936 chiusa fuori dalla sua gabbia per la distrazione di un guardiano.
Era una femmina, ma per decenni chissà perché l'hanno chiamata “Benjamin”. Viveva nello zoo di Beaumaris, a Hobart, sulle colline ventose del Queen’s Domains in Tasmania.
Una gabbia senza riparo adeguato, un custode che si dimentica di farla rientrare al coperto, la temperatura che scende sotto zero. Al mattino è troppo tardi: il corpo è rigido, la tilacina, questo il suo vero nome, non esiste più. Si è estinta.
Quella creatura dalle strisce sul dorso non era né una tigre né un lupo, ma un marsupiale predatore, unico nel suo genere. La chiamavano “tigre della Tasmania” anche se non aveva mai aggredito un essere umano. Aveva abitato il continente australiano per millenni prima che l'arrivo del dingo la cancellasse. In Tasmania era sopravvissuta più a lungo.
E in Tasmania non fu il dingo a causarne la scomparsa ma un altro predatore: l'uomo. In pochi anni ne uccisero a centinaia, con premi statali per ogni carcassa. Le davano la colpa di greggi sbranati, come se fosse un lupo mannaro dei tropici. In realtà era timida, silenziosa, evitava l’uomo.
Ma l’uomo non le restituì il favore. Fra trappole e agguati a colpi di fucile tra 1888 e 1909 furono pagati oltre 2.184 premi. In natura, l’ultimo individuo fu abbattuto nel 1930, ucciso da Wilf Batty nel nord-ovest della Tasmania. Ne rimasero pochi esemplari in cattività. C’è un vecchio video sgranato del 1933 in cui si vede l'ultimo esemplare camminare avanti e indietro nella gabbia dello zoo di Hobart.
Il 10 luglio 1936, due mesi prima della sua morte, la specie era stata dichiarata protetta. Troppo tardi. Dopo mezzo secolo senza avvistamenti, nel 1986, è stata dichiarata ufficialmente estinta. Da allora ogni 7 settembre in Australia si celebra la Giornata delle specie minacciate.
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