venerdì 19 settembre 2025

827 - LA GRANDE MURAGLIA GIAPPONESE


 

Non tutte le muraglie nascono per dividere. Quella costruita in Giappone, lunga quasi 400 chilometri, serve a combattere la furia del mare.

E' l’11 marzo 2011 quando l’onda nera dello tsunami travolge la costa del Tōhoku e trascina via quasi ventimila vite. Un dramma di inaudita violenza che lascia un segno profondo nel Paese. E convince il governo giapponese a inseguire un sogno: il mare non deve mai più poter colpire con la stessa furia.

Nasce così un’opera senza precedenti: una catena di barriere alte in media 12,5 metri con punte di 14,5, distesa per 395 chilometri lungo le regioni più esposte. Una “Grande Muraglia contro lo tsunami”, costruita con fondazioni profonde, blocchi di cemento ciclopici e un costo immenso: oltre mille miliardi di yen, più o meno 12 miliardi di euro per una delle più grandi opere di difesa civile del pianeta.

Il progetto non si ferma al cemento. Laddove possibile, lungo i litorali, sono stati piantati milioni di alberi, un secondo scudo vivo e silenzioso, perché le foreste costiere rallentano la forza delle onde e restituiscono un legame con la natura che il muro, da solo, cancella.

Del resto la devastazione è stata totale: a Rikuzentakata, ad esempio, di quella che era una grande pineta è rimasto un simbolo struggente: l'unico pino sopravvissuto allo tsunami, lasciato in piedi a ricordare una foresta intera.

Ma non tutti applaudono questa muraglia bianca e grigia. Ci sono pescatori che non vedono più il mare, comunità che si sentono rinchiuse dietro pareti di cemento, turisti che parlano di coste sfigurate. Qualcuno non crede neanche all'efficacia dell'opera, teme anzi che rischi di creare l’illusione di una sicurezza assoluta, e che nessun muro potrà mai fermare del tutto la potenza dell’oceano.

Quello che è certo, per chi si trova davanti a questo altissimo muro, è che non è solo una difesa, ma una cicatrice. E come ogni cicatrice, non cancella la ferita: la ricorda, e obbliga a non dimenticare quanto fragile sia l'uomo davanti alla potenza della natura


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