giovedì 4 settembre 2025

817 - KISKA, ATTACCO ALL'ISOLA DEI FANTASMI


 

Ferragosto 1943, all'alba sull'isola di Kiska sbarcano in trentacinquemila. Trentasei ore dopo più di duecento sono morti, oltre trecento feriti, un cacciatorpediniere è affondato, un sommergibile disperso. Ma l'incredibile è che sull’isola non c’era nessuno.

Mai come quel giorno la guerra ha mostrato il suo volto più grottesco: un esercito che combatte con furia contro ombre, mine, rocce e compagni d’armi scambiati per nemici. Perché i giapponesi se n’erano andati da due settimane, evacuati nella notte e nella nebbia senza che gli americani se ne accorgessero.

Tutto comincia nel 1942, quando i soldati dell'impero nipponico occupano Attu e Kiska, due isolette sperdute nelle Aleutine. A Kiska c’è una piccola stazione meteo americana: uccidono due uomini, ne catturano dieci.

Per un anno i giapponesi resistono ai bombardamenti americani e al gelo, finché nel luglio 1943 l’ammiraglio Kimura decide che è inutile restare, e riesce a portare via i suoi 5.200 uomini sotto il naso degli Alleati. Ma Washington non lo sa, e prepara lo sbarco con mezzi colossali: 34.000 americani, 5.300 canadesi, centinaia di navi e aerei.

Il 15 agosto inizia l’Operazione Cottage. Le prime bombe piovono su baracche vuote e postazioni abbandonate, la flotta cannoneggia la costa a tappeto. Poi lo sbarco: nella nebbia, pattuglie di alleati si sparano addosso, convinte di affrontare i giapponesi. Cadono a decine sotto il fuoco amico, altri saltano in aria sulle mine lasciate dai nemici, altri ancora annegano o muoiono negli incidenti.

Trentasei ore dopo il bilancio è tragico: oltre cinquecento tra morti e feriti, più i settantuno marinai del cacciatorpediniere “Abner Read” affondato da una mina e l'equipaggio del sottomarino Reunion che scompare nel nulla: il relitto sarà ritrovato nel 2007, colpito da un siluro “in corsa circolare”.

Quando la nebbia finalmente si dirada, la scena che si presenta è assurda: nessun prigioniero, nessun cadavere giapponese. Solo un cane randagio, Explosion, mascotte prima della stazione meteo americana, poi adottato dai giapponesi, sopravvissuto a tutti: l'unico essere vivente è lui.

Sullo scoglio deserto, soldati con lo sguardo perso nel vuoto, rottami ovunque, odore di polvere da sparo, e un cane che scodinzola alla vista degli “invasori” fra le baracche vuote.


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