domenica 7 settembre 2025

819 - LE MACABRE NOTTI DELL'AUBERGE ROUGE


 

Sulle alture di Voltri, a Genova, nel medioevo una taverna, la Cà' delle anime, nascondeva trappole mortali e briganti pronti a colpire i viandanti. Lo stesso accadeva alla Locanda del Diavolo, sull'appennino pistoiese. E' la leggenda delle locande assassine,

Fantasmi che bussano alle finestre, marchingegni che schiacciano il malcapitato ospite nel suo letto, efferati fatti di sangue, stufati dal sapore sospetto. Leggende popolari appunto, mai suffragate da documenti o processi. Anche se qualcosa di vero c'è: la Locanda delle anime, ad esempio, esiste davvero, e l'edificio ristrutturato nel 2018, è attualmente abitato.

C'è chi giura che fino a qualche anno fa da quelle stanze diroccate uscissero grida strazianti e che alle finestre apparisse una giovane donna vestita di bianco, ma gli attuali proprietari negano: “Fenomeni paranormali? Neanche l'ombra”.

Del resto se il tema delle locande assassine compare in diverse culture, un motivo ci sarà. E giusto per non dimenticare che la realtà riesce spesso a essere più inquietante della fantasia, spostiamoci in Francia.

Non nel Medioevo, ma nell’Ottocento, nella campagna dell’Ardèche. Lì, vicino a Peyrebeille, sorgeva una locanda dall’aspetto rassicurante: un camino acceso, piatti caldi, un letto per la notte. Si chiamava Auberge Rouge, la “Locanda Rossa”. I gestori, Pierre e Marie Martin, con il complice Jean Rochette, divennero improvvisamente protagonisti della cronaca nera francese.

Nel 1831, un commerciante, Jean-Antoine Enjolras, fu trovato morto poco lontano dalla locanda, il cranio fracassato. Le indagini portarono dritto ai locandieri, che da tempo godevano di cattiva fama: troppi viaggiatori, dopo una sosta all’Auberge Rouge, sembravano svanire nel nulla.

Al processo, le accuse si moltiplicarono come in un crescendo d’orrore: decine di ospiti, più di 50, sarebbero stati drogati, derubati, uccisi a colpi di martello e i corpi fatti sparire nel forno della cucina con le ossa poi triturate e mischiate con la calce dei muri. Qualcuno parlò persino di carne umana mescolata ai pasti serviti agli ignari avventori.

Pur senza prove definitive, i tre furono condannati alla ghigliottina e giustiziati davanti alla locanda nel 1833, davanti a una folla di trentamila persone. L'Auberge rouge divenne da allora un simbolo del male nascosto dietro la normalità, anticipando quell’angoscia che un secolo dopo avrebbe trovato nuova forma cinematografica nel motel di Norman Bates in Psycho.

Oggi l’”edificio maledetto” esiste ancora: l’Auberge Rouge è stato trasformato in museo con ristorante, arredi d’epoca e un moderno albergo accanto. Un luogo in cui si mangiano piatti di carne, ottimi e inquietanti, e si dorme non senza avvertire un brivido lungo la schiena prima di chiudere gli occhi.


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