Sembra
impossibile ma...
C’è
un film che se lo vedi oggi è un altro film da quello che uscì
nelle sale nel 1991, e non potrà mai più essere lo stesso. “Fino
alla fine del mondo” di Wim Wenders è classificato come film di
fantascienza. Se lo vedi oggi e non lo hai visto un quarto di secolo
fa, ti domandi: “Ma dov’è la fantascienza?”. Semplice. Non c’è
più.
Tutto
quello che sembrava impossibile nel 1991 e per i 3 o 4 anni
successivi, oggi è reale e utilizzato da tutti. Il regista tedesco
farcisce la pellicola con una serie di ritrovati tecnologici che al
tempo sembravano visioni da un futuro lontano. Vado a braccio e
ricordo il navigatore satellitare, la moto con tre ruote, il
videotelefono, il computer interattivo col touchscreen, il
localizzatore di persone, l’auto con pilota automatico e i messaggi
vocali e altre invenzioni oggi di uso quotidiano.
Ora,
Wenders non è Giulio Verne, ma, oltre che grande regista, è un
figlio di buona donna (chissà se c’è il concetto, in tedesco):
sicuramente prima di girare, si è fatto un tour fra le aziende ad
alta tecnologia segnandosi i progetti in fase di realizzazione. E
mentre noi al cinema pensavamo a come sarebbe migliore il pianeta con
tutti quei gadget a facilitarci la vita, il mondo cambiava (in
meglio?)
grazie
a quelle invenzioni. Ricordando un vecchio cartoon di Hanna &
Barbera, da Antenati in breve siamo diventati Pronipoti. E non ce ne
siamo manco accorti. Lo vedi quanto è effimero il concetto di
impossibile?
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