Sembra
impossibile ma...
Navigando
sull’oceano, ti può capitare di veder apparire all’orizzonte
migliaia di paperelle di plastica, tante da tingere il mare di
giallo. Impossibile? Macché, è già successo a marinai e
viaggiatori di mezzo mondo, e può accadere anche a te.
Come
l’Olandese Volante, che secondo un’antica leggenda marinara è un
vascello fantasma che solca i mari per l’eternità senza una mèta
precisa, l’esercito di paperelle, di quelle che i bambini di tutto
il mondo usano per giocare nella vasca da bagno, da un quarto di
secolo attraversa gli oceani. Avvistarle non è, come per il Flyng
Dutchman, presagio di sventura, se non per i pesci e i cetacei che
ogni tanto le ingoiano per poi andarsi a spiaggiare su qualche lido
lontano. Ma da dove arrivano i giocattoli galleggianti? Le cose sono
andate così.
L’anno
è il 1992, il luogo è il Pacifico
del Nord. Scoppia la tempesta e la portacontainer Ever Laurel partita
da Hong Kong con destinazione Tacoma, non lontano da Seattle, lotta
per non affondare. Tre container si sganciano, e rovesciano in acqua
le merci trasportate: giocattoli. Ventottomila pezzi made in China,
tutti galleggianti. La maggior parte sono paperelle gialle. Nei mesi
successivi iniziano gli incontri ravvicinati durante la navigazione
con l’incredibile flotta giocattolo. E la storia diventa quasi una
leggenda. Di quelle destinate a navigare sul web, dove fra una bufala
e l’altra iniziano a piovere scatti e filmati delle “Moby Ducks”,
imperturbabili dietro ai loro occhialetti da sole che sia calma
piatta o tempesta.
Poi
arrivano gli scienziati, che ne tracciano i percorsi per studiare i
flussi delle correnti oceaniche. E la casa produttrice che mette una
“taglia”: 100 dollari per ogni paperella che verrà riportata
alla base. Così scendono in acqua anche i cacciatori di paperelle.
Mese dopo mese, naviganti le avvistano un po’ ovunque, dall’Alaska
al Messico all’Australia. A oggi hanno percorso sicuramente più di
30.000 chilometri, onda su onda.
Scrive
Fabrizio Brancoli, grande giornalista toscano: “Se solo potesse,
ogni paperella racconterebbe la sua odissea. Mangiate da squali
distratti, spiaggiate su isole e coste, pescate da barche che
cercavano altro. Incastrate tra gli scogli, invischiate nelle alghe,
macchiate dal catrame. Erranti, perdute, ritrovate. Sopravvissute.
Buffe, tenaci. Mai arrese. E sempre a galla, anche se non sanno dove
stanno andando. Potremmo imparare da loro”.
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