giovedì 31 ottobre 2019

98 - LA LEGGENDA DELLE PAPERELLE SULL'OCEANO




Sembra impossibile ma...
Navigando sull’oceano, ti può capitare di veder apparire all’orizzonte migliaia di paperelle di plastica, tante da tingere il mare di giallo. Impossibile? Macché, è già successo a marinai e viaggiatori di mezzo mondo, e può accadere anche a te.
Come l’Olandese Volante, che secondo un’antica leggenda marinara è un vascello fantasma che solca i mari per l’eternità senza una mèta precisa, l’esercito di paperelle, di quelle che i bambini di tutto il mondo usano per giocare nella vasca da bagno, da un quarto di secolo attraversa gli oceani. Avvistarle non è, come per il Flyng Dutchman, presagio di sventura, se non per i pesci e i cetacei che ogni tanto le ingoiano per poi andarsi a spiaggiare su qualche lido lontano. Ma da dove arrivano i giocattoli galleggianti? Le cose sono andate così.
L’anno è il 1992, il luogo è il Pacifico del Nord. Scoppia la tempesta e la portacontainer Ever Laurel partita da Hong Kong con destinazione Tacoma, non lontano da Seattle, lotta per non affondare. Tre container si sganciano, e rovesciano in acqua le merci trasportate: giocattoli. Ventottomila pezzi made in China, tutti galleggianti. La maggior parte sono paperelle gialle. Nei mesi successivi iniziano gli incontri ravvicinati durante la navigazione con l’incredibile flotta giocattolo. E la storia diventa quasi una leggenda. Di quelle destinate a navigare sul web, dove fra una bufala e l’altra iniziano a piovere scatti e filmati delle “Moby Ducks”, imperturbabili dietro ai loro occhialetti da sole che sia calma piatta o tempesta.
Poi arrivano gli scienziati, che ne tracciano i percorsi per studiare i flussi delle correnti oceaniche. E la casa produttrice che mette una “taglia”: 100 dollari per ogni paperella che verrà riportata alla base. Così scendono in acqua anche i cacciatori di paperelle. Mese dopo mese, naviganti le avvistano un po’ ovunque, dall’Alaska al Messico all’Australia. A oggi hanno percorso sicuramente più di 30.000 chilometri, onda su onda.
Scrive Fabrizio Brancoli, grande giornalista toscano: “Se solo potesse, ogni paperella racconterebbe la sua odissea. Mangiate da squali distratti, spiaggiate su isole e coste, pescate da barche che cercavano altro. Incastrate tra gli scogli, invischiate nelle alghe, macchiate dal catrame. Erranti, perdute, ritrovate. Sopravvissute. Buffe, tenaci. Mai arrese. E sempre a galla, anche se non sanno dove stanno andando. Potremmo imparare da loro”.

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