Sembra
impossibile ma...
C'è
un lago nella Rift Valley africana le cui acque contengono una
sostanza letale per gran parte degli esseri viventi. E gli animali
che muoiono sulle sponde restano pietrificati, come macabre statue.
Il
“lago della morte” è il Natron, nella Tanzania settentrionale, a
600 metri di altitudine alle pendici del vulcano Gelai. Le dimensioni
dello specchio d'acqua variano di parecchio a seconda delle stagioni,
ma la profondità non supera mai i tre metri. Il lago contiene grandi
quantità di carbonato idrato di sodio, conosciuto appunto come
natron, una sostanza utilizzata in passato per l’imbalsamazione per
le sue proprietà di assorbimento dell’acqua dai corpi. Il natron
deriva il suo nome dalla parola egizia ntry (divino); il simbolo del
sodio, Na, deriva dal nome latino natrium, che a suo volta deriva
dal nome egizio. La miscela presente in questo lago rende le acque
simili all’ammoniaca, con un pH alcalino compreso tra 9 e 10,5 e
una temperatura che può raggiungere i 60°C, e sono densamente
popolate da colonie di microrganismi (cianobatteri) che contengono il
pigmento rosso vivo che dà il colore all’intero lago, con
striature bianche dovute all'accumulo di sodio. Nelle stagioni calde
e asciutte la salinità aumenta e con essa il pH, rendendo le acque
ancora più tossiche. Il che non significa, come si legge spesso sul
web, che il lago uccida e pietrifichi gli animali, come la mitologica
Medusa.
Il
professor Thure Cerling, dell’università dello Utah, conferma che
i numerosi animali pietrificati che si trovano intorno al lago, sono
morti prima dell’ingresso in acqua, e le sostanze chimiche presenti
hanno solo in seguito imbalsamato le carcasse. Nessuno sa per certo
come e perché muoiono, se a causa delle esalazioni o, come sembra
più probabile, confusi dai riflessi della superficie del lago fino a
precipitare. Fatto sta che il panorama che si presenta ai visitatori
è davvero tetro: un lugubre museo di carcasse pietrificate. Con
un'inattesa eccezione: i fenicotteri rosa, unica specie immune ai
micidiali effetti, che vivono numerosi in questo ambiente ostile
grazie allo strato corneo su zampe e becco che li protegge dal
contatto con le acque del lago, che oltre ad essere imbevibili sono
estremamente caustiche.
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