lunedì 18 novembre 2019

166 - LA CITTA' DEL CIELO




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Quando Juan de Oñatey Salazar, nipote del conquistador Hernan Cortes (e pronipote dell’imperatore azteco Montezuma) vide apparire in lontananza la rupe imponente della Città del cielo, pensò che non sarebbe stata una passeggiata portare fra i nativi che la popolavano il verbo del Signore e l'autorità di Filippo II di Spagna. Correva l'anno 1598 e il re gli aveva ordinato d’insediarsi come governatore nei selvaggi territori a nord del Rio Grande, non lontano dall'odierna Albuquerque, in New Mexico. Zutacapan, capo dei 6.000 indiani Acoma che popolavano la rupe, li vide arrivare dall'alto, e al contrario di tutte le tribù dei dintorni, non si spaventò per le armature dei 130 soldati barbuti che luccicavano al sole, né per i 150 animali mai visti sui quali procedevano. La sua era pur sempre l'indomita Città del cielo, inespugnabile nido d'aquila collegato al mondo solo da una ripida scalinata scolpita nella roccia. E già da 4 secoli resisteva agli assalti dei nemici più temibili, i predoni nomadi Apache e Navajo.

Don Juan chiese di negoziare, ma in realtà voleva saggiare le capacità difensive della città. Inviò il nipote, Juan de Zaldivar, con 11 soldati. L'accoglienza fu diffidente ma amichevole, nel segno dell'ospitalità, ma dopo la cena accadde qualcosa: secondo alcune cronache, un soldato violentò una ragazza indiana. Gli animi si accesero, seguì un breve scontro. La mattina dopo i corpi dei 12 armigeri furono gettati giù dalla rupe. La risposta non si fece attendere. 70 cavalieri con armi da fuoco bloccarono ogni via di fuga all'imboccatura dello stretto sentiero. Gli indiani, con pietre, lance e frecce, resistettero 3 giorni, poi un potente cannone fu piazzato su uno sperone di roccia e fece piovere un inferno di fuoco sulla città. Fu un massacro: gli Acoma lasciarono sul campo oltre 800 morti, i superstiti che si aggiravano fra le case in fiamme furono deportati in catene, ogni maschio di età superiore ai 25 anni subì l’amputazione del piede destro prima di essere ridotto in schiavitù, maschi e le femmine tra i 12 e i 25 anni furono resi schiavi per 20 anni, tutti i bambini furono affidati ai missionari per essere cresciuti nella vera fede. 

Oñatey fu talmente duro e spietato che il nuovo re Filippo III, dopo un processo, gli tolse la carica di governatore e lo bandì a vita dalle colonie. La Città del cielo, ricostruita e ripopolata da nativi, fu affidata ai frati della missione di San Estéban del Rey, ma i continui abusi di potere da parte di religiosi e politici portarono nel 1680 a una grande rivolta, e 22 dei 33 frati furono bruciati vivi sul posto. Gli scontri continuarono fino al passaggio con gli Stati Uniti, poi gli abitanti della Città del cielo subirono la sorte di tutti gli altri nativi.

Oggi dopo epidemie e carestie gli abitanti di Acoma Pueblo sono meno di 500, c'è un centro culturale, un piccolo museo, e i turisti che lo visitano pagando un biglietto possono dormire nell'hotel annesso allo Sky City Casinò.

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