Sembra
impossibile ma…
Questa
è una storia vera. Parla di un calciatore più bravo di Maradona che
poteva essere Maradona e ha scelto di non esserlo. Il suo nome sugli
almanacchi non lo trovate, ma in tutta l’Argentina si continua a
raccontare la leggenda di El Trinche.
Tomas
Felipe Carlovich detto El Trinche nasce a Rosario, Argentina, nel
1949. Ultimo di 7 fratelli, figlio di un immigrato slavo, gioca a
calcio da sempre. E’ un po’ lento, ma talento e tecnica ne ha da
vendere, accarezza la palla. Centrocampista, a fine anni 60 inizia a
giocare nel Rosario Central. In 16 anni di carriera cambia 3 squadre,
vince 2 campionati ma non tocca mai la massima serie.
Eppure
le sue giocate diventano proverbiali. Si inventa il “doppio tunnel”
muovendo la palla avanti e poi indietro, e lo esegue a richiesta dei
tifosi, che impazziscono per lui. Se la difesa avversaria è troppo
chiusa, capita più volte che lui si fermi. Si siede sul pallone,
studia una soluzione e riprende a giocare. Una volta, palla al piede,
scarta un’intera squadra, 10 giocatori 10, e va in gol.
Ma
l’aneddoto clou è quello dell’aprile 1974. L’Argentina gioca
l’ultima amichevole premondiale con un team di giocatori nati a
Rosario. Dovrebbe essere una sgambata, per i biancazzurri diventa un
incubo. El Trinche non gli fa vedere palla: dribbling, tunnel e doppi
tunnel, lanci perfetti. A fine primo tempo la nazionale perde per
3-0. Il ct Cap chiede al collega di Rosario di sostituire
quell’iradiddio di Carlovich. Così la ripresa la vede dalla
panchina.
E
allora perché El Trinche non diventa Maradona? Di certo c’entra il
carattere orgoglioso, i molti “no” detti e i compromessi mai
accettati. Non cerca la gloria né i soldi: gioca per divertirsi e
rifiuta fior di ingaggi. Ascoltate le sue parole: “Sono state dette
molte cose su di me, tante sono state ingigantite. Dicono che non
sono arrivato, ma cosa significa arrivare? Ho fatto ciò che mi
piaceva: giocare a pallone, stare con le persone che amo, giocare a
carte con gli amici, pescare". Le cose che ha continuato a fare fino a pochi giorni fa. Sabato 8 maggio Tomas è morto in un ospedale della sua Rosario; era lì da un paio di giorni dopo che un gruppo di balordi lo aveva picchiato per rubargli la bicicletta, il suo mezzo di trasporto preferito. Aveva compiuto 74 anni da pochi giorni.
Nel 1993 quando Diego Armando Maradona, in chiusura di carriera arrivò al Newell’s Old Boys di Rosario,
rispose ai tifosi che lo accoglievano come il più grande del mondo: "Il
migliore non sono io, è un altro che ha già giocato a Rosario. Il suo nome è Tomas Carlovich".
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